23 ottobre, Casa Internazionale delle Donne, Sala Simonetta Tosi piena, un centinaio di donne. In discussione il manifesto proposto dalla Sottosopra dal titolo: Immagina che il lavoro. Ho seguito relazioni e interventi con interesse. A casa ho preso in mano queste otto pagine curiosa di capire i perché di chi condivideva la proposta e chi si era espressa in modo critico. La lettura è stata facile e piacevole, tutte posizioni più che condivisibile su un piano teorico. Molti i punti in comune con il lavoro di donne che su questo problema hanno continuato a riflettere come alcune economiste, oggi riconosciute a livello internazionale.

Durante il dibattito è stata ricordata Antonella Picchio e Vandana Shiva, per fare due esempi. La narrazione porta chi legge sui terreni di bisogni che si fanno sempre più pressanti sul piano personale trasformandosi in desideri su quello sociale e politico.
_ Trasformare un sogno in realtà, con i tempi che corrono sembra però impossibile.
_ Ma per le donne anche l’impossibile è praticabile come scrive chi ha proposto questo manifesto che lascia in sospeso il come giungere a un traguardo se non guardando oltre e forzando i confini.

Io ricordo che tanti anni fa, quando l’edificio in via della Lungara era occupato, Maria Paola Fiorensoli durante una trasmissione televisiva parlò di sogno, ipotizzando ciò che poteva essere la Casa Internazionale delle Donne. Quel sogno si è realizzato.

Ma dalla immaginazione alla realizzazione c’è stato tutto un lavoro minuto, concreto, un procedere a volte a piccoli passi, a volte scattando in repentine corse per poi tornare indietro imboccando altre direzioni, insomma quell’agire politico che deve tener conto del terreno sul quale ci si muove.

Un terreno, quello del lavoro, come ricorda Maria Grazia Campari, oggi particolarmente aspro. Insomma il sogno è ciò che ci fa muovere. Ma se non vogliamo inciampare in un incubo dobbiamo sapere come e dove mettere i piedi dato che il percorso è più che accidentato.
_ Servono entrambi le cose il desiderio e la consapevolezza di come poterlo realizzare. Il bello dell’agire politico delle donne è che dove finisce il lavoro dell’una può cominciare quello dell’altra, quasi una corsa a staffette dove il testimone viene consegnato proseguendo la propria strada con altre forze.
_ Il traguardo è trasformare il sogno in realtà.