“Io non tratto” è la denominazione della campagna di informazione, sensibilizzazione, azione contro la tratta, promossa dal Coordinamento Antitratta di Palermo; undici donne nigeriane, da diverse località italiane, rilanciano l’appello per il riconoscimento della rappresentatività delle nigeriane vittime della tratta
{{Un anno fa, a Genova, lanciammo un appello per il riconoscimento della rappresentatività delle nigeriane vittime della tratta}}. Oggi, 29 giugno 2014, ancora a Genova, ribadiamo l’importanza di quella richiesta. Eravamo nove operatrici pari lo scorso anno, oggi siamo undici a fare accoglienza in modo autogestito e autofinanziato in diverse località italiane.

Esprimiamo anzitutto grande soddisfazione per il lavoro portato avanti dal Cordinamento Antitratta di Palermo, intitolato alla memoria delle nostre sorelle recentemente assassinate a Palermo,{{ Favour}} e {{Loveth}}, volgendo il nostro pensiero anche a {{Bose}}, uccisa poco tempo dopo di loro.

Le nostre sorelle uccise in Italia, una dopo l’altra, in diverse località, sono tantissime; {{un giorno riusciremo a raccogliere tutti i loro nomi per ricordarle}}. Il Coordinamento di Palermo dimostra che per affrontare i nostri problemi è indispensabile che le istituzioni, gli enti, le associazioni, lavorino insieme riconoscendo a noi una vera e diretta rappresentatività perchè non siamo solo l’oggetto di un lavoro sociale, ma siamo le protagoniste, i soggetti attivi, le donne che rappresentano se stesse.

Abbracciamo per questo la nostra sorella{{ Osas}} che a Palermo muove i suoi primi coraggiosi passi nell’affermare la dignità delle giovani nigeriane che sono o sono state vittime della tratta.

Chiediamo che tutti coloro che sono impegnati contro la tratta, riconoscano la nostra voce, ascoltino le nostre proposte.

Ringraziamo {{Isoke}} che ci rappresenta e le chiediamo un altro anno di impegno perchè noi non siamo ancora pronte a confrontarci, come lei fa, con i media, con le istituzioni, con l’opinione pubblica che spesso intepretano le nostre difficoltà culturali e linguistiche, come il segno della incapacità di rappresentarci: solo chi vuole affermare la sua superiorità, culturale, sociale, ecc. può chiudere gli occhi di fronte al fatto che esistiamo e che ci rappresentiamo.

Il nostro pensiero va alle studentesse rapite in Nigeria; sono oltre 200 che si aggiungono alle centinaia di migliaia che in circa 20 anni la Nigeria ha venduto all’Occidente come schiave al mercato del sesso, dei bambini, degli organi.

{Isoke, Genova – Pat,Torino – Joy, Milano – Sharon, Firenze – Evelyn, Roma –
Stella, Napoli – Linda, Verona – Iziegbe, Asti – Sandra, Cagliari – Susan,
Pavia – Ruth, Aosta}

{immagine da } http://www.unaqualunque.it/a/2494/il-gioco-del-potere-la-tratta-delle-donne-in-italia-la-storia-di-isoke-aikpitanyi.aspx