Marina Pivetta
Il Paese delle donne on line per molti anni ha seguito i fatti che direttamente o indirettamente avevano come protagoniste attive o passive le donne attraverso la cronaca quasi quotidiana ( con i relativi commenti). Non a caso il nostro giornale nasce nel quotidiano Paese Sera. Si raccontava la vita delle donne nella quotidianità delle relazioni familiari e professionali, il loro pensiero, i loro sogni, il loro agire. Era il nostro modo di fare informazione politica per il “movimento”.
Oggi il mondo in ebollizione sembra aver esiliato la quotidianità personale nel asfittico recinto di ciò che è privato. Troppe donne si sentono esiliate da ciò che ritenevano politico nelle loro azioni e nelle loro scelte personali. Prevale il senso di impotenza. Come e con quali nuovi strumenti raccontare questo?
Il mondo dell’informazione e della comunicazione ha avuto negli ultimi anni uno sviluppo ed una articolazione prima impensabile. Che strumenti avevano le donne e i loro movimenti fino a trenta anni fa? Ciclostilati, riviste o giornali cartacei, volantini, giornali murali e, quando andava bene, radio o televisioni locali. Si raccontavano come potevano perché il mondo dell’informazione ufficiale non aveva, nei loro confronti, alcuna curiosità giornalistica. Se puntavano i riflettori era per ironizzare o demonizzare quanto si andava facendo.
Oggi le cose sono cambiate. Sempre più numerose sono le giornaliste che lavorano in testate nazionali. E, il loro lavoro ha dato voce e visibilità a situazioni che prima non facevano notizia, affrontando problemi prima non ritenuti tali o tenuti in zone d’ombra dall’informazione ufficiale. Penso al divorzio, all’interruzione volontaria della gravidanza, alla violenza contro le donne, ai problemi del lavoro, alla rappresentanza ma anche alla sessualità e ai nuovi diritti… Oggi tutte le televisioni, le radio, i giornali e centinaia di blog parlano di questi problemi. Vengono affrontati dall’informazione ma anche dalle trasmissioni di intrattenimento e dalla fiction. Questo è stato un percorso lungo, stimolato ed affiancato da un giornalismo outsider al quale quello ufficiale poteva attingere per orientarsi nel variegato mondo dei femminismi. Queste considerazioni mi fanno pensare che il nostro lavoro in questi 30 anni ha dato dei frutti, dei buoni frutti. Ora però non è più sufficiente.
Spesso, mi sorprende con piacere anche lo sforzo da parte di non pochi lavoratori e lavoratrici dell’informazione che usano correttamente –quando si ricordano- le desinenze. Insomma non si vergognano più a parlare di ministra o di avvocata anche se non viene loro spontaneo. Lo fanno ancora con una certa titubanza come se stessero per sbagliare un congiuntivo. Sono però ancora poche/i quelle/i che usano con naturalezza il genere. Ma, l’evoluzione del linguaggio ha tempi lunghi e non può essere imposta ma solo suggerita.
Ma torniamo al punto: abbiamo valutato il calo degli accessi al nostro sito come fenomeno non occasionale. Mi fa pensare che le donne che ci leggevano utilizzano oggi altri mezzi informativi, forse più rapidi , immediati e diretti.
E’ il punto di arrivo di un percorso che nasce da quando nel mondo dell’informazione ha fatto il suo ingresso internet. Un nuovo modo di comunicare per le nuove generazioni e non solo. Il Paese delle Donne, 15 anni fa, tra i primi, ha colto questo processo e ha affiancato, all’edizione cartacea, quella on line. Si è andati poi progressivamente verso il ridimensionamento del cartaceo che cominciava ad avere, costi non più sostenibili. Ma il web è uno strumento mutante, in continua evoluzione. Blog, face book, twitter hanno progressivamente occupato lo spazio di giornali on line, anche del nostro.

Per questo l’Associazione ha accolto la sollecitazione di Cristina Papa e Giovanna Romualdi, le due persone più coinvolte nella costruzione quotidiana del giornale, che hanno detto : è necessario fermarsi, riflettere. Per questo con un articolo a firma di tutte le donne della Associazione , uscito il 29 gennaio 2016 si sono avvisate le lettrici che il giornale sospendeva le pubblicazioni, ma che la testata doveva rimanere in vita anche per non cancellare la memoria di 15 anni di lavoro.
Si, perché si tratta di 15 anni che rimandano ad un bilancio positivo, sia per la testata che per l’insieme della Associazione. Questa non ha mai smesso di proporsi in molteplici attività attraverso le singole socie. Sono stati organizzati convegni, dibattiti, presentazione di libri, mostre… insomma, un’attività culturale di tutto rispetto sostenuta dalla testata on line, da quella cartacea ma anche da una attività editoriale che ha visto la pubblicazione di numerosi libri e la nascita di un Premio a più sezioni. Tutto questo ha prodotto una quantità di materiale cartaceo e non. Il primo oggi può essere consultato nell’archivio-biblioteca della Casa Internazionale delle Donne , e in quella della facoltà di lettere dell’Università di Cassino. Mentre il materiale informatico lo possiamo trovare digitando le pagine del nostro giornale on line.
La poliedricità delle iniziative portate avanti dall’Associazione era ed è garantita dalla forza di ciascuna di noi che sa muoversi in territori molto diversi tra loro in piena autonomia con il sostegno e la delega di tutte le altre. Sì perché il nostro noi non è un noi fusionale. E’ l’insieme di tanti io che, nelle loro differenze, hanno garantito in questi trent’anni una coralità composita.
In questa poliedricità della Associazione va ora ricercata una nuova dimensione della testata on line che abbia l’ambizione di legarsi a tutte quelle attività culturali capaci di andare oltre il già detto, capaci di sorprendere, di ridarci fiducia nelle cose che ognuna di noi va facendo.
Bisogna riflettere anche sui limiti dell’informazione giornalistica, anche quella meglio organizzata che corre il rischio di produrre una monotona ripetizione che crea solo assuefazione. Quella che oggi si ritiene “buona” informazione ha il ritmo e la rapidità della fiction. Ci piace, non ci fa perdere tempo, non ci costringe a pensare. La realtà così diventa leggera e si consuma rapidamente. Non pesa sulla coscienza. Però siamo in-formati. Ma formati da chi? Per che cosa?
Non è facile oggi individuare tra tante contraddizioni quella principale che faccia da filo conduttore alla narrazione di fenomeni a carattere planetario che stiamo vivendo. Come quello che ha visto entrare le donne, tante donne, nella Storia delle società occidentali ma che vede milioni di altre oppresse più che mai. Guerre, devastazioni, ingiustizie, soppressione dei diritti, terrorismo, poteri economici, militari e politici le tengono lontane dal potersi dire persone.
Non è un momento facile per raccontare questi fenomeni. Ma come possiamo superare l’impasse? Forse narrandoli con altri linguaggi che seguano i tempi del pensiero e non quelli della cronaca. Diventa allora importante per la nostra Associazione far ponte con Università, centri di ricerca ma anche con studiose, con letterate, con poete, con artiste che dicano l’oggi – con linguaggi capaci di comunicare – il non detto. Una testata che si misuri perciò non tanto con i fatti contingenti, quanto con teorie, progetti di lungo periodo, ricerche su territori inesplorati. Insomma sono convinta che oggi esiste in Italia una complessa realtà di esperienze che sono interessate ad avere una voce di raccordo , una forma di collegamento con ambiti non esclusivamente specialistici e che su questa realtà si possa e debba riflettere, con questa realtà si possa e di debbano prendere contatti, su questa realtà si possa e si debba formulare una proposta per una nuova fase della Associazione e della testata Il paese delle donne on line.