Tra gli appuntamenti istituzionali dell’8 marzo, quello promosso dalla Ministra delle P. O. Elena Bonetti in un periodo di recrudescenza del virus e di gravissime problematiche sociali, lavorative ed economiche che gravano sulle spalle di una popolazione femminile già prima del Covid duramente penalizzata nel lavoro e nelle carriere, nel welfare e nell’assistenza e nella realizzazione delle proprie aspettative e libertà.

La rimozione agli ostacoli che impediscono la pari dignità delle persone, è ancora lontana dall’essere realizzata, nonostante indubbi avanzamenti che tuttavia datano decenni e decenni dopo la firma della nostra Carta costituzionale.

Molto seguito in streeming, l’appuntamento ha visto un ventaglio di relatrici, tutte individualmente di alto livello, e un parterre di buoni propositi e impegni tutti da verificare.

La 75ma celebrazione repubblicana dell’8 marzo, infatti, ha alle spalle promesse non sempre mantenute, un disastroso (per le donne) gap salariale, economico e lavorativo che ci pongono agli ultimi posti della Ue ed all’ultimo dell’Osce; né mai sono stati risolti, dato l’esito, i problemi precedenti il Covid e da esso drammaticamente evidenziati, dell’insostenibile e discriminante carico sulle spalle della popolazione femminile, che va dal doppio o triplo lavoro, a quello al nero, al gratuito (es. casalingo e nelle aziende familiari), clandestino,…mentre si abbassa il tasso di scolarità e si innalza l’evasione scolastica e l’interruzione degli studi superiori. Sperequazioni,a danno del femminile, nel salario e nelle carriere, nei congedi parentali; nella mancanza o scarsezza di asili, ospedali, scuole, strutture sportive, laboratori, e la lista è ancora lunga, trasversale, parlando di “genere”.

È noto che la storia non si fa con le eccellenze, come ben sa la Ministra Bonetti, accademica italiana, già ministra di P. O. e della Famiglia (al singolare), nel precedente Governo Conte e in quello odierno, e certamente un ministero senza portafoglio nonostante le buone intenzioni poco può incidere nel cambio di modello sociale e culturale che è necessario alle odierne e future generazioni.

Dopo sette decadi e mezzo di 8 marzi, con piattaforme avanguardistiche largamente o del tutto inapplicate, l’annunciata strategia nazionale per la parità di genere si offre come strumento nuovo d’intervento. Il tempo, galantuomo e gentildonna, ne dirà l’esito. Gli altrettanto annunciati “sei miliardi per asili e aziende” sono una cifra cheimpressiona, ma non copre i bisogni effettivi.

Il mantra è che le donne lavorano da dopo la seconda guerra mondiale, ma l’hanno sempre fatto, sotto ogni cielo; forza lavoro misconosciuta, sottopagata se non gratuita in ambito domestico e nelle aziende familiari, ieri come oggi la prima a pagare, con il carico aggiunto della cura, emarginazioni, sottodimensionamenti, licenziamenti. Lo stesso, per gli asili nido pubblici per madri lavoratrici, la cui prima richiesta a questo paese lo fecero le patriote unitarie, che non chiedevano solo il voto; vero è che oggi è riconosciuto a ogni bambin* il diritto di avere una propria socialità, tra coetane* e che nell’asilo si sperimenta la prima relazione tra cittadin*, le prime espressioni di un sé corale, e che con questo valore – e come elemento essenziale al lavoro extracasalingo della coppia genitoriale – è stato rivendicato dall’associazionismo delle donne, dal periodo costituente, di cui le nostre 21 Madri furono protagoniste e referenti.

Le leggi ci sono, migliorate nella seconda metà del Novecento e altre da migliorare o da definire ex novo in ambito parlamentare; a molte, sono mancati i decreti attuativi o sono arrivati dopo decenni; a molte delle leggi che riguardano il genere, sono mancati i fondi e sovente la volontà di applicarle.

Ben venga un cambio di rotta, ribadito dal Presidente del Consiglio, Draghi, nel saluto iniziale, aperto dalla volontà “di mandare a tutti un segnale di fiducia in noi stessi. Ringrazio ancora una volta i cittadini per la loro disciplina, la loro infinita pazienza, soprattutto coloro che soffrono le conseguenze, anche economiche della pandemia. Ringrazio gli studenti, le famiglie, gli insegnanti che sopportano il peso della chiusura delle scuole; ringrazio gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, le forze armate, la protezione civile e tanti altri lavoratori e lavoratrici in prima linea nella loro incessante opera.”

Mario Draghi ha parlato della pandemia e delle strategie per contenerla e superarla, del potenziamento del piano vaccinale “Non voglio promettere nulla che non si possa mantenere. (…) Dobbiamo al rispetto della memoria dei tanti cittadini che hanno perso la vita, il dovere del nostro impegno”. Altri temi: potenziare l’economia e accelerare le riforme. È poi entrato nel merito della Giornata:

“Questo è il momento di dare una risposta alle tante persone che soffrono per la crisi economia, che rischiano di perdere il posto di lavoro, di combattere le disuguaglianze. In un solo anno il numero di Italiani che vivono in una situazione di povertà assoluta è aumento di un milione mentre si sono acuite altre disparità, prima fra tutte quella tra donne e uomini. Anche per questo oggi, Giornata internazionale della donna, voglio che il mio saluto accompagni la presentazione della strategia nazionale per la parità di genere elaborata dalla Ministra Elena Bonetti a conclusione di un lavoro che ha visto partecipi personalità cui va il mio caloroso ringraziamento.

A fronte dell’esempio di molte Italiane eccezionali, in tutti i campi, anche nella normalità familiare abbiamo molto, moltissimo da fare per portare il livello, la qualità di genere alle medie europee.

La mobilitazione delle energie femminili, un non solo simbolico riconoscimento della funzione e del talento delle donne, sono essenziali per la costruzione del futuro della nostra nazione.

Azioni mirate e profonde riforme sono necessarie per coinvolgere pienamente le donne nella vita economica, sociale, istituzionale del paese ma dobbiamo prima di tutto cambiare noi stessi, nella quotidianità della vita familiare. Lo Stato e gli enti territoriali dovranno assistere le famiglie, specie le più giovani, anche quando questa fase d’emergenza sarà terminata. Gli strumenti che dobbiamo impiegare sono vari, penso tra gli altri ai congedi parentali, penso al numero dei posti degli asili nido che ci vede inferiori agli obiettivi europei, e anche sulla loro distribuzione territoriale che va resa ben più equa di quanto non sia oggi.

Tutto ciò è obiettivo di questo Governo; non voglio qui ripetere le bellissime parole del Presidente della Repubblica sulla condizione femminile. Voi sapete bene quanto sia dolorosa. Sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere sono da condividere, condivido, le proposte della Commissione parlamentare d’inchiesta. Oggi, per le vittime dei troppi femminicidi e anche come reazione prodotta dalla pandemia, sembra formarsi una nuova consapevolezza che trova un’opportunità straordinaria nel programma Next Generation EU per diventare realtà nell’azione di governo, del mio governo.

Tra i vari criteri che verranno usati per valutare i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, vi sarà anche il loro contributo alla parità di genere. È con questo spirito di fiducia nel nostro, nel vostro futuro, e con l’impegno di questo Governo a conquistarsela, che vi auguro buon 8 marzo.”

Nel mentre Draghi parlava in streeming, di cambio di orizzonte culturale, mi ègiunto un messaggio augurale con una frase di Giuseppe Mazzini, abitatore capitolino, rivolta agli uomini:

Amate, rispettate la donna. Non cercate in essa solamente un conforto, ma una forza, una ispirazione, un raddoppiamento delle vostre facoltà intellettuali e morali. Cancellate dalla vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna. Un lungo pregiudizio ha creato, con una educazione disuguale e una perenne oppressione di leggi, quell’apparente inferiorità intellettuale, dalla quale oggi argomentano per mantenere l’oppressione.” Parole apprezzate dalle emancipazioniste unitarie e repubblicane, colme di aspettative che le loro pronipoti avrebbero in parte realizzate, in primis il voto (ma anche la scuola pubblica obbligatoria per maschi e femmine, il servizio sanitario pubblico nazionale, l’accesso alle professioni, ecc.); idee che non si logorano pur venendo da lontano. La pazienza infinita è un tratto transgenerazionale femminile, globale.

Questo 8 marzo ha contato un’inedita presenza maschile nelle piazze, con il dovuto distanziamento. Una presa di coscienza e una riflessione sul maschile finora portata avanti piccoli gruppi di maschi che hanno simbolizzato la loro vicinanza e la denuncia dei codici introiettati ed esercitati di potere e di violenza, calzando scarpe rosse.

È avvenuto anche che alcuni interventi maschili nei convegni istituzionali dell’8 marzo, assumessero linguaggi non sessisti, citando le componenti sociali maschili e femminili.

Nel meeting, partecipato da referenti della task force “Donne per un nuovo Rinascimento” operativa dall’aprile scorso e presieduta da Fabiola Gianotti (prima donna a dirigere il Cern di Ginevra), la Ministra Bonetti ha definito “inaccettabile” il gap occupazionale che vede le Italiane ai livelli più bassi d’Europa: “le donne sono quelle che ci hanno rimesso di più in termini di lavoro e di diritti.”

A sua volta, Landini (Cgil) ha parlato della necessità di un cambiamento culturale: “i cosiddetti lavori essenziali, che da un anno ci stanno tenendo in piedi nella lotta contro la pandemia, sono svolti soprattutto da lavoratrici. (…) la questione culturale va affrontata, assumendo la parità di genere come elemento di cambiamento nel modo di lavorare, nella gestione degli orari, nell’idea stessa del modello di sviluppo.”Assumendo il punto di vista femminile, si rimodella la società che è costruita su un pensiero maschile, non femminile.”

Nell’incontro mattutino di Cgil-Cisl-Uil “il secondo alfabeto delle donne”, sono emerse, ha detto Landini, “la necessità non solo di denunciare ma di parlare dei problemi delle donnea partire dal loro punto di vista, operando cambiamenti che tengano conto della differenza tra i sessi. La parità di genere si realizza se si tiene conto che c’è una differenza e che questa differenza,a partire dai bisogni, dalle esigenze delle donne, ridisegna completamente il quadro.”

Landini ha riassunto i temi discussi nel dibattito mattutino: cura, lavoro e violenza.

“Molte attività di cura, essenziali, di cui si occupano tante donne, sono in realtà un doppio lavoro, nemmeno retribuito” ha detto, poi sottolineando che all’emersione del lavoro di cura devono conseguire investimenti nella sanità, nel welfare, negli asili nidi, e un’altra idea sulla non precarietà del lavoro.

Una delle ragioni del gap salariale patito dalle donne, ha specificato, “deriva dalla quantità di part time involontario svolto dalle donne, non dagli uomini”.

Nel parlare dei congedi parentali, presi all’80% dalle lavoratrici, Landini ha proposto di renderlo obbligatorio anche per gli uomini e di favorire le coppie che vi ricorrono alla pari.

Altri argomenti, tra i tanti: il lavoro a distanza in cui Landini ha evidenziato maggiori capacità e competenze delle donne nell’affrontare la situazione: “i modelli di lavoro maschili che si sono affermati nella organizzazione delle imprese e nella gestione dei servizi, oggi vengono messi in crisi.”

Rispetto al Recovery plan, Landini ha richiesto una discussione allargata e un controllo di merito sui progetti anche rispetto alla parità di genere e alla quantità di quanti posti di lavoro. Ha concluso parlando del paradigma della cura, esteso alle relazioni e all’ambiente e denunciato la crescente forbice fra Nord e Sud.