antartideIl viaggio – che durerà 20 giorni – ha un duplice obiettivo: scrive ROSITA RIJTANO  http://www.repubblica.it/argomenti/antartide “Promuovere le donne nella scienza e puntare i riflettori sull’impatto che il cambiamento climatico ha sul globo”.

A bordo si sono già auto organizzate per lo yoga di gruppo, hanno osservato pinguini, elefanti marini, e lavorato insieme. È appena l’inizio di un viaggio al termine della Terra, da tenere d’occhio. Partito lo scorso due dicembre da Ushuaia, Terra del fuoco, in Argentina. Rotta: l’estremo meridione del pianeta. Con un equipaggio d’eccezione: 76 donne di scienza. Tra astronome, matematiche, dottoresse, ingegnere, informatiche e biologhe. Nei mesi scorsi, in mille hanno inviato la candidatura. E, dopo un’accurata selezione, le prescelte son salpate. Per la più grande spedizione unicamente al femminile diretta verso l’Antartide. Un’iniziativa che fa capo all’Homeward Bound, programma australiano che si propone un duplice obiettivo: “promuovere le donne nella scienza e puntare i riflettori sull’impatto che il cambiamento climatico ha sul globo”, si legge nel sito dedicato all’iniziativa.

Tutto è nato da un’idea di Jessica Melbourne-Thomas, ecologa marina, e Fabian Dattner, attivista e imprenditrice.  Hanno deciso di rimboccarsi le maniche dopo aver ascoltato un paio di scienziate scherzare sul fatto che è necessario avere una barba per sperare di ottenere un ruolo di comando nella ricerca in Antartide. La storia conferma che a lungo il rosa non è stato ben visto in quella parte del mondo: è solo nel 1969 che la marina statunitense ha consentito a un gruppo di ricercatrici di raggiungere la stazione McMurdo, permanente base antartica a stelle e strisce, dove gli uomini lavoravano già da dieci anni. Non è andata meglio alle figlie della regina Elisabetta che hanno dovuto aspettare il 1983 per essere ammesse a far parte della British Antarctic Survey, organizzazione britannica che si occupa della ricerca e divulgazione scientifica sull’Antartide. Del resto, non è il solo settore della scienza in cui le donne vengono discriminate. Per rendersi conto delle disuguaglianze basta ricordare un po’ di fatti. Un nuovo studio pubblicato sull’Harvard Business Review rivela che le signore hanno meno probabilità di veder riconosciuti i meriti per i loro contribuiti al lavoro accademico. Secondo l’Unesco, le ricercatrici nel mondo sono solo il 28 per cento del totale e sono sottorappresentate ai livelli più alti. Anche i dati italiani – evidenziati da un’inchiesta di Repubblica.it – lo confermano: man mano che si salgono i gradini della scala gerarchica, lo scenario è sempre più blu.

“Il messaggio della Homeward Bound è di unire donne intelligenti e capaci che in qualche modo vengono messe da parte, non sono conosciute né apprezzate”, ha detto Dattner alla Thomson Reuters Foundation. Da qui la scelta di far sì che il viaggio sia orientato ad accrescere le capacità di leadership femminili. Perciò durante i venti giorni sulla barca, così come in seguito, le partecipanti seguiranno dei corsi tenuti da esperte del settore. “Non ci aspettiamo dei risultati immediati”, spiega a Repubblica via Skype Hayley Young, coordinatrice del progetto. “Nel lungo periodo però crediamo che queste donne potranno contare su una forte rete di contatti e che raggiungeranno dei traguardi prima inimmaginabili, all’interno delle organizzazioni e a livello della politica globale”.