Il sistema di microfinanziamenti che dovrebbe (o avrebbe dovuto) aiutare milioni di persone, in particolare donne, a uscire dalla povertà sovvenzionando piccoli progetti d’impresa spesso agricola o artigianale, sta collassando perché i debitori non riescono più a pagare i loro mutui.Lo scorso 17 novembre il New York Times ha pubblicato un servizio sulla crisi del microcredito nello stato dell’Andhra Pradesh, uno dei più vasti dell’India, paragonandola apertamente allo scoppio della bolla dei mutui subprime che ha messo in ginocchio prima l’economia americana, e poi quella mondiale.
_ All’origine della crisi – questa la lettura del Nyt – c’è la speculazione che ha portato società di microcredito non solo indiane a concedere prestiti con tassi d’interesse molto alti e senza valutare la solvibilità dei poveri (perlopiù contadini) cui le somme venivano concesse. Un meccanismo che ha permesso alle società di raddoppiare i profitti, ma che ora rischia di mettere in ginocchio il sistema bancario indiano.
_ Ma la chiave di lettura più intelligente la fornisce{{ Ela Bhatt}}, la presidente di SEWA ([Self-Employed Women’s Association->http://www.sewa.org/]), il sindacato che organizza le donne occupate nell’economia informale.

Bhatt ha spiegato al Nyt che i poveri non hanno bisogno solo di prestiti per mettere in piedi un’impresa che funzioni. Hanno bisogno anche di consulenza finanziaria ed economica. Insomma, hanno bisogno di non essere lasciati soli.

– {{Fonte}} rassegna.it