Siamo arrivate a Novi sabato sera per il nostro presidio cariche, come sempre, delle cose che immaginiamo utili: dalle coperte alle stuoie da mettere per terra, dalle spille da balia ai volantini. Manici delle scope per le bandiere, cartelloni e lumini.Siamo arrivate a Novi trepidanti, come sempre in queste situazioni, perché non sappiamo mai in anticipo chi ci sarà, quante saremo. Di questi tempi poi sembra impossibile fare politica e indire manifestazioni senza un ufficio stampa degno di questo nome che noi non abbiamo.
Buona volontà però tanta.

Siamo arrivate a Novi accompagnate dai{{ tanti tantissimi messaggi arrivati sulla nostra pagina di Facebook}}, e dall’evento lanciato tramite il web: alle otto di sera, quando noi avremmo acceso i nostri lumini in piazza, loro – donne e uomini del web – avrebbero spento i pc, le televisioni e acceso un lume sulla finestra.
Come avevamo già fatto durante la Staffetta. Così è stato.
E quando abbiamo cominciato a delimitare la piazza di Novi con i nostri striscioni bandiere stuoie e ad accendere i lumini sono arrivate le donne, tante: {{donne nate in Italia e donne nate altrove che oggi vivono nel nostro Paese.}}

Ci siamo sedute in cerchio, chi per terra, chi sulle sedie prestate dal giovane del bar di fronte, diversamente abbigliate, diversamente pettinate e truccate e subito ci siamo messe a parlare, le une con le altre. Abbiamo cominciato a parlarci come fanno le donne quando si trovano vicine, faccia a faccia. Donne con bambini, donne di diverse generazioni, madri e figlie.

Oltre alle donne di Novi, Carpi, Modena e dei paesi vicini sono arrivate le donne dell’Udi di Ravenna, della Casa delle Donne contro la Violenza di Modena, rappresentanti delle istituzioni, della politica e della cultura. L’Udi e circolo Artemisia di Sassuolo, il Cif di Carpi con i messaggi del Cif nazionale e regionale. Da Reggio Emilia sono venute le donne dell’Associazione Non da Sola e del Gruppo archivio. Spero di aver nominato tutte.

{{Non c’era bisogno di urlare slogan}}, parole d’ordine, il solo fatto di essere lì insieme mostrava in modo evidente a tutti quelli che passavano che abbiamo lo stesso corpo, che abbiamo la volontà di ritrovarci fuori dalle logiche, dai limiti e dalla violenza che il patriarcato, in ogni latitudine, impone alle donne per moderarle.

E’ stata una serata unica e intensa che mi ha ricordato altri momenti, ugualmente delicati, in cui è stato fondamentale incontrare l’altra diversa da me per vincere le tante battaglie di civiltà che abbiamo combattuto in questo Paese.
Battaglie che troppo spesso, in televisione, ma anche al cinema e sui media, vengono rivendicate da questo o da quel personaggio politico, dimenticando con troppa facilità che senza le associazioni femminili e senza la società civile, tante leggi non si sarebbero potute avere: nuovo diritto di famiglia, divorzio, tutela della lavoratrice madre, 194…

Penso che quanto è accaduto a Novi segni {{una svolta}} perché sabato si è visto in modo chiaro e inequivocabile che l’Udi, grazie alla sua pratica e alla sua tradizione, sa intrecciare relazioni tra donne, penso anche che possa segnare una svolta {{nel rapporto e nel dialogo con le istituzioni.}} Sono sicura che questi giorni hanno reso evidente che certe battaglie si vincono solo insieme, ciascuno con il suo ruolo e con le sue competenze e che {{nessuno-nessuna può considerarsi autosufficiente.}}
La democrazia ha bisogno di tutti, in questo momento storico, di {{tutte}}.