Riceviamo da Oria Gargano, Be Free Cooperativa sociale contro tratta violenze discriminazioni, questo contributo, in forma di racconto, sulle modalità di partecipazione alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne. Ma che bel sogno che ho fatto, stanotte!
{{Ho sognato che era già domenica}} e noi eravamo un fiume per le vie di Roma, belle e colorate come sappiamo essere, contente per il fatto di ritrovarci tutte insieme così in tante, a condividere il dolore ed il lutto
quotidiano per le violenze contro il nostro popolo, a condividere rabbia
solitudine e tristezza di tanti altri giorni, ad evocare quelle che con
noi non c’erano perché prive della forza della consapevolezza, e quelle
che con noi non c’erano perché non ci sono più…
Il cordoglio feroce e la strampalata allegrezza, la rabbia acuminata,
lucida, politica…

E {{al margine di noi}}, come pescatori speranzosi lungo un corso d’acqua, come viandanti affascinati da un prodigio, c’erano gli uomini, tanti, di tutte le età e di tutte le classi sociali, di tutte le provenienze e le
culture, attratti e intimiditi, non mescolati tra noi come eroi coraggiosi che spiccano fulgidi nella folla vincente delle donne come un fatto di folklore, ma esposti nella loro esclusione, costretti a demarcare la loro alterità dalla violenza dei maschi issando cartelli o mettendoseli sul petto, “Io non sono come gli altri”, “Io non sono cattivo”, come abbiamo dovuto fare noi che un giorno non tanto lontano ci siamo viste costrette a specificare che non siamo “né puttane né madonne ma soltanto e solo donne…”

E {{quei buoni maschi parlavano di loro}}, raccontavano a quanti li volessero
sentire di essersi beati del potere, di essere stati fieri di essere
maschi, di essersi aggirati lungo le strade della città come lupi affamati
di corpi di donne, di essersi scambiate fantasie di stupro negli spogliatoi
delle palestre e nelle sale sontuose dei loro CdA, di aver tradito ogni
donna per principio, di averci voluto veder tutte come corpi a perdere, di
essersi seccati delle nostre conquiste, di aver cancellato i nostri saperi,
di averci imposto la loro Storia ed il loro immaginario sessuale, di
essersi sentiti eroi perchè non ci avevano mai picchiate, stuprate,
comprate su una strada, uccise per difendere l’onore…

{{Partivano da sé.}} E ci ringraziavano per averglielo insegnato, umidi di
gratitudine come noi lo siamo state per millenni, ogni volta che ci
accoglievano al loro fianco regalandoci la cosa più preziosa che potevamo
ottenere: l’identità…

Anzi, non solo. Per dimostrare l’indubbia buona fede facevano professione di pentimento per i loro peccati, con il capo cosparso di cenere si trascinavano dolenti e a piedi scalzi dietro ad una simbolica donna crocefissa…

{{Quelli meno contaminati}} seguivano il nostro corteo tifando per noi,
incoraggiandoci, come spettatori di ciclisti in volata, donandoci sferzate
di energia positiva, facevano cori ed ola come quando vanno alla stadio, e si stupivano di poter partecipare ad un evento che li coinvolgeva senza
aggressività e rabbia e odio, e scoprivano come sia meraviglioso
condividere ai margini, rispettosamente, e consapevoli dell’evento che gli
appare davanti come un’epifania, e l’evento eravamo noi, e per una volta erano loro a fremere e a tremare per noi, erano loro umidi negli occhi e nell’attesa di un nostro sguardo distratto o di una nostra benevolenza casuale, distratta e preziosa…

Ci rendevano la scena, dopo averla occupata per millenni.
Ci tributavano la loro partecipazione palpitante e la loro solidarietà
come noi abbiamo fatto da millenni.
Si esponevano in nostro nome al ludibrio degli altri, di quelli come loro
ma diversi, indecisi su quale dei due gruppi fosse meglio schernire…
Così, {{ai margini}}, senza invadenza, senza pretese di essere invitati a casa nostra nel giorno in cui noi soltanto vogliamo rimanerci, tutti quei maschi non mi davano fastidio.

Io che mi sono mescolata alla folla per salutare il loro ritorno dalle
guerre, io che ho visto le loro parate gloriose di partigiani alle quali
non ero ammessa nonostante avessi lottato quanto loro, io che sono stata sotto a migliaia di tribune ad applaudire le loro grandi gesta, io che
sono cresciuta pensando che ogni scena è per loro e a me tocca, casomai, la buca dell’orchestra, che la Storia e per loro e per me c’è la cronaca nera, ero assai divertita per quello strampalato contrappasso, e me la rido ancora tra me e me, ora che sono sveglia.

{{Io i maschi al corteo li vorrei solamente così!}}