Gianna Sciaccca scrive:

— Quanto tempo ci separa ancora dall’era in cui uomini e donne potranno percorrere la strada che ciascuno di loro vorrà scegliere, pubblica o privata che sia, solamente grazie al proprio valore e alle proprie aspirazioni e non all’appartenenza ad un genere?    Quando non ci saranno più corsie preferenziali per gli uomini e faticose scalate di ataviche barriere per le donne?

Tra la presa di coscienza della propria condizione e il ristabilimento di un civile equilibrio tra generi, intercorrono anni e anni di lotte e sacrifici, passati e futuri di tutte le donne che non si sono mai arrese, da sole o unite in associazioni a sostegno delle battaglie. Grazie a quello spirito indomito molto è cambiato nella cultura contemporanea, soprattutto tra le giovani generazioni.

Tali istanze di cambiamento, tuttavia, non sempre vengono tempestivamente recepite dalle istituzioni, ancora saldamente in pugno all’universo maschile che, per ovvi motivi, stenta ad adeguare il passo ai ritmi scanditi dall’evoluzione socio-culturale. L’evoluzione, però, fortunatamente non conosce soste. Il suo processo, che non è quasi mai definibile in linea retta quanto, piuttosto, dall’interazione di svariati fattori ed ambiti, attualmente è fortemente caratterizzato dalla tecnologia informatica che, impressa una considerevole accelerazione ad ogni aspetto della nostra vita economica e politica, ne ha radicalmente stravolto gli orizzonti geografici e culturali in una inedita prospettiva globale.

La globalizzazione contribuisce ad imprimere anche alla questione femminile, pur nella sua sostanziale unicità, una poliedrica e, a volte, drammatica evidenza, conferendo al problema una dimensione quanto mai internazionale in tutte le molteplici sfumature, declinate nelle varie realtà culturali di tutte le aree geografiche, fino alla più remote, del pianeta. Il carattere di universalità rivestito dall’indifferibilità di restituire alla donna parità effettiva in ogni espressione ed ambito della società, è stato recentemente ribadito e sottolineato a livello internazionale anche dall’Onu che, tra gli obiettivi dell’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile – 2030, ha incluso l’invito ai governi a prendere atto dell’importanza della realizzazione concreta delle pari opportunità, promuovendo ogni iniziativa atta a garantire piena ed effettiva partecipazione delle donne ad “ogni livello decisionale”.

Incalzate dall’impegno incessante e dalla perseveranza delle legittime istanze dei movimenti femminili, le istituzioni, ancorchè riluttanti ad allentare le maglie di un potere consolidato nei secoli, combattute tra un’anima autotutelante e la ragion politica che impone, anche obtorto collo, mediazione e compromessi, hanno fin qui adottato strumenti quali le quote rosa e la doppia preferenza di genere. Strumenti che, purtroppo, a giudicare dai risultati mostrano evidenti limiti: l’inserimento, da parte dei partiti (di ogni colore) di figure femminili nelle liste elettorali si è rivelato fin troppo spesso una mera operazione di facciata, utile il più delle volte a “portare acqua al mulino” dei candidati.

I numeri parlano chiaro: nella nostra Assemblea Regionale, in quest’ultima legislatura su 90 deputati si contavano solamente 16 donne! In un simile scenario l’associazione femminile Emily ha concepito un disegno di legge che, nell’attuale panorama normativo, si distingue per la sua potenzialità, tutt’altro che meramente astratta, di strumento valido a proseguire il percorso verso un consolidato sistema di effettive pari opportunità per tutti, al di là dell’appartenenza ad un qualsiasi genere.

Il disegno di legge, definito della “Premialità di genere”, prevede, attraverso un ben calibrato meccanismo, l’assegnazione di un certo numero di seggi dell’Ars come premio alle liste che avranno non solo inserito il rituale numero di donne al loro interno, ma anche conseguito, tra i loro eletti, almeno il 40% per uno dei due generi, ossia che avranno saputo realizzare un’equa ripartizione dei risultati tra i generi: impegno concreto e non semplici dichiarazioni di intenti. L’interesse di tutti i partiti verrebbe così spostato dal semplice inserimento del rituale numero di donne in lista (buono tutt’al più ad incamerare altri voti) al concreto impegno ad appoggiare correttamente le candidature di ambedue i generi.

Il meccanismo ipotizzato da EMILY è stato apprezzato da diversi esponenti politici che si sono impegnati a presentarlo come d.d.l. di iniziativa governativa da sottoporre all’approvazione dell’Ars. Ne sono stati riconosciuti, infatti, l’impeccabile elaborazione del meccanismo e le potenzialità di contribuire ad accorciare ulteriormente le distanze che ci separano da una società più equa che garantisca realmente a TUTT* quelle pari opportunità che, in ultima analisi, costituiscono la vera essenza della democrazia.   Una nuova sfida, dunque, un nuovo impegno, allora incrociamo le dita e … vigiliamo!

(19 novembre 2017)

————-

Emily in Italia nasce (tra le fondatrici Franca Chiaromonte) sulla scia dell’emily’s list, un’associazione nata negli Stati Uniti ed importata in Inghilterra nel 1993 da un’idea di Barbara Follet per dare sostegno alle donne che vogliono candidarsi nel partito democratico e laburista. Nel 1998 emily è presente in molte città italiane tra cui Napoli, con sede nazionale a Roma, e cresce dalla volontà di tante donne del centrosinistra, impegnate nella politica e nella società, prendendo esempio dall’esperienza anglosassone e con l’obiettivo di avere sempre donne in politica. Emily non è un nome di donna, è l’espressione di un’idea. Un’idea nuova eppure vecchia: nei governi democratici le donne devono essere nelle istituzioni perché sono la metà della cittadinanza.

Emily Napoli nasce nel 1998 per promuovere regole chiare e trasparenti in politica, per motivare sempre più donne a fare politica. Negli anni Emily ha promosso formazioni politiche, percorsi di riflessione sui temi più sentiti dai cittadini, partecipato attivamente alle azioni per promuovere i diritti civili delle donne nel mondo ed ha, soprattutto, promosso e sostenuto la partecipazione delle donne alla politica attraverso le campagne elettorali. Emily Napoli si è proposta di fornire alle donne strumenti utili a rafforzare le conoscenze dei processi decisionali e le motivazioni personali per entrare in politica e nelle istituzioni.