In occasione delle celebrazioni dedicate a Raffaello nel quinto centenario dalla morte, torna in auge anche la leggendaria figura della Fornarina.

Figlia di un fornaio, o dietro questo nome si cela un più erotico rimando? Chissà?

Lo “Sposalizio della vergine” di Raffaello, in forma di arazzo, ha accompagnato la mia infanzia trovandosi nella mia casa natale.

In più, pare che la Fornarina abitasse proprio nella mia attuale strada, Via del Governo Vecchio. Anche se su questo non tutti gli storici sono d’accordo.

Raffaello nell’autoritrarsi si affidò alla stessa dolcezza e delicatezza di colore espressa dalla sua tavolozza. Così lontano dal Caravaggio che si rappresentò aggrovigliando di scuri serpenti le proprie fattezze.

Morì giovane Raffaello e qualcuno ipotizzò proprio nel letto della Fornarina.

Ogni pittore ebbe la sua musa: Gauguin irrequieto e incontentabile andò a cercarsela oltreOceano e la trovò tra le indigene di Tahiti, Picasso in Dora Maar, Modigliani in Jeanne Hebutierne, Dalì in Gala e si potrebbe continuare a lungo.

Complesso è il discorso sulle muse…

E’ di certo il Surrealismo a regalare all’immagine femminile un ruolo di primo piano nella creazione artistica. Le donne seppero prendersi il loro spazio. Belle e ribelli furono l’incarnazione di un’epoca vertiginosa! Audacemente le Surrealiste contribuirono non solo a creare l’immaginario della loro epoca, ma furono anche messaggere del futuro. Un futuro che le vide protagoniste della propria identità artistica.

Basti ricordare Lee Miller, Leonor Fini, Eleonora Carrington, Frida Kahlo anche se lei sosteneva: “Non sono surrealista, dipingo solo la mia realtà”.

Ma torniamo alla Fornarina.

Raffaello nel ritrarla, ne amplifica la semplicità e… nello stesso tempo la singolarità! La tradizione, in seguito, ha affidato alla Fornarina il compito di incarnare, a detta dei suoi contemporanei e non solo, la bellezza della donna romana, come la Venere del Botticelli, è lo specchio della Firenze cinquecentesca.

Raffaello morì il venerdì santo del 1520. Una morte che arrivò improvvisa, come un fulmine a ciel sereno aprendo la porta a varie congetture. Una è centrata sugli eccessi passionali del pittore, associata com’è, la sua personalità, al “culto” di Venere. E se prestiamo orecchio a ciò che dice Platone nel “Simposio”, scopriamo che è in completo accordo con il sentire di Raffaello. Scrive, infatti, il filosofo greco: “Ognuno deve rendere onore a Eros e io stesso onoro le cose d’amore e mi addestro in modo particolare ed esorto, per quanto posso, gli altri ora e sempre a lodare la potenza e la forza di Eros”. Parole che certo il pittore condivideva. Per alcuni fino al punto di morirne!

Lomazzo, critico della seconda metà del ‘500, ha sottolineato che Raffaello ha rappresentato “i moti dell’amor juvente, della speranza, della soavità, della venustà, della gentilezza, del desiderio, dell’ordine, della concupiscenza, della beltà universale, del desiderio, della grandezza, della totalità”.

E’ indubitabile che al centro si posizioni la Fornarina in oscillazione costante tra Amore celeste e Amore terrestre.

La giovane donna è assunta all’altare di un triangolo filosofico che, come un girotondo incantato, lega indissolubilmente Bellezza, Amore e Voluttà e di questo triangolo è emblema imperituro.

I cittadini romani e le guide della città, propongono due indirizzi per la casa della Fornarina: una in Trastevere, piccola casa a due piani dove a pianterreno c’era il forno del padre. Poiché la casa è stata abbattuta ne rimane il ricordo in qualche stampa. Ancora saldamente in piedi, invece, è l’altra: in Via del Governo Vecchio, nei pressi di Piazza Navona.

Certamente Raffaello era caro agli dei. Il quadro di Santa Maria dello Spasmo, che ora si trova a Prato, all’epoca era destinato a Palermo. Vi arrivò dopo un naufragio cui seguì un salvataggio che ebbe tutte le caratteristiche del miracolo.

Si dice che quando l’artista morì, il Palazzo del Papa abbia tremato, abbia sussultato ma… non è crollato!

A rischiarare cuori e animi di ieri e di oggi, comunque sia, provvede lo sguardo dolce ma intenso della Fornarina.