Non posso non provare una sorta di smarrimento di fronte all’ingenuità e alla sfrontatezza con cui si pensa di restituire partecipazione e potere ai cittadini attraverso processi inclusi calati dall’alto, di tradurre una formazione, che dovrebbe guardare all’individuo nella sua interezza – corpo e mente, ragione e sentimenti, conoscenza di sé e del mondo -, in termini di “competenza”, “merito”, assegnazione di “bonus” a discrezione di un capo di istituto diventato né più e né meno che un datore di lavoro.

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