Mariuccia Masala se ne è andata il 1° novembre di 10 anni fa. Per un mese, pubblicheremo sul sito – il Paese delle Donne è stato per Mariuccia un luogo di crescita ed affetti – alcuni suoi scritti: quelli per il Foglio Rosa, ma anche quelli per Madrigale e per altre testate, qualche suo scritto inedito. E, accanto a questi, gli scritti di chi vorrà parlare di lei o, parlando di lei, dire la propria opinione sul presente.Mariuccia Masala se ne è andata il 1° novembre di 10 anni fa. Dieci anni, come dicono I Ching, l’antico libro della divinazione cinese, sono un tempo compiuto, questo vuol dire, secondo me, che i germi, i semi, i progetti che all’inizio del circolo erano, appunto, germi, semi e progetti, si sono nel frattempo compiuti. Vale in generale e vale nella vita individuale.
In questi 10 anni, chi ha conosciuto Mariuccia – è scontato che questo valga per i suoi affetti famigliari – l’ha ricordata, quasi sempre rimpianta, mentre la propria vita andava avanti. I germi e progetti che con lei erano condivisi, nel frattempo, si sono sviluppati, si sono conclusi o sono stati abbandonati.

Ed è stata pratica quasi quotidiana, da parte mia, nel corso di questi 10 anni, tenere un confronto con lei, o, meglio, tenere a riferimento la data della sua morte per valutare le tante cose che, nel frattempo, sono accadute: ad esempio il femminismo, il pensiero della differenza sessuale, che cosa pensano e fanno le ragazze che ora hanno 30 anni, o anche, in modo più banale, i social network (come avrebbe usato, lei, Facebook? E l’avrebbe usato?).

In fondo, non è un esempio così banale: la prima volta che ho incontrato Internet è stato a casa di Mariuccia, che fu una delle prime ad usarlo, era troppo curiosa di vedere come funzionava, e come poteva servire a comunicare, per aspettare che l’uso diventasse di massa.

Anna Nappo, con la quale a lungo ho condiviso una pratica politica (di cui l’ultima azione è stata, insieme a Cinzia Mastrodomenico, la raccolta e la pubblicazione di alcuni scritti di Lucia Mastrodomenico), lo scorso settembre mi ha chiesto se si pensava di fare qualcosa per ricordare Mariuccia, e mi ha raccontato di alcune sue riflessioni sul modo in cui Mariuccia viveva la politica e sulla svolta che nella sua vita aveva rappresentato la malattia ed il coraggio con cui aveva cercato modi nuovi per affrontarla, compreso il Cammino di Santiago di Compostella.

Mi sono così resa conto che, forse, questa pratica del confronto, concluso un tempo, poteva essere la chiave per rimettere insieme le tante cose che Mariuccia ha fatto e le persone che ha coinvolto nella sua ricca vita. Ne ho parlato con Marina Pivetta e le altre amiche del Paese, con Angela Masala, con Mario e Marco, il marito e il figlio di Mariuccia, con Sandra Macci (tante le cose e le discussioni condivise tra noi tre, per tutti gli anni in cui Mariuccia è stata a Napoli).
Tutt* hanno accolto l’idea, ed ognuno farà una parte del lavoro.

L’idea prende forma da oggi. Per un mese, pubblicheremo sul sito – il Paese delle Donne è stato per Mariuccia un luogo di crescita ed affetti – alcuni suoi scritti: quelli per il Foglio Rosa, ma anche quelli per Madrigale e per altre testate, qualche suo scritto inedito. E, accanto a questi, gli scritti di chi vorrà parlare di lei o, parlando di lei, dire la propria opinione sul presente.

Come traccia del percorso, terremo due articoli, scritti da due donne che in lei hanno creduto e che l’hanno valorizzata, in vita, la cosa più importante.
Il primo è di Marina Pivetta, ed aprirà questo percorso di conoscenza su Mariuccia, il secondo è di Lucia Mastrodomenico: entrambi, furono pubblicati sul Foglio Rosa subito dopo la sua morte, nel novembre del 2003.

Anche il ricordo di Mariuccia sul Foglio si svolgerà in un “tempo concluso”, un mese di ricordo comune. Non servirà a Mariuccia, certo, ma servirà a noi che vi parteciperemo (chi con la scrittura, chi con la lettura) a tenere aperto il dialogo con lei e tra di noi. Per me, sarà un modo per riscoprire quella donna curiosa e coraggiosa che è stata.

Se un’immagine può rappresentare questo percorso, è quello della chiocciola, come nel quadro di Giorgia O’Keeffe (una pittrice che amava e alla quale ha dedicato un servizio su un prestigioso, allora, giornale femminile).
La chiocciola, come la conchiglia (che è l’immagine simbolo del Commino di Santiago) sono entrambe immagini legate al concetto di tempo, ma con una differenza di fondo. Dal cuore della conchiglia, il presente, nascono raggi che si allargano e, allargandosi ben oltre il contorno, tendono all’infinito. Nella chiocciola, invece, il tempo si riavvolge su se stesso: tende anche qui all’infinito, ma l’infinito è un punto posto al cuore, un punto che non si raggiunge mai.