Reporter senza frontiere condanna la scandalosa sentenza del Tribunale di Teheran che ha condannato a sei mesi di carcere le ciberfemministe Parvin Ardalan, Jelveh Javaheri, Maryam Hosseinkhah y Nahid Keshavarz per aver pubblicato informazioni contro il regime. L’accusa è di aver collaborato con periodici digitali come “Zanestan” (“La città delle donne”) (attualmente oscurato) e “[Tagir Bary Barbary->http://www.forequality.info/english//]” (“Cambio per l’eguaglianza”) che sostengono la causa dei diritti delle donne in Iran.
_ “Le quattro giornaliste pubblicano i loro articoli su Internet perché le riviste per le quali scrivevano sono state censurate. sono vittime di un autentica persecuzione da parte delle autorità che le citano continuamente in tribunale per interrogarle sulla loro attività. Stanno soffrendo una pesante discriminazione, e chiediamo al governo di laciar cadere i capi d’accusa” ha dichiarato la portavoce di Reporter senza frontiere Clothilde Le Coz

Secondo l’articolo 500 del Codice Penale della repubblica Islamica “chi fa propaganda contro lo stato può essere condannato da tre mesi ad un anno di carcere”

L’avvocata {{Shirin Ebadi}}, premio nobel per la pace e difensora delle quattro giornaliste ha dichiarato alla stampa la sua intenzione di presentare ricorso e ha dichiarato a Reporter senza frontiere “Parvin Ardalan, Jelveh Javaheri, Maryam Hosseinkhah y Nahid Keshavarz sono state condannate solo per aver aver pubblicato informazioni e critiche contro alcune leggi ingiuste contro le donne iraniane” ed ha espresso la propria preoccupazione per il visibile peggioramento della situazione.
_ Infatti il parlamento iraniano è in procinto di approvare una nuova legge che aumenta le pene per i “delitti contro la sicurezza morale della società” e questo offrirà lo spunto per arrestare altri/e blogger.

{{Parvin Ardalan}} redattrice capo del sito “[Tagir Bary Barbary->http://www.forequality.info/english/]” è già alla terza condanna per reati simili e al momento ha totalizzato sei anni e mezzo di carcere compreso uno di reclusione senza condizionale.

{{Jelveh Javaheri}} è giornalista per la stessa testata telematica ed è già stata detenuta lo scorso 14 febbraio insieme a Nahid Keshavarz con l’accusa di aver attentato alla sicurezza dello stato e tra il 1 ° dicembre, il 2007 e il 3 gennaio 2008 è stata reclusa nel carcere di Evin, a nord di Teheran, insieme con Hosseinkhah, entrambe accusate di “disturbare l’opinione pubblica”.

Anche {{Nahid Keshavarz}} ha già conosciuto il carcere, dove è stata detenuta per dodici giorni nel 2007, ed è stata interrogata dai servizi di intelligence della Repubblica islamica per aver partecipato a dimostrazioni durante le quali sono state arrestate due militanti femministe. Attualmente ci sono ancora tre denunce nei suoi confronti.

{{Maryam Hosseinkhah}}, giornalista a entrambi i siti, detenuta dal 18 novembre 2007 fino al 3 gennaio 2008 ad Evin, insieme con Javaheri, ha ancora due cause pendenti.

L’Iran occupa la posizione 166 tra i 169 paesi censiti da reporte senza frontiere tra quelli dove minore è la libertà di stampa.