Questa volta
Berlusconi diventa il modello attraverso il quale affermare o negare valori
che coinvolgono tutti, quali la prostituzione, la liceità di misurare il
proprio potere attraverso il possesso di corpi e di prestazioni, il
“compito” delle donne dentro a quel problema e dentro alla società tutta.Era già abbastanza complicato parlare della “prostituzione in sé” – ovvero di quella definita con vistosa iperbole “liberamente scelta” –, era già abbastanza impervio districarsi tra i pareri libertari e quelli
abolizionisti, comprendere l’ottica neoliberista/postfordista e quella
moralizzatrice, cercare di comunicare decentemente con gli uomini clienti e con gli uomini critici verso le manifestazioni della mascolinità, con le femministe negazioniste e con quelle possibiliste, con i cattolici e con le cattoliche, con i sexworkers di ogni identità sessuata….

Era già abbastanza sfiancante cercare di opporsi alle logiche degli attuali policymakers, che con decreti e ordinanze a livello centrale e decentrato vogliono eliminare dalle strade lo sconveniente spettacolo offerto dalle persone prostitute/prostituite, senza prendere in esame il problema mondiale del traffico degli esseri umani a scopo di sfruttamento…

Era già abbastanza impegnativo ed inane lo sforzo di centrare il dibattito sulla oggettificazione/decerebralizzazione/mercificazione del corpo delle donne nel discorso mediatico pubblico, e ridefinire l’acquisto di servizi di sottomissione sessuale come pratica di potere di un genere sull’altro, come riprova estrema di un sistema valoriale costruito sull’immaginario erotico maschile e basato sulla negazione del valore della relazione paritaria e libera tra uomini e donne…

Ci mancavano le imprese del primo ministro, con tutto il dibattito che si
portano dietro, a rendere il quadro ancora più complicato, e la percezione
sociale della prostituzione in sé ancora più confusa, con esiti che si
rivelano estremamente pericolosi.

A differenza di quanto è accaduto per altri scandali che hanno coinvolto
Berlusconi, in questa occasione il dibattito tra i diversi schieramenti non
è centrato tanto su lui, per difenderlo o accusarlo utilizzando motivazioni
che riguardano unicamente il suo comportamento, e sostenendo o negando la
veridicità delle accuse formulate nei suoi confronti.

Questa volta
Berlusconi diventa il modello attraverso il quale affermare o negare valori
che coinvolgono tutti, quali la prostituzione, la liceità di misurare il
proprio potere attraverso il possesso di corpi e di prestazioni, il
“compito” delle donne dentro a quel problema e dentro alla società tutta.

Riprova estrema, se ce ne fosse bisogno, del ruolo di compensazione delle frustrazioni e di modello di successo assunto da Berlusconi, del quale molti
(troppi) ammirano l’arroganza, il disprezzo delle regole, la ricchezza
comunque accumulata e la tracotanza nello sperpero.

In questo coacervo di involuzioni culturali alle donne è toccata l’unica
rappresentazione possibile: quella più rozza. Anche in questo caso, pescando
nel torbido nascosto dentro alle coscienze e “sdoganandolo”.
_ Dando orrenda
decenza ad un desiderio sessuale maschile che Adriana Cavarero definì,
anni fa, come smania dell’ uomo di “possedere una donna oscena e scatenata,
un essere dalla sessualità perduta completamente opposto alla sessualità
delle donne che lo accudiscono”, e come illusione di essere “così
affascinante e così capace di far godere, da far sì che lei non possa non
essere soddisfatta”.

Quanti anni sono passati da quando gridavamo nelle piazze “Non più puttane non più madonne finalmente solo donne”? Quanto drammaticamente siamo tornate indietro?

Oggi arriva a compiutezza la restaurazione dei valori più vetusti riciclati
in forma “emancipatoria” nella didattica televisiva inventata da Berlusconi ma copiata da molti (troppi): era già tutta lì, nei reggiseni aperti come per boutade da ragazze sorridenti in {Drive In}, era la donna della
pornografia decontestualizzata dal clima inquietante del vizio solitario,
cupo e vergognoso e riciclata in chiave moderna e spregiudicata.

Poi, l’uomo
delle tette allegre scese in politica, proprio quando sembrava che un’era
davvero moderna potesse avere inizio, e tra barzellette sessiste, battute
esaltanti ogni stereotipo ed ostentato disprezzo per regole, istituzioni e
storia convinse molti (troppi) che tutto è lecito se ce se lo può
permettere, e che ogni desiderio è legittimo.

Potevano le donne rimanerne fuori? Alle donne è stato riservato un ruolo
fortemente accessorio, e l’avvenenza è stata enfatizzata come unico loro
valore – anche attraverso la ridicolizzazione di quelle che non rispondono
ai canoni estetici accettati.

Alle belle è stato proposto quale progetto di
promozione l’essere messe tra gli oggetti di lusso degli uomini potenti,
come la barca, la fuoriserie o il suv. Offerte per compiacere, comprare o
premiare, come i fringe benefits. Provate e raccomandate, se del caso, agli
altri del clan in fraterna goliardia.

Ricompensate con molto denaro, e, solo
alcune, con carriere politiche. De-personificate, tutte le altre, al punto
di diventare lo sfarzo più invidiabile del più ricco e potente, che le
interscambia tra loro come fossero cravatte.

Colpevoli e corruttrici, ora che tutti i mass-media le inseguono per
ascoltare i loro discordanti racconti sui rapporti col premier, e molti
(troppi) giustificano lui e condannano loro.
_ D’altronde nella storia è
sempre successo così: la prostituzione è stata organizzata per il piacere
degli uomini e a salvaguardia dell’onore della famiglia, per indirizzare
l’incontenibile pulsione maschile allo stupro su donne che non appartenevano
a nessuno, perché non erano figlie sorelle mogli, e dunque erano di tutti.

E tutte le epoche hanno espresso leggi rigide per salvaguardare l’onore
della famiglia, la certezza della figliolanza e il diritto sovrano
dell’uomo, munito a tale scopo di impunità, bordelli, morale sessuale
elastica e approvazione sociale incondizionata.
_ E stigma sociale, punizioni,
anatemi e disprezzo contro le prostitute, che di quel sistema di controllo e
mantenimento dell’ordine morale erano (sono?) uno dei pilastri.

Cerchiamo di
rimettere la storia vera al centro di questa orribile questione, cerchiamo
di rimettere il focus sugli uomini che comprano le donne o che reputano
normale comprarle, cerchiamo di elaborare altri racconti ed altre
rappresentazioni del corpo delle donne, che oggi è più che mai “luogo
pubblico”, parafrasando il titolo di un bel libro di Barbara Duden.

{Oria Gargano è Presidente di [Be free->http://www.befreecooperativa.org/] Cooperativa
sociale contro tratta violenze discriminazioni
}