L’eco della vicenda relativa al regalo offerto dalle maestre (dall’amministrazione scolastica?) di una scuola primaria pubblica di Roma a bambini/e bambine in occasione della loro prima Comunione non accenna a spegnersi.

Il merito è della coraggiosa denuncia* di una madre ( è sempre un gesto coraggioso andare controcorrente nelle comunità scolastiche dell’età evolutiva…).

Le proteste si moltiplicano a distanza di giorni insinuandosi tra i commenti diffusi sui media nazionali, commenti all’insegna della “normalità”, che si potrebbero riassumere in un “in fondo che male c’è, se le maestre hanno voluto accompagnare con un dono e l’esonero dai compiti a casa “l’evento più significativo” nella vita dei loro alunni?” Commenti quasi certamente condivisi da molti lettori….

Ma il punto che più ci preoccupa quando da un’opinione pubblica superficialmente conformista varchiamo la soglia dell’istituzione scolastica è {{la confusione tra la dimensione religiosa/agnostica dei singoli alunni ( o meglio dei genitori) e gli altri aspetti che li accomunano, pur nel rispetto delle diverse identità, nella quotidianità della vita scolastica}}. Si tratta di una confusione inammissibile da parte di docenti –a quanto ci risulta- attenti a dedicare la dovuta attenzione alla tutela dei pari diritti di tutti gli alunni, spiegabile solo col permanere acritico di tradizioni non più compatibili con la nuova realtà della scuola multiculturale, peraltro da quelle stesse insegnanti accettata e compresa.

La nostra associazione CRIDES-Scuola e Costituzione impegnata da anni a combattere ogni forma di discriminazione nella scuola pubblica non può che unirsi al coro democratico delle proteste.

Il Concordato stesso ha escluso i riti religiosi dalle aule scolastiche: un conto è l’insegnamento della religione cattolica (presentato, sia pure impropriamente, come “CULTURALE”), altro sono le pratiche di culto, del tutto estranee alle finalità della scuola.

Non arriviamo a credere che le maestre in questione abbiano voluto intenzionalmente “premiare” i /le comunicande, ma sta di fatto che anche un semplice “regalo” della propria maestra quale condivisione di una libera scelta di alcuni in materia di fede religiosa può apparire un “premio” agli occhi di chi si sente estraneo a quell’evento per un’altrettanto libera scelta dei propri familiari.

Quali altre occasioni possono avere gli alunni che non fanno la prima Comunione per attirare un’ analoga considerazione da parte delle loro insegnanti? Riti di altre religioni, sconosciuti alle maestre e pudicamente taciuti ? E i bambini i cui genitori non professano alcuna fede religiosa?

Care maestre, {{la prima comunione non è una festa di compleanno}}, la sola che riguardando alla pari tutti gli alunni potrebbe offrire l’occasione di un regalino uguale per tutti, compatibile con la funzione della scuola pubblica.!

Infine, sarebbe desiderio del CRIDES ottenere informazioni precise su ciò che non risulta con chiarezza, ossìa se l’iniziativa è stata delle singole insegnanti di una sola classe, o dell’amministrazione scolastica, e se il concetto di “premio per aver ricevuto Gesù nel cuore”sia stato effettivamente espresso nei termini riportati dalla stampa dalla stessa amministrazione scolastica, poiché se ciò corrispondesse a verità si tratterebbe di un atto di inaccettabile sottomissione di una scuola pubblica a una sola religione e di sottovalutazione delle dinamiche discriminatorie contestualmente provocate.

*n.d.r. v. [ilmessagero,it->http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=99707]

{{
C.RI.DE.S }} (Centro romano per la difesa dei diritti nella scuola) Via Buonarroti 12 -00185 Roma – Tel/fax 06.3723742
_ (aderente Comitato Nazionale Scuola e Costituzione)
_ www. scuolaecostituzione.it ; scuolaecostituzione@virgilio.it

{immagine}: [palloncino prima comunione->http://www.lalunadicarta.it/lldczc138/images/pallcomunione.jpg]