Arcigay e Arcilesbica, congiuntamente al Gruppo EveryOne, lanciano un appello affinché a Pegah Emambakhsh, la lesbica iraniana (40) rifugiatasi a Sheffield (Regno Unito) che rischia la pena di morte nel suo Paese d’origine, venga concesso immediatamente l’asilo politico definitivo. Lunedì 27 sit in davanti all’Ambasciata Inglese di Roma in via XX settembre 80, prevista per lunedì 27 agosto 2007 dalle ore 18,30(Adnkronos/Ign) – L’Italia può giocare un ruolo chiave per impedire che la giovane omosessuale iraniana, Pegah Emambakhsh sia espulsa martedì prossimo dal Regno Unito. E’ quanto è
emerso nel corso dell’incontro presso l’Ambasciata britannica nella
capitale con alcuni attivisti del gruppo Everyone. I diplomatici
inglesi hanno ipotizzato che da Londra si possa bloccare l’espulsione
di fronte a un chiaro impegno politico dell’Italia ad accogliere
Pegah come rifugiata politica. Nel suo Paese infatti rischierebbe la
lapidazione.

“E’ la prima volta che esponenti britannici dimostrano piena
disponibilità nel caso di Pegah”, ha dichiarato Roberto Malini di
EveryOne. Oggi il gruppo ha consegnato in ambasciata una
documentazione che rivela come in Iran sia stata già emessa
ufficialmente una condanna a morte contro Pegah per istigazione
all’insurrezione dall’estero. “Abbiamo anche presentato dieci
testimonianze che attestano l’omosessualità di Pegah”’ ha detto Malini.

Londra ha infatti respinto la richiesta di asilo politico di Pegah,
sostenendo che la donna non può dimostrare i suoi orientamenti
sessuali e di conseguenza il rischio di essere giustiziata nel suo
Paese. Il 13 agosto la giovane è stata arrestata e portata in un
centro di accoglienza in attesa dell’espulsione. “Ci hanno
assicurato che questi documenti verranno subito inviati al governo
britannico”, ha aggiunto Malini.

Nei giorni scorsi il gruppo Everyone, che si sta occupando del caso
insieme all’Irqo (Iranian Queer Organization), ha scritto un appello
al Regno Unito. Ha chiesto che la richiesta di asilo fosse accettata
sulla base della protezione riconosciuta nella Dichiarazione
universale dei Diritti Umani agli individui, perseguitati per le loro
diversità. Nel 2005 Pegah è fuggita dall’Iran, passando per la
Turchia, dopo che la sua compagna era stata arrestata e condannata a
morte.

Nei giorni scorsi il Gruppo EveryOne aveva inviato ai migliori studi
legali del Regno Unito, grazie al sito della rivista Lawyers, un
appello affinché accettassero di farsi carico del caso di Pegah. E’
di oggi una notizia confortante: uno dei più qualificati e
prestigiosi studi legali inglesi si è assunto l’assistenza pro bono
della donna, avendo già ravvisato gravi errori alla base del’assurda
disposizione di rimpatrio forzato.