Il coordinamento Facciamo Breccia sfilerà per le vie di Roma durante
l’Europride 2011 rivendicando autodeterminazione, liberazione, laicità,
antifascismo, antirazzismo e antisessismo.Nel giorno in cui i movimenti LGBTIQ europei si danno appuntamento in
Italia per la consueta sfilata dell’orgoglio, pensiamo sia quanto mai
necessario partecipare a questo percorso rilanciando i ragionamenti
politici che abbiamo sempre prodotto e dai quali ci posizioniamo come
femministe, lesbiche, trans e gay di fronte al pensiero unico del
neoliberismo, all’Europa dei mercati, al trattato di Schengen e alle
politiche razziste e securitarie. Essere europee/i in questo momento
significa essere coinvolte/i, nostro malgrado, nella difesa ad oltranza
dei confini del continente per impedire la possibilità di circolazione
di
tutte le persone che fuggono dalla miseria e dai propri paesi di origine,
alla ricerca di una vita migliore, degna di essere vissuta.

Essere cittadine/i europee/i ci investe delle più grette retoriche sui
nostri corpi chiedendoci il conto della nostra partecipazione al bene
comune, attraverso politiche razziste e neofasciste. Il neoliberismo
risponde ad una delle più grandi crisi che lo abbiano mai investito,
distruggendo le ultime possibilità di welfare e rafforzando, insieme al
contributo delle gerarchie vaticane, l’ideologia della famiglia.

Rivendichiamo quindi la nostra laicità come sottrazione al potere
teologico ed etico espansionista del vaticano, ma anche come sottrazione
al potere economico, politico e militare degli stati europei. Entrambi
perseguono il medesimo scopo: perpetuare la supremazia dell’Europa
“bianca
e civilizzatrice”.

I diritti di cittadinanza delle soggettività
LGBITQ,
all’interno di quelle che abbiamo definito “democrazie sessuali”, passa
direttamente per la negazione dei diritti di cittadinanza di altre
soggettività che sono poste al di fuori dei meccanismi di inclusione,
perchè appartenenti ad altre culture, ad altre religioni, ad altre
etnie,
soprattutto perché soggetti “destinati” allo sfruttamento. Il
rafforzamento e la difesa dell’identità di un’Europa bianca, cristiana,
eterosessuale e borghese, passa attraverso i meccanismi della paura e
dell’assedio e attraverso l’esclusione, il respingimento, la detenzione
nei CIE (veri e propri lager del ventunesimo secolo) di chiunque attenti
ad essa. E’ attraverso le politiche securitarie, basate sulla retorica
della difesa di quelle categorie considerate “vittime”, in particolare
proprio le donne e le soggettività LGBTIQ, che la difesa della Fortezza
Europa viene fatta passare sui nostri corpi. La “guerra al terrore”
passa
tanto attraverso il bombardamento dei paesi in cui le donne portano il
burqa, quanto attraverso i bombardamenti mediatici sull’ “allarme
stupri”
o sull’ “emergenza omofobia”.

Questi ultimi, anziché denunciare la
violenza dell’eterosessismo, strutturale nelle nostre società,
criminalizzano i migranti, disegnati tutti come maschi, adulti,
sessisti e
omofobi e ci conducono direttamente alle sfilate “contro tutte le
violenze” a braccetto con un sindaco che porta al collo la croce
celtica,
o alla richiesta di più controlli, più sorveglianza, più polizia, più
repressione.

I nuovi fascismi si stanno assumendo il ruolo di paladini nella difesa
delle “vittime”, presentando l’occidente come il migliore dei mondi
possibili in procinto di essere travolto dalla barbarie e
dall’inciviltà,
e presentando loro stessi come gli strenui difensori di quelle categorie
che non sono capaci di difendersi autonomamente, perché deboli e
costituzionalmente inadatte.

Per stare dentro ai canoni della
cittadinanza
viene chiesto alle donne e alle soggettività LGBTIQ di non avanzare
pretese di autodeterminazione, di essere decorose e rispettabili, di
stare
al proprio posto, di sventolare il tricolore e cantare l’inno di Mameli,
di avere fiducia nell’Europa delle banche e della moneta unica. In una
parola: di essere innocue/i, docili e brave/i cittadini/e. All’interno di
questa situazione dobbiamo fare un discorso a parte per le persone trans,
escluse a priori da qualsiasi possibilità di cittadinanza, escluse dalla
possibilità di avere un lavoro e, molto spesso, rinchiuse esse stesse
dentro i CIE, perché senza documenti, perché esse stesse
migranti/immigrate.

Le persone trans si trovano ad incarnare e a vivere
sulla propria pelle la trasgressione dalla norma eterosessuale e
l’incasellamento binario dei generi, per essere poi perseguite attraverso
il ricatto del permesso di soggiorno o della non appartenenza alle
etnie e
alle classi sociali dominanti.

Rifiutiamo radicalmente ogni forma di vittimizzazione e ogni forma di
cittadinanza e di inclusione delle donne e delle soggettività LGBTIQ in
nome di politiche razziste e fasciste che creano ad arte un clima di
paura
e di intolleranza, criminalizzando le persone migranti/immigrate e
lasciando a noi le briciole dell’elargizione di diritti finora mai
effettivamente realizzata. Ad una politica omo-nazionalista basata sulla
nostra adeguatezza alle categorie dei mercati, alla nostra capacità di
consumo, alla nostra rispettabilità e alla nostra innocenza e
bianchezza,
rispondiamo: no grazie!

Alla retorica della nostra possibile inclusione in una società familista
ed eteropatriarcale, che trova la sua ragione d’essere nell’esclusione
delle persone migranti/immigrate, preferiamo la pratica politica
dell’autodeterminazione e della liberazione, partendo da noi stesse/i,
dai
nostri corpi, dalla nostra capacità di costruire relazioni e percorsi di
liberazione.

La nostra identità non è nazionale!

Appuntamento l’11 Giugno 2011 alle ore 15 in Piazza dei Cinquecento per uno spezzone auto-determinato, antisessista, antifascista, antirazzista