Amnesty International ha sollecitato le autorità israeliane a prendere una decisione immediata, se rilasciare o processare per un reato di riconosciuta natura penale una detenuta palestinese che rischia la vita, dopo 37 giorni di sciopero della fame.
{{Hana Shalabi}}, 30 anni, originaria del villaggio di Burqin, nella Cisgiordania nordoccidentale, è sospettata di far parte della Jihad islamica ma non è stata mai formalmente incriminata. La notte del 20 marzo è stata trasferita all’ospedale Meir, nella città israeliana di Kfar Saba, dove è ricoverata sotto costante sorveglianza armata.

Hana Shalabi ha iniziato lo sciopero della fame per {{protestare contro il trattamento subito durante l’arresto}}, il 16 febbraio, e lo ha proseguito dopo che il 21 febbraio è stata raggiunta da un’ordinanza di detenzione amministrativa.

In base alla detenzione amministrativa, {{le autorità militari israeliane possono imprigionare palestinesi della Cisgiordania senza processo e a tempo indeterminato, qualora siano sospettati di costituire una “minaccia alla sicurezza”.}} Sono più di 300, tra cui 20 parlamentari del Consiglio legislativo, i palestinesi attualmente sottoposti alla detenzione amministrativa.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani Physician for Human Rights – Israele, dall’arresto Hana Shalabi ha perso 14 chili e ha problemi alla tiroide e disturbi di altra natura.

Hana Shalabi faceva parte del gruppo di 1027 prigionieri palestinesi rilasciati da Israele tra ottobre e dicembre del 2011, nell’accordo per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit. Prima dell’arresto, aveva deciso di frequentare la scuola infermieri al College al-Rawda di Nablus.

Al momento del rilascio, nell’ottobre 2011, aveva trascorso 25 mesi in detenzione amministrativa nel carcere di HaSharon.

Oltre 20 prigionieri palestinesi hanno intrapreso scioperi della fame, alcuni dei quali vanno avanti da tre settimane.