Secondo il disegno di legge liquidato alla Camera può diventare cittadin* italian* chi è nat* in Italia da genitori stranieri, se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale; disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; superare un test di conoscenza della lingua italiana. Serve comunque una dichiarazione di volontà di un genitore o di chi esercita la responsabilità genitoriale, da presentare al comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età. In assenza della dichiarazione, chi vuole diventare cittadin* italian* può farne richiesta entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.
Per gli/le stranier* nat* e residenti in Italia legalmente senza interruzioni fino a 18 anni, il termine per la dichiarazione di acquisto della cittadinanza viene aumentato da uno a due anni dal raggiungimento della maggiore età.

C’è un altro modo di ottenere la cittadinanza per i/le minori stranier*. In questo caso si parla di ius culturae (“diritto di conoscenza”): potranno chiedere la cittadinanza italiana i/le minori stranier* nat* in Italia o arrivat* entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (scuole elementari o medie). I/le giovani nat* all’estero, che giungono nel nostro Paese fra i 12 e i 18 anni, potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico. Tuttavia tra le novità dello ius culturae rientra il merito: serve che il ciclo delle scuole primarie sia superato con successo: quindi chi viene bocciato alle elementari dovrà aspettare per chiedere la cittadinanza.

Vi propongo il comunicato dell’On. Barbara Pollastrini Vicepresidente del partito democratico sulla necessità di apporvare la legge sulla cittadinanza.

È un appello che si unisce alle richieste e alle mobilitazioni di tantissimi. Lo rivolgiamo al Presidente del Consiglio, al Segretario del PD. Alle Senatrici e ai Senatori progressisti e della sinistra. Ai sinceri liberali di ogni gruppo e a quanti hanno a cuore un principio di solidarietà. Raggiungere il traguardo di una legge di civiltà non sarebbe la vittoria di una parte. Il Parlamento direbbe all’Europa che l’Italia pensa al futuro, non ha paura, coltiva la fiducia.

Sentiamo evocare il problema dei numeri. Ma anche i conti si fanno con gli occhi di chi e cosa vogliamo guardare: se gli accordi politici che la fiducia o il voto in Aula potrebbero scalfire o invece quei circa ottocentomila minori nati in Italia da genitori immigrati. Ragazze e ragazzi cresciuti coi nostri figli, che qui hanno mosso i primi passi arrampicandosi sull’altalena del parco giochi, che qui hanno imparato a leggere, a condividere regole e ansie, a cantare l’inno, a mescolare cibi, preghiere.

Rinviare tutto al dopo, a un’altra legislatura, sarebbe una resa di quell’Aula che ha saputo approvare la legge sul fine vita e quella sulle unioni civili. C’è una destra più rozza che questa legge non la vuole. C’è chi furbescamente pensa di cavarsela invocando consultazioni sulla rete. Ma c’è il campo largo di chi prima del politicismo mette le persone e, anche così, restituisce senso alla politica.

E allora impegniamoci con ogni risorsa e strumento. Dobbiamo tentare ma per riuscirci davvero

Per sottoscrivere l’appello scivere a Pollastrini_b@camera.it

 

 

 

Martedì 13 ottobre 2015 il disegno di legge sullo Ius Soli ottiene il Sì dell’Aula della Camera.  Il testo della nuova legge sulla cittadinanza viene approvato con 310 sì, 66 no e 83 astenuti. Dopo due anni il Senato deve ancora discuterlo. Nel         2015 i deputati del Pd hanno applaudito, quelli  della Lega hanno urlato “Vergogna!”.         Al voto finale si sono astenuti i deputati M5S, mentre contro il testo hanno votato quelli di Lega, Fdi e Fi.