“Allarme Salute”, questo il titolo del dossier a cura di Azione per la salute globale, fondata circa un anno fa, network che unisce, in cinque paesi europei (Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Germania), 15 organizzazioni non governative con sede a Bruxelles, coordinate da Action Aid International e finanziata da Bill&Melinda Gates Foundation. Le due Ong italiane che ne fanno parte, AIDOS e CESTAS, lo hanno presentato a Roma il 18 settembre nella Sala Igea del Palazzo Dell’Enciclopedia. Il pubblico folto e qualificato ha ricevuto una cartellina piena di documenti interessanti, contenente anche la pubblicazione dell’edizione italiana del Rapporto”Allarme Salute”, primo atto pubblico in Italia della nuova rete.

Presenti per il ministero dell’Economia e Finanze Maria Pia Di Martino, per il Comune di Roma , l’assessore Leonard Toaudì, per il Ministero della
salute Maria Paola Di Martino, per il Ministero degli Affari Esteri Bianca
Pomeranzi, Raffaele Salinari coordinatore della ricerca per quanto riguarda l’Italia.

{{Daniela Colombo}}, presidente dell’ AIDOS e coordinatrice, introducendo i lavori ricorda che proprio mentre il Senato affronta la discussione circa la riforma della legge sulla Cooperazione allo sviluppo è opportuno lanciare “l’Allarme salute poiché “malgrado gli impegni politici assunti a livello mondiale nel settore sanitario, la cooperazione italiana, europea e internazionale resta molto distante dagli obiettivi dichiarati: non solo i finanziamenti stanziati sono insufficienti, ma lo scarso coordinamento e la mancanza di continuità riducono notevolmente l’efficacia degli interventi. Eppure prevenire e curare nei paesi in via di sviluppo, otre ad essere un diritto della popolazione mondiale, conviene soprattutto ai paesi sviluppati”.

Questi argomenti sono illustrati nel dossier, diviso in tre parti:

– {{Raccomandazioni/raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio
(MDGs)}}
_ Nel 2000 infatti 189 Paesi hanno firmato la Dichiarazione del Millennio, un
piano mondiale per lo sviluppo nel Sud del mondo, in cui si impegnavano
entro il 2015 a raggiungere otto obiettivi : eliminare la povertà estrema e
la fame, raggiungere l’istruzione primaria universale, promuovere
l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne, ridurre la mortalità
infantile, migliorare la salute materna, combattere l’HIV/AIDS, la malaria e
le altre malattie, garantire la sostenibilità ambientale, sviluppare un
partenariato globale per lo sviluppo. Tre quindi fanno esplicito riferimento
alla salute.

– {{Contributi dell’Europa agli obiettivi di sviluppo del Millennio per la
salute}}
_ Nel complesso l’Unione Europea contribuisce in maniera determinante al
raggiungimento degli obiettivi con il 52% del totale dell’Aiuto Pubblico
allo Sviluppo(APS)

– {{L’aiuto pubblico allo sviluppo per la sanità: quantità, qualità e nuove
tendenze in Italia.}}
_ Purtroppo l’APS italiano non supera lo 0,20 del Pil e l’Italia resta al
terzultimo posto tra i paesi donatori.

Nella presentazione e nel commento agli argomenti del dossier emerge quindi che , trovandoci nel 2007a metà strada in rapporto ai limiti temporali richiesti nella Dichiarazione del Millennio, se gli investimenti si
mantenessero nei limiti attuali, gli obiettivi sulla salute non sarebbero
raggiunti nel 2015. Da qui necessità di risorse maggiori, di controllo e
amministrazione adeguata delle risorse, di coordinamento delle risorse e
degli interventi per la salute.

A questo proposito {{Camilla Parcelli}} sottolinea che nel documento di
programmazione finanziari di quest’anno, a differenza del precedente
vincolato al governo di Berlusconi, è previsto un capitolo apposito per la
Cooperazione. Resta però il problema del reperimento delle risorse per la
cui risoluzione sono stati creati gruppi di lavoro circa nuove forme di
finanziamento. Per esempio 30 paesi, tra cui la Francia, hanno adottato
l’Air Ticket Levy, piccola imposta sui biglietti aerei per l’acquisto di
medicinali contro AIDS,Tubercolosi, Malaria. L’Italia non ha aderito. Oltre
la questione delle risorse, sono però emerse linee di tendenza di politica
pubblica nazionale ed internazionale che minano alla base l’efficacia della
Cooperazione internazionale : la trasformazione, dovunque, della sanità da pubblica a privata, la sua trasformazione in azienda.

Lo Stato minimale, dichiara {{Leonard Toaudì}}, non regge in Europa, forte di livelli intermedi, figuriamoci in Africa, che non ha amministrazioni
adeguate. Riferisce in proposito una sua sofferta testimonianza: è infatti
tornato a Brazzaville, suo paese di origine, non ha più trovato i piccoli
centri statali dove si faceva prevenzione per le zanzare, vaccinazioni.
“Oggi si muore per nulla” nel Congo, paese quarto per produzione di
petrolio nell’Africa subsahariana. Si cura solo chi ha soldi o parenti con i
soldi, l’industria privata più forte è quella funeraria. Proprio dalla
tragedia più grande però, dall’AIDS, la gente nella disperazione, cerca e
ritrova coesione tra individuo e stato, tra mondo rurale e urbano,
riscoprendo risorse di sapere endogeno.

{{Bianca Pomeranzi}} conferma e rincalza questi argomenti: la cooperazione è in crisi poiché ha una organizzazione manageriale, non va verso i bisogni delle popolazioni, non stimola le loro energie e in particolare non sostiene abbastanza l’epowerment e la salute delle donne da cui dipende il livello della qualità di vita di tutti.
_ {{Gli indicatori circa la qualità della vita dovrebbero essere cambiati}}. L’Italia non ha una legge adeguata per la cooperazione ma ha un sistema sanitario valido, tecnici eccellenti, forniti anche di una buona dose di senso critico circa il Fondo globale per HIV/AIDS, malaria e altre malattie, che pecca di verticalismo, trascurando salute di base e sistema sanitario generale.

Motivata quindi ed essenziale la formazione di questa nuova Ong, Azione per la Salute globale,che intende sia sostenere i sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo, sia sollecitare i Governi europei a mantenere gli impegni presi.