Amnesty rilancia l’impegno impegno per sostenere le attiviste della campagna Un milione di firme con un appello e un’azione di solidarietà per Behareh Hedayat, studentessa e attivista della campagna Un milione di firme arrestata nel 2009 e accusata di “reati” quali aver rilasciato interviste a media stranieri. Pertanto è stata condannata a un totale di oltre 10 anni di carcere solo per aver lottato pacificamente contro la discriminazione delle donne e per i diritti umaniLa campagna Un milione di firme è stata lanciata da 52 donne e uomini, in Iran, il 27 agosto 2006, per chiedere l’abolizione delle leggi discriminatorie in vigore nel paese nei confronti delle donne.

La negazione di eguali diritti per le donne iraniane lascia molte di esse senza protezione dalla violenza domestica e da un adeguato accesso alla giustizia. La campagna offre una formazione legale di base ai volontari che, poi, viaggiano in tutto il paese per promuovere la campagna e per parlare con le donne nelle loro case così come in luoghi pubblici, informandole sui loro diritti e sulla necessità di una riforma giuridica. Le attiviste hanno, anche, l’obiettivo di raccogliere un milione di firme in tutto il paese per presentare una petizione che chieda di porre fine alla discriminazione legale contro le donne in Iran.

Le attiviste iraniane della campagna Un milione di firme vengono regolarmente arrestate dalle forze di polizia e le loro attività sono bandite perché chiedono una riforma del sistema giuridico discriminatorio verso le donne. L’obiettivo della campagna è quello di accrescere il livello di consapevolezza tra le persone e di coinvolgerle nella protesta contro le disuguaglianze nel sistema legislativo.

Il governo iraniano ha risposto a questa protesta pacifica e legittima con un aggressivo giro di vite. Molte attiviste – tra cui Behareh Hedayat e Alieh Aghdam-Doust – sono state arrestate. La polizia ha inviato una diffida a 62.000 donne per “uso non conforme del velo”. Sono state introdotte nuove leggi per limitare la possibilità delle donne di studiare all’università. Il sito internet della campagna è stato ripetutamente oscurato dalle autorità statali.

[Firma l’appello di Amnesty->http://www.amnesty.it/flex/FixedPages/IT/appelliForm.php/L/IT/ca/199]