“Sono nata il 21 a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse generar tempesta”. I versi di Alda Merini, grande poeta recentemente scomparsa, sono il nostro portafortuna. Per questo sono scritti sulla tessera di IFE (Iniziativa femminista Europea), che in Italia, precisamente in Lombardia (terra di fondamentalismi ciellin-padani, mortifero impasto di familismo e celodurismo) ha visto la luce il 21 marzo 2008.IFE è un’associazione femminista composta da una rete internazionale di donne che si estende in tutta Europa e nel bacino del Mediterraneo.
_ Nasce in Francia, a Bobigny, nell’atelier “Donne e potere” durante la giornata internazionale delle donne che ha aperto il Forum sociale Europeo di Parigi del 2003.
_ La dimensione europea e l’approccio politico (ma non partitico) sono dunque i tratti “originali” di IFE.

IFE vuole credere ad un femminismo che sappia divenire una vera e propria soggettività politica, in grado di esprimere un punto di vista generale e critico sul mondo e di aprire contraddizioni e conflitti in tutti i luoghi dove agisce il potere tradizionale.

In Europa e nel mondo si ripete, infatti, un medesimo schema, che agisce sia nella vita sociale che in quella privata: le donne hanno meno diritti e meno opportunità degli uomini. Una parte consistente del pensiero maschile ha costruito un modello economico, sociale e culturale fondato sull’ esclusione ed il controllo dell’”altro” da sé. Da questo punto di vista la dominazione di un sesso sull’altro è universale e non può essere separata da tutte le altre forme di dominazione.

Tutto ciò produce un profondo deficit di democrazia, non solo nei suoi aspetti formali ma anche e soprattutto in quelli sostanziali a partire dall’uguaglianza dei diritti che per le donne non si è mai attuata compiutamente.

Anche la democrazia rappresentativa è in crisi. Il malcontento ed il distacco dalla politica di tante e tanti che non si sentono più rappresentati si orienta, in proporzioni sempre più preoccupanti, verso l’anti politica o verso movimenti e partiti che esprimono posizioni autoritarie, misogene, razziste e antidemocratiche.

In una simile situazione, le gerarchie ecclesiastiche irrompono sulla scena sociale, politica e culturale riaffermando fondamentalismi religiosi che rimettono in discussione il principio di laicità e il diritto all’autodeterminazione in particolare delle donne.
_ Promuovere partecipazione, riaffermare principi laici e democratici, estendere i diritti delle donne sono azioni necessarie e urgenti se non vogliamo rassegnarci all’imbarbarimento dei rapporti umani che potrebbe addirittura trasformarsi in una regressione di civiltà.

Per far questo cerchiamo di parlare con voce di donna e fare ascoltare la nostra voce; di promuovere la presenza delle donne in tutti i luoghi della vita sociale, economica, politica e culturale; sensibilizzare ed attivare le donne nei differenti paesi per favorire iniziative di mobilitazione collettiva in grado di difendere ed estendere i diritti delle donne; di lavorare alla costruzione di relazioni sociali e politiche in grado trasformare il potere e la sua gestione; di promuovere l’autoformazione e l’autodeterminazione delle donne attraverso il Progetto di Educazione Popolare Femminista.

Nel nostro secondo “seminario d’autunno” che abbiamo tenuto lo scorso ottobre per condividere pensieri ed azioni abbiamo convenuto di organizzare una giornata di studi sul lavoro, crisi economica e diritti delle donne e di iniziare un progetto di “educazione popolare” che promuova un pensiero critico sugli stereotipi femminili tornati oggi prepotentemente in auge.

Ci piacerebbe interloquire, discutere, confrontarci, condividere con altre donne anche per tenere aperti il più possibile spazi di libertà e di democrazia.

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