Nel dicembre 2009 l’indagine annuale del quotidiano Italia Oggi indicava Mantova come prima città italiana per sicurezza e qualità della vita. In pochi mesi siamo piombati nel vortice del bisogno di sicurezza, nel labirinto delle sensazioni di pericolo che diventano dati di realtà per legittimazione istituzionale. Il consigliere De Marchi afferma, in una lunga intervista sulla Voce del 12 agosto, di volere un osservatorio sulla “percezione della sicurezza” per capire come mai nei quartieri “ci sono situazioni crescenti di disagio e delinquenza mentre le statistiche dicono che i reati calano”. In molti fingono di ignorare l’esistenza di intere biblioteche di scritti che dimostrano come ogni ‘{{giro di vite’ }}– dall’approvazione del pacchetto sicurezza all’incomparabilmente più grave microviolenza nazionalista ed etnicizzata che ha preceduto l’esplosione delle guerre jugoslave degli anni Novanta e il genocidio ruwandese – sia stato {{preceduto da intense campagne mediatiche}} che seminavano tra la gente il senso dell’insicurezza, dell’oscura minaccia proveniente da un altro che si vuole ad ogni costo sconosciuto e pericoloso, anche quando è vicinissimo da sempre.

Da anni Articolo 3 ‘osserva’ la stampa in questo senso; se facessimo entrare nel nostro monitor anche le Tv locali avremmo un’idea più precisa di come {{gli immigrati, i sinti, i rom siano presentati ogni sera come minacce all’ordine e alla sicurezza dei ‘poveri’ cittadini}}. Che poi la violenza omicida si consumi all’interno delle famiglie, che l’illegalità che pesa davvero sulle tasche dei cittadini spesso indossi il doppiopetto, che racket e malavita si celino dietro forme di imprenditoria apparentemente ineccepibili – ma in realtà deviate e colluse con le mafie –, che gli abusi sui minori viaggino via internet e siano compiuti spesso da irreprensibili cittadini, di questo pare che gli italiani tendano a dimenticarsi. “Non voler conoscere la verità su se stessi …”

Sarebbe utile anche capire {{quali}} {{meccanismi psicologici allignino sotto la dilagante pratica della delazione}}:{ Mendicante davanti al negozio. L’allarme: “Molesta i clienti” }(Gazzetta, 22 agosto), sono decine i titoli di questo genere sulla stampa regionale e le segnalazioni che affiorano dalla lettura dei quotidiani locali. Ci sono mantovani che telefonano alle forze dell’ordine per segnalare gli accattoni, sempre, in quanto tali, molesti. E questa notizia ci spaventa perché {{la pratica della delazione ha una storia antica e tremenda.}} E, per non andare troppo in là, basterebbe ricordare che il fascismo si è retto fin dall’inizio sull’incoraggiamento alla delazione, sull’uso delle spie.
Mi dà fastidio, infastidisce i clienti del mio negozio, è brutto e sporchino, puzza, è troppo giovane e ben vestito per chiedere l’elemosina, si finge invalido, è lamentoso, è arrogante? {{Comunque avverto chi di dovere per farlo sparire: mi molesta e mi irrita}}.

{{Forse non tutti i mantovani sono così}}; forse la maggioranza è ancora serena, generosa e solidale. Chi lo sa… per ora! Ieri mattina in Valletta Paiolo un giovane fisarmonicista allietava le strade creando con la sua musica un’atmosfera d’altri tempi. Chiedeva sorridendo un aiuto. Da più di una finestra sono stati lanciati pacchettini di carta contenenti monete. Il ragazzo raccoglieva, ringraziava, continuava. Nessuno sembrava sentirsi molestato, qualcuno, come me, deve persino aver pensato che senza di lui la mattina sarebbe stata più triste.

Per un momento ho avuto la bella sensazione che nella mia città i “buonisti” siano ancora molti, almeno in periferia.

{Non voler conoscere la verità su se stessi è la forma contemporanea del peccato} ({{Kazimir Brandys}})

{immagine} da www.settemuse.it/pittori_scultori_europei/bou…