La proposta di Costituzione approvata dall’Assemblea costituente egiziana il 30 novembre e che sarà sottoposta a referendum il 15 dicembre, non protegge i diritti umani: in particolare, ignora i diritti delle donne, limita la libertà d’espressione in nome della tutela della religione e prevede che i civili possano essere processati dai tribunali militari.”Il contenuto del testo e il modo in cui è stato approvato, costituiscono motivo di enorme delusione per i molti egiziani e le molte egiziane scesi in strada per far cadere Hosni Mubarak e pretendere i loro diritti” – ha dichiarato {{Hassiba Hadj Sahraoui,}} vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Secondo il decreto emesso il 22 novembre dal presidente Morsi, l’Assemblea costituente avrebbe avuto altri due mesi per completare i lavori. Il 28 novembre, invece, la stessa Assemblea ha annunciato che avrebbe finalizzato in una sola giornata il testo, che infatti è stato presentato in una sessione plenaria il 29 novembre e approvato di corsa, senza il tempo necessario per un serio dibattito o per presentare emendamenti.

La libertà di religione è pienamente consentita all’islam, al cristianesimo e all’ebraismo, mentre {{non vengono tutelate le minoranze religiose}}, come i baha’i e i musulmani sciiti.

La Costituzione {{non riconosce la supremazia del diritto internazionale}} sulle norme interne e non chiarisce come l’Egitto potrà rispettare gli impegni contenuti nei trattati internazionale di cui è stato parte.

Inoltre, il testo costituzionale {{non garantisce del tutto i diritti economici, sociali e culturali}} (tra cui le garanzie contro gli sgomberi forzati) e a{{mmette il lavoro minorile.}} Questo suona paradossale, proprio perché le richieste di dignità e giustizia sociale erano al centro della “rivoluzione del 25 gennaio”.

“L’elaborazione della Costituzione è stata viziata dall’inizio attraverso una procedura sempre meno rappresentativa. Sollecitiamo il presidente Morsi a riportarla sul giusto binario, in modo che tutti i settori della società siano coinvolti, sia rispettato lo stato di diritto e in particolare il ruolo vitale dell’indipendenza dei giudici, e si abbia una Costituzione che garantisca diritti umani, uguaglianza e dignità a tutte e a tutti” – ha dichiarato Sahraoui.

{{L’Assemblea costituente,}} a lungo boicottata dai partiti politici di opposizione e dalle chiese cristiane, {{ non è realmente rappresentativa }} della società egiziana, ha sottolineato Amnesty International. Al contrario, è un organismo dominato dal Partito libertà e giustizia e dal Partito della luce. All’inizio, ne facevano parte solo sette donne e in seguito il loro numero è diminuito.

I partiti di opposizione e le chiese cristiane hanno ritirato i loro rappresentanti dall’Assemblea, denunciando {{la mancanza di rappresentanti dei giovani e di tutta una serie di formazioni politiche,}} così come il predominante ruolo giocato dalla Shari’a, ad esempio sulla questione del rispetto dei diritti delle donne.

L’Assemblea è stata criticata anche per {{non aver fatto abbastanza per garantire il diritto a un alloggio adeguato}}, preoccupazione quotidiana per 12 milioni di egiziane ed egiziani che vivono negli insediamenti precari.

La nuova Costituzione dovrebbe guidare tutte le istituzioni egiziane e descrivere la visione di un nuovo Egitto basato sui diritti umani e sul primato della legge. Tuttavia, ha commentato Amnesty International, dal testo approvato dall’Assemblea costituente {{escono sconfitti in molti, soprattutto le donne}} le cui aspirazioni sono del tutto ignorate da un testo che vi fa riferimento unicamente in relazione alla casa e alla famiglia.

{{
Il referendum rischia di svolgersi senza supervisione giudiziaria}}, dato che l’Ordine dei magistrati composto da 9500 membri, ha annunciato che non si riterrà coinvolto, per protesta contro il decreto del 22 novembre che minaccia la loro indipendenza.

Tra gli articoli della Costituzione che destano {{la particolare preoccupazione di Amnesty International }} figurano:

-l’art. 33, che stabilisce che i cittadini “sono uguali nei diritti e nei doveri pubblici e non saranno discriminati”. Nell’ultima versione della Costituzione, dalla lista delle cause di discriminazione sono state rimosse il sesso, l’origine e la religione. Non sono previste tutele specifiche per migranti, richiedenti asilo e rifugiati;
-gli artt. 2 e 219, che definiscono i principi della Shari’a rispettivamente come “fonti primarie della legge” e “regole fondamentali della giurisprudenza”. L’applicazione di questi principi potrebbe rafforzare l’attuale discriminazione conto le donne in materia di matrimonio, divorzio e vita familiare;
-sebbene l’art. 36 proibisca la tortura e gli altri maltrattamenti e l’uso nei processi di “confessioni” estorte con la tortura, non sono espressamente vietate le punizioni corporali;
-l’art. 198 prevede espressamente, probabilmente a seguito delle pressioni dei rappresentanti delle forze armate nell’Assemblea costituente, processi iniqui di imputati civili da parte dei tribunali militari;
-mentre l’art. 45 garantisce la libertà d’espressione, l’art. 44 proibisce “l’insulto o l’abuso di tutti i messaggeri e i profeti”;
-l’art. 67, pur menzionando il diritto all’alloggio adeguato, non proibisce esplicitamente gli sgomberi forzati;
-la Costituzione non stabilisce che un minore sia una persona che ha meno di 18 anni e non protegge i minori dai matrimoni precoci. Per di più, l’art. 70 non vieta del tutto il lavoro minorile.