Vrouwen Tegen Uitzetting (VTU) è una rete di cooperazione fra donne profughe e donne nederlandesi che opera, dal 1996, nei Paesi Bassi per migliorare i vissuti delle profughe, ampliare la solidarietà e prendere parola politica. La rete mette al centro i problemi delle donne nella procedura d’asilo e le loro necessità. Quelle donne sono esposte a forme molto specifiche di persecuzione e violenze: violenza sessuale e violenza domestica, matrimoni forzati, mutilazioni genitali, persecuzione per violazione alle norme sociali, omicidi d’onore, prostituzione forzata, aborto forzato e anche sterilizzazione senza consenso; la tratta.

La quindicina di attiviste del VTU affiancano uno o più donne ciascuna nelle pratiche amministrative e nelle procedure legali spesso molto complicate perché in tanti paesi, come l’Eritrea o l’Etiopia, non esistono uffici anagrafici e il servizio di immigrazione applica delle regole molto severe per chi debba dimostrare la sua provenienza.

Se una donna eritrea non può dimostrare la sua origine non può essere rimpatriata nel suo Paese che non è neppure “un paese sicuro”. Molte Eritree si trovano in questa situazione, vivono nei Paesi Bassi come in un limbo, senza avere diritti e senza poter essere espulse.

La VTU cerca di assicurare anche le cure mediche alle donne prive di documenti. Se necessario e richiesto, le aiutano nell’apprendimento dell’olandese e/o dell’inglese. Un gruppo di profughe segue anche un corso di nuoto.

Ogni tanto la rete propone momenti ludici e d’approfondimento insieme per rendere le profughe più autosufficienti possibili e ne sostiene i diritti umani, che spesso non conoscono. 

Tre settimane fa, in un centro cittadino di accoglienza 24 ore per “persone senza documenti”, a una delle settanta persone ricoverate, Rahina, già fortunata a trovarsi in quel centro, succedeva questa vicenda allarmante. Rahima divideva la stanza con altre tre donne ma per due settimane non le sono state date cure mediche; aveva la tosse e respiro molto affannoso finché una mattina le hanno detto: ”Prendi la Metro e vai al pronto soccorso, nel centro di Amsterdam, che apre alle h. 10.” 

Per fortuna, Rahima ha chiamato la donna del VTU che la seguiva e che l’ha fatta ricoverare in ospedale dove la sera stessa è entrata in terapia intensiva, per Covid-19. Ora è fuori pericolo e sta abbastanza bene.

VTU ha reagito con rabbia e determinazione contro questo modo di agire; ha chiesto alla Sindaca di Amsterdam, Femke Halsema, risposte sui centri 24 ore che non sempre ricoverano per tutte quelle ore.

Circa 200 persone hanno un ricovero notturno ma ogni mattina, ma dalle 9,30 in poi e per tutta la giornata rimangono sulla strada, senza protezione, senza soldi, senza servizi igienici, perché l’Ufficio sanitario ha deciso che, con il Covid-19, corrano meno rischio all’aperto che chiuse in un piccolo spazio.”

Sono persone che vagano per la città e possono essere in pericolo di contagio e, a loro volta, contagiare. La loro penosa situazione non è presa sul serio.

Mentre i/le nederlandesi devono rimanere dentro casa il più possibile, la maggior parte delle persone senza documenti non ha nessun tipo di aiuto e i provvedimenti presi sono minimali e non abbastanza scrupolosi. 

Il VTU chiede alla Sindaca attenzione per le persone senza documenti e, anche per loro, ricoveri sicuri durante tutte le 24 ore.

Info: vtu@xs4all.nl; www.vrouwentegenuitzetting.com