La Commissione libertà civili del parlamento europeo ha dato il primo via libera alla modifica del regolamento di Dublino, il sistema comune in materia d’asilo. Il testo è stato approvato con 43 voti favorevoli e 16 voti contrari, dopo una lunga negoziazione parlamentare. La novità principale della misura è l’abolizione del principio del paese di primo ingresso (secondo cui è competente all’esame della domanda d’asilo lo stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell’Unione europea) e l’introduzione di un sistema automatico e permanente di ricollocamenti in tutti i paesi dell’Unione europea secondo un sistema di quote.
La posizione del parlamento dovrà ora ricevere l’approvazione del Consiglio europeo, cioè dei capi di stato e di governo dei paesi dell’Unione, che sono divisi su questo tema. Il richiedente quando arriva in Europa saprà che è irrilevante il punto di ingresso, non è detto che resterà nel primo paese d’arrivo e in questo modo non si creeranno quei fenomeni di fuga che hanno caratterizzato la storia dei flussi migratori degli ultimi vent’anni in Europa”. È stato un negoziato lungo e complesso, con 21 riunioni dei relatori ombra e svariate riunioni tecniche. E’ stato raggiunto un compromesso di alto livello, votato da una maggioranza che va dai socialisti e democratici, ai verdi e la sinistra unitaria, per arrivare ai popolari e ai liberali”. (da Internazionale)

Cambia il regolamento di Dublino e plaudono le associazioni e le ong che da sempre si occupano di immigrazione. Il punto centrale della  riforma approvata dalla Commissione Libe del Parlamento europeo, infatti, prevede che migranti e richiedenti asilo non saranno più obbligat* a fare domanda di protezione internazionale nel primo paese d’approdo; il meccanismo verrà sostituito da un sistema di ricollocamento, una vera e propria redistribuzione permanente e automatica.

“Per anni il sistema di Dublino ha causato inutili sofferenze a troppi richiedenti asilo e rifugiati. Il voto del 19 apre la strada a un sistema che darà dignità ai richiedenti asilo, privilegiando i loro legami familiari, nonché una distribuzione equa tra gli stati membri europei”: è il commento di Iverna McGowan, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee. “Così com’è il sistema di Dublino non funziona per i richiedenti asilo, che sono costretti ad avere esaminate le loro richieste nel loro primo paese d’ingresso, e non funziona per quei paesi europei per i quali questo comporta un onere ingiusto. Il voto odierno contribuirà a creare un sistema migliore, di vera solidarietà, che potrebbe funzionare per tutti”.

“La scelta fatta dal Parlamento Europeo è un primo passo importante nella riforma di un sistema che ha costretto troppi minori soli e famiglie a rimanere nei paesi di ingresso come l’Italia e la Grecia, impedendogli in molti casi di ricongiungersi con familiari, amici o comunità in altri paesi europei,” ha dichiarato Karen Mets, Senior Advocacy Adviser di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro.Le conseguenze dell’immobilismo sono agghiaccianti, e i minori bloccati nei campi nei paesi di ingresso hanno sviluppato gravi stati di ansia, soffrono di depressione e incubi notturni. Alcuni di loro sono arrivati addirittura a tentare il suicidio.  Nel 2017, sono arrivati via mare in Italia 14.070 minori non accompagnati, il 13% del totale dei migranti giunti alla frontiera sud del nostro Paese. Solo 56, tra i minori soli presenti sul territorio nazionale, sono stati ricollocati in altri paesi europei e 399 hanno avuto accesso formale alla procedura prima del 26 settembre scorso, quando è stata sospeso il sistema straordinario di ricollocamento europeo. La mancanza di un sistema di ridistribuzione condiviso tra i paesi europei ha determinato negli ultimi anni gravissimi rischi e conseguenze per la maggioranza dei minori soli che hanno come meta altri paesi europei, dove già vivono familiari o connazionali con cui sono in contatto. I minori rifugiati costituiscono un terzo dei richiedenti asilo ed è indispensabile che si faccia di più per proteggerli. Abbiamo urgentemente bisogno di un sistema più giusto che redistribuisca in modo migliore i richiedenti asilo entrati in Europa, e dia una reale possibilità di integrazione e futuro a persone che sono fuggite da guerre, conflitti e violenze. Il Consiglio Europeo si deve unire ed accogliere seriamente questo voto del Parlamento facendo sì che il peso dei paesi in prima linea venga condiviso”

Per la Comunita’ di Sant’Egidio “il voto a larga maggioranza dimostra che il fenomeno dell’immigrazione puo’ essere affrontato dall’Europa in modo piu’ unitario e, soprattutto, meno condizionato da strumentalizzazioni e paure che hanno il solo effetto di allontanare le soluzioni invece di favorirle. È necessario che si esca al piu’ presto dall’obbligo del Paese di primo ingresso per la competenza della domanda di asilo per giungere ad un ricollocamento piu’ equo dei migranti in tutti gli Stati dell’Unione e rispettare, in questo modo, il necessario ‘principio di solidarieta’. Un altro elemento positivo  è la facilitazione prevista dei ricongiungimenti familiari, elemento che contribuisce in modo strategico all’integrazione. Sant’Egidio, che sta continuando, insieme alla Chiese protestanti italiane e alla Cei, in diversi progetti, il programma dei Corridoi Umanitari, auspica che vengano prese sempre piu’ in considerazione la possibilita’ di aprire nuove vie di ingresso legale in Europa”.

Anche il Centro Astalli esprime apprezzamento. Per il presidentre  Camillo Ripamonti “arriva dall’Europa un segnale di speranza. Prendere in considerazione il progetto migratorio di un rifugiato, valutare la sua storia personale e le sue prospettive di integrazione, nel decidere quale paese sarà competente ad esaminare la sua domanda di protezione internazionale, oltre ad essere un ragionevole atto di umanità e buon senso, è soprattutto il segno di una visione giuridica che guarda al futuro con lungimiranza e responsabilità. Ora il Consiglio europeo continui su questa linea che rafforzerebbe l’Unione tra i singoli Stati e ci restituirebbe finalmente quell’idea di Europa unita che meritano le generazioni future”.