Siamo già in campagna elettorale e facce di politici hanno cominciato a fare la loro comparsa nelle nostre città, nelle strade, nelle piazze. C’è dunque da ringraziare il Comune di Padova per aver deciso di proporre invece una comunicazione ai cittadini che li riporta alla concretezza del loro rapporto con il luogo di vita.Padova è una città che amo; forse perché vi ho vissuto anni importanti, perché l’ho vista farsi più bella nel tempo, perché ha un patrimonio storico e culturale straordinario.
_ Torno sempre volentieri e ho colto l’occasione di un seminario all’Università, sul tema della mascolinità nella storia, per rinnovare questo legame, instaurato negli anni universitari.

Uscita dalla stazione, Padova mi ha regalato subito un nuovo motivo di stupore, di interesse e di riflessione. Grandi cartelli, con una grafica accattivante, commissionati dall’Amministrazione cittadina colpiscono l’attenzione di chi passa nelle vie centrali: per lo più uomini, ma anche qualche donna, campeggiano sorridenti sui manifesti impugnando una scopa.
_ Sotto l’impugnatura della ramazza c’è il loro nome e la professione. In alto la scritta: {Padova sei speciale}, a capo: {e io ho cura di te}.
_ Sotto la figura con scopa un’altra scritta: {la città è la tua casa}, a capo: {tienila pulita}.

Siamo già in campagna elettorale e facce di politici hanno cominciato a fare la loro comparsa nelle nostre città, nelle strade, nelle piazze.
_ C’è dunque da ringraziare il Comune di Padova per aver deciso di proporre invece una comunicazione ai cittadini che li riporta alla concretezza del loro rapporto con il luogo di vita.
_ È un messaggio audace quello dell’Amministrazione e per più motivi.

{{ {Padova sei speciale} }} è un invito assai esplicito a guardare la propria città con occhi nuovi, in grado di svelarne i motivi ‘tipici ed esclusivi (=speciali) di meraviglia e bellezza.
Con la seconda frase, {{ {E io ho cura di te} }}, si va al nocciolo della questione attuale e scottante della cittadinanza: le città oggi hanno bisogno più che mai dei cittadini.

{{La città non è solo un luogo organizzato di servizi e di consumi ma ha bisogno di un’anima}} che non può che esprimersi attraverso i suoi abitanti, consapevoli della ricchezza dell’abitare, consci della necessità di spazi pubblici vivi, luoghi di incontro, pratiche di vivibilità concreta: dalle piste ciclabili alle zone pedonali, dalla diffusione nel territorio urbano di biblioteche, cinema, caffè, in cui ospitare libri, discussioni, eventi culturali.

{{La città come ‘{bene comune}’}} è uno slogan sotto il quale molti hanno cominciato, in Europa oltre che in Italia, a riflettere, fare rete, sviluppare azioni e progetti.
_ Partendo proprio dal protagonismo indispensabile di chi vive uno specifico luogo e che mettendo in azione il proprio ‘sapere dell’abitare’ può interpretarne ben più dei politici e degli amministratori le esigenze e le potenzialità. {{E io ho cura di te}}: il cittadino si rivolge alla città, le promette attenzione, interesse: è un patto di convivenza che deve tuttavia essere in grado di coinvolgere gli altri.
_ Fin qui tutto bene.

{{C’è qualcosa di stonato, invece, nel secondo messaggio}}. Talvolta giocare con le metafore è rischioso. La città è la tua casa. No, non è vero. Stiamo attenti.
_ {{La casa è uno spazio intimo, privato}}; spesso nella casa diamo il peggio di noi. La riempiamo di oggetti, spesso inutili, possiamo tenerla ‘in ordine’ sino al parrossismo, ne diventiamo quasi prigionieri; sovente sfoghiamo nella casa ciò che non sappiamo o non possiamo trovare al di fuori. La casa per lo più è un luogo di esclusione degli altri, talvolta uno spazio di relegazione, specie per le donne.

{L’aria della città rende liberi}, diceva un motto medievale, per ricordare che ci si affrancava dalla servitù della gleba rifugiandosi in città, in cui si potevano recidere le catene. In casa spesso le catene dei ruoli sessuali, familiari e generazionali sono difficili da allentare.

{{La casa è una metafora da usare con cautela quindi come luogo di benessere e agio}} ma soprattutto la casa non è un buon punto di partenza per costruire una convivenza di molti, di tanti, specialmente oggi.

Vorremmo forse ritrovare le stesse cose e persone, la stessa divisione e organizzazione degli spazi?
_ {{Condividiamo inoltre la città con uomini e donne che provengono da culture della casa assai diverse dalla nostra}}: impossibile e fuorviante fare della casa il luogo comune.

{{La città è il luogo dell’apertura e anche dell’imprevisto}}. Deve essere necessariamente diversa dalla casa.
_ {{A casa difficilmente posso incontrare qualcuno che non conosco}}, qualcuno che mi possa far cambiare idea o mi possa coinvolgere in progetti, desideri impensati.

{{La città è una dimensione che ci sfida a costruire ponti anche con gli estranei}}, ci stimola e ci obbliga ad accettare il nuovo, il diverso da sé, ci offre l’opportunità di uscire dai nostri angusti confini. La porta di casa è lì ad attenderci per rinsaldarli.

Grazie dunque all’Amministrazione di Padova per aver osato. L’audacia più grande rimane quella ramazza in mano a uomini allegri e sorridenti: un efficace rovesciamento dell’immaginario domestico che sta proprio a confermarci che non è la casa il nostro riferimento per una città a misura di uomini e donne.