“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà” Peppino Impastato

Ricordiamo la strage di Capaci e di Via D’Amelio, le vittime e tutte le numerose donne che hanno avuto il coraggio di opporsi alla barbarie. La bellezza come strumento salvifico, come gioia di vivere e non sottomissione ai soprusi. La mafia ed il malaffare continuano dove girano i soldi e il potere. La pandemia che ha devastato il pianeta non è un parco giochi per piccoli panda, che giocano insieme ai nostri meravigliosi bambini. È un’arma letale che toglie la vita, il futuro e, che però, nella sua drammaticità, ha fatto esplodere ancora di più le contraddizioni sociali del capitalismo patriarcale. In maniera esponenziale, in tempo di coronavirus è affiorata palpabile, la ricaduta sulle donne di tutto il peso del lavoro a casa, del lavoro di cura, della crescita dei figli, da tempo immemorabile, ma ancora di più con un’epidemia in atto. Il 79% delle persone che hanno ripreso il lavoro nella fase 2 della crisi pandemica sono maschi. Significa che le donne sono state costrette a lasciare il loro lavoro, costrette a farsi licenziare per essere sempre e ancora welfare per tutti. Una bella mascherina “lo stato sociale” che le donne indossano, catapultate di anni ed anni indietro sul cammino della loro liberazione. La Presidente del Senato ed il Papa lo hanno sottolineato, alcuni partiti della sinistra appena accennato. Già perché, seppure giustissimo combattere per il gender equality, cioè eguaglianza di genere nei diritti non semplice egualitarismo, è prima importante ribadire che le donne si devono sganciare dai ruoli affibbiati dal sistema, che non le vede persone autonome e non le vuole libere.

Con l’elezione del 2 giugno 1946 le donne finalmente potevano essere elette ed eleggibili. Ben 21 donne hanno scritto la Costituzione. Non si studia a scuola la Storia fatta dalle donne insieme agli uomini o in autonomia. Ad oggi anche nell’art. 29 del dettato costituzione si riafferma il ruolo principe della donna nella famiglia, come madre e curatrice di tutti gli affetti. Nell’art. 1 poi, si riafferma che siamo un paese fondato sul lavoro. Lavoro che come diritto non hanno tutti, in primis le donne, penalizzate; permessi per i figli o per genitori malati vengono presi nella maggioranza da loro, mancando quella giusta condivisione genitoriale e di vita.

Anche lo smart working, il cosiddetto lavoro a casa ha rappresentato per la maggior parte delle donne un ulteriore accumulo di lavoro, dovendolo svolgere nel “focolare domestico” dove si sa dobbiamo essere tutte wonder women, con fine lavoro/fine pena mai!!

Ecco allora che Il coronavirus ha messo in luce le problematiche sui cui ripartire per ripensare le città, l’ambiente. Riprogettare cioè gli spazi e i luoghi della socialità, della convivenza civile. In questo ambito moltissimi si sono lamentati perché si sentivano limitati nei loro movimenti, impossibilitati ad incontrarsi con gli altri. E chi non si sentiva così? Così si è sviluppato ancora di più un individualismo sfrenato che abbiamo verificato con le riaperture delle attività, in parte. Nessuno, se non diverse donne, ha gridato l’ingiustizia e la non libertà di poter riprendere il proprio lavoro da parte delle donne. Però, la libertà di contagiare gli altri si quella si è manifestata, non una libertà però, né tanto meno costituzionale. Il primo diritto è quello alla salute pubblica, il diritto al lavoro, allo studio, a libere scelte. Le libertà sono anche altre, libertà di pensiero, libertà dallo sfruttamento e dalla schiavitù, libertà dalle dittature, libertà dalle violenze di genere e sui minori, libertà di essere madri o di interrompere la gravidanza, libertà di non essere violentate ed uccise, libertà di adottare e prendere in affido. Anche partorire o abortire è diventato più difficile con il virus. Ospedali intasati e case di cura private prese d’assalto da chi può permetterselo. Più difficile in questi mesi, denunciare botte o violenze psicologiche a donne, giovani o anziane. Già i nostri anziani e le nostre anziane nelle case di cura sono morti a migliaia, spesso per mala cura o mala sanità e spesso perché infettati da chi, inconsapevolmente e con amore, li andava a trovare.

Sì perché il diritto alle relazioni fra persone di ogni età è fondamentale e, per diverso tempo sono state svolte, per chi ne aveva la possibilità, tramite i social che non tutti hanno o sanno usare. La pandemia non ha livellato nessuna condizione, non ha reso tutti uguali, non ha eliminato ingiustizie, anzi le ha accentuate. Siamo diventati tutti spartani, ai tempi di Atene e Sparta, quando la “vecchiaia” ad Atene era per esempio, tenuta in grande considerazione, mentre a Sparta con il culto della mente sana in corpore sano e giovane, i “vecchi” erano quasi derisi, banditi. Occorre ripensare davvero a diversi rapporti tra generazioni e di genere fra tutti i sessi. Occorre davvero salvaguardare il pianeta, la natura in cui viviamo per difendere noi stessi e il mondo. Mentre si moriva e si muore di virus si continua a bombardare, bambini continuano a morire di fame, di malattie e di mancanza di acqua. Se non hai la splendida e trasparente acqua non puoi bere e nemmeno lavarti spesso le mani per allontanare epidemie, in molte parti della terra!!. Occorre ripensare un’economia diversa con equa distribuzione delle risorse, non accumulazione di ricchezza in mano a pochi e lobby, una economia non capitalistica globalizzata, anche quella del dono, della solidarietà. In questo ambito, Il sapere di molte donne è ricco e come etica valoriale femminista è unico. Il femminismo ha ribaltato una concezione del fare politica, ha una visione e non un punto di vista sui possibili cambiamenti delle nostre società. Ribadisce la pace e l’autodeterminazione dei popoli e ritiene centrale una diversa cultura, educazione, formazione dei giovani, civismo, per persone di ogni età. I filosofi, come Habermas hanno ripercorso il pensiero moderno intorno alla dialettica tra interesse e conoscenza. La conoscenza ed i saperi femminili hanno il diritto di “abitare” ogni progetto, per il presente ed il futuro dell’umanità. Il riconoscere l’altra, l’altro, il rispettarne la dignità e la vita vuole dire assumersi la responsabilità umana e civica di essere comunità, contro ogni sovranismo e nazionalismo. Siamo in emergenza e bisogna sconfiggere il virus ma anche il grande bubbone virale del capitalismo e della sete di potere e di profitto. L’economia è a pezzi, la gente è a pezzi ma per ricostruire tutti i pezzi non si può contrapporre salute e profitto o unirli insieme. Si deve produrre in sicurezza assoluta e pensare di programmare servizi che tolgano alle donne le mille incombenze che hanno.