Consiglio regionale della Campania

L’arretratezza nell’applicazione della Convenzione di Istanbul è un problema nazionale, e nemmeno la Campania ha varato norme applicative che vincolino al rispetto di quella che è legge dello stato, ratificata per altro laddove non necessario, in quanto legge di rango superiore non emendabile da organismi territoriali e amministrativi.

Con le vicende legate all’iter di presentazione della così detta legge Zan si è inteso, anche nella Regione Campania, dare seguito ai principi introdotti dal detto progetto di legge appellandosi anche alla Convenzione, pur affrontando aspetti del tutto specifici riconducibili esclusivamente a pregiudizi e comportamenti di ostilità verso gli omosessuali e le persone transessuali.

Molte altre leggi hanno affrontato le discriminazioni legate a quell’ostilità, ma la proposta Zan ha “usato” la giusta aspirazione al superamento dell’omofobia, dichiarata o strisciante, per una convivenza civile e pacifica, per dare corpo alla vecchia aspirazione all’unificazione di soggetti diversi in un’unica visione neutra che finisce per nascondere tutti.

Le donne, eterosessuali e lesbiche, sono portatrici della sottomissione strutturale all’obbligo riproduttivo e di accudimento dell’ordine patriarcale diffuso in ogni aspetto della vita.

Le violenze, i pregiudizi, la privazione della libertà delle donne non sono legate a questa o quella cultura, a questa o quella condizione ambientale, sono uno strumento di controllo diffuso e adottato in ogni società e in ogni latitudine.

È il corpo delle donne a essere ambìto oggetto di sfruttamento, “utile” fuori e dentro gli ambienti lavorativi, e  le donne sono individuate ‘assoggettate e assoggettabili’  a priori, a prescindere dalle etnie, dalle religioni, dai sistemi economici e ben per questo indifferentemente al luogo in cui vivono. I figli minori sono parte di questo circuito vizioso mondiale e seguono la sorte delle madri. La Convenzione è la legge più avanzata, con le risposte più avanzate a quella violenza degli uomini sulle donne, che viene propagandata come inestirpabile, perché attinente all’ordine naturale, ma in realtà attinente al rapporto, socio-politico e transculturale, tra i sessi .

Le leggi contro il razzismo, per la  ragione che la violenza è strutturata in ogni contesto etnico e religioso, sono per questo del tutto ininfluenti sul perdurare delle violenze sessuate, e anzi va detto che a volte si è suggerito che la lotta al razzismo avrebbe estinto e reso inutile la lotta alle violenze sulle donne. Ma non è mai stato così, come la lotta alle ineguaglianze economiche non ha modificato la condizione delle donne, almeno finora.

Molte di queste false tesi e falsi suggerimenti, portati avanti da alcuni con ignara buona fede, incontrano l’istanza perseguita, fin dall’approvazione e le ratifiche, dello svuotamento e l’invalidazione della Convenzione e del movimento che l’ha conseguita.

Si è strumentalizzata l’occasione di una giusta risposta al movimento omosessuale, per sovrapporre problemi diversi e ancora una volta nascondere le sofferenze provocate dalla violenza sulle donne.

La Campania – che non esprime nessun controllo sulle pubblicità e la pubblicistica sessista e violenta, che stenta anche a solo predisporre percorsi di uscita dalla prostituzione, che non riesce ad affrontare lo spreco delle competenze e l’inoccupazione delle donne, che assiste inerte all’esautorazione delle madri – oggi sembra voler ricalcare le orme di una proposta di legge nazionale che ha seguito l’impulso, legato al pregiudizio e al desiderio di demolire il così detto “privilegio femminile” (l’orientamento fascista sostiene che ci sia una sovrabbondanza di tutele nei confronti delle donne), col pretesto di conseguire finalità diverse e altrimenti giuste.

Noi crediamo che neanche un euro destinato al contrasto alla violenza sulle donne vada per legge destinato ad altri fini, e che nessun percorso faticosamente tracciato per le donne venga deviato e stornato su problemi che meritano altre specificità e riconoscimenti.

La legge regionale va ripensata separando completamente la parte che riguarda la violenza contro le donne, nel suo preambolo che si rifà alla Convenzione, e nelle sue azioni di sostegno alle donne, dalla parte che riguarda altri soggetti la cui discriminazione è fondata su altre basi, assolutamente non confrontabili e non equiparabili con la condizione delle donne, eterosessuali e lesbiche, che rappresentano più della metà della popolazione.

La legge regionale proposta in commissione, così com’è, non sarà in nostro nome.

UDI di Napoli, Salute donna, ARCIDONNA, Donne Insieme, GMA Napoli, Vittoria Tola

Napoli, 29/07/20