Indecorose e libere!

Action-A, Centro donna l.i.s.a., Donnedasud, Infosex-esc, Le facinorosse, Le
malefiche,
La mela di Eva, Le ribellule diffondono questo documento, a cui si può aderire, per attraversare “indisponibili e ribelli” la giornata del 13 febbraio. In questa fase di profonda crisi, politica ed economica, il tema della
sessualità assume una nuova centralità; in questo contesto il ruolo delle
donne viene nuovamente determinato e strumentalizzato da dinamiche di potere
e ordini discorsivi ideologici e tradizionalisti.

Sicuramente {{da tempo c’è bisogno di una mobilitazione di donne contro il
governo e il suo premier}} e non di certo solo per gli scandali sessuali.

Le
donne italiane si collocano tra gli ultimi posti in Europa per libertà e
condizioni di vita, soprattutto in un quadro in cui il governo combina
{{l’adesione incondizionata all’integralismo cattolico con quella ai dogmi del
liberalismo sfrenato}}.

La direzione politica di Berlusconi è stata artefice di feroci {{leggi che
agiscono sul corpo delle donne}}, vittimizzandolo e stigmatizzandolo: la 40
sulla fecondazione assistita, l’abrogazione della legge contro la pratica
delle dimissioni in bianco, che consente il licenziamento delle lavoratrici
in gravidanza, l’aumento dell’età pensionabile sono solo alcuni esempi
eclatanti delle politiche messe in campo dal Governo.

A questi si aggiungono {{i ripetuti attacchi alla legge sull’aborto}}; la
dequalificazione e privatizzazione delle strutture sanitarie come, ad
esempio, i consultori (vedi la proposta di legge Tarzia per la regione
Lazio), l’ostracismo contro la diffusione della pillola RU486. Tutto questo
in un paese che disinveste completamente sui giovani e sul futuro,
tagliando i finanziamenti all’università e precarizzando selvaggiamente il
lavoro.

Donne e migranti sono i soggetti che subiscono le maggiori
conseguenze di questo sistema politico, vedendo negate le garanzie
fondamentali ad un’esistenza libera e dignitosa. Non da ultimo, l’istituzione
dei CIE, veri e propri Lager, in cui le donne sono costantemente esposte
alla violenza e all’arbitrio.

Gli scandali degli ultimi mesi che hanno avuto al centro la condotta
sessuale del presidente del Consiglio fanno emergere {{un quadro di relazioni
torbide e corrotte}}, in cui il ruolo della donna viene relegato ai peggiori
sterotipi espressione di un sessismo arcaico e volgare.

D’altra parte, gli appelli che in questi ultimi giorni hanno chiamato a
manifestare si rivolgono alle donne “per bene”, madri, mogli e lavoratrici,
assumendo di fatto come prospettiva la separazione tra donne rispettabili e
non rispettabili, invocando {{la difesa di una moralità univoca e astratta}}.

Il
rischio in cui incorrono queste posizioni è di colpire e stigmatizzare
indiscriminatamente chi “vende il proprio corpo”, ma non i discorsi e le
pratiche sessiste responsabili della dinamica complessiva. Invece di opporsi
realmente ad una certa idea retrograda e tradizionale della sessualità, non
fanno che riproporne, in modo simmetrico, i contenuti.

Crediamo invece che i nodi politici da rimettere al centro siano di tutt’altra
natura. {{Centrale è la questione della redistribuzione delle ricchezze }} tra
chi fa i profitti e chi sta pagando questa crisi, tra chi possiede palazzi
e chi non ha casa, tra chi si giova di stipendi milionari e chi non ha un
lavoro.
Ma crediamo soprattutto che sia giunto il momento che le donne prendano in
prima persona parola ed esprimano la propria posizione su temi che le
coinvolgono direttamente.

Da tempo la sessualità delle donne viene
controllata e disciplinata, ricondotta alla mera riproduzione e all’uso del
piacere maschile, in un quadro ambiguo in cui se da un lato le prostitute
vengono criminalizzate ed emarginate dalla società attraverso i pacchetti
sicurezza e le campagne moraliste, dall’altro, nei palazzi politici, se ne
fa uso e consumo.

E’ significativo che il momento di maggiore difficoltà del governo
Berlusconi sia prodotto da una questione di rapporti sociali che hanno al
centro la questione di genere. Questa volta sarebbe davvero {{una
straordinaria occasione per suscitare una rivolta delle donne,}} che affermi
l’importanza di una sessualità libera e consapevole svincolata dalla
mercificazione e dalle norme imposte, in cui decisivi siano il
riconoscimento dei desideri, la liberazione dagli stereotipi, e l’esercizio
dell’autodeterminazione.

E’ con questo sentimento che attraverseremo la giornata del 13, perché
pensiamo che sia{{ imprescindibile una presa di parola pubblica e determinata
da parte di tutte}}, per costruire un nuovo immaginario che affermi di nuovo
la vera libertà delle donne.

Ci vogliono addomesticate.{{ NOI SAREMO INDISPONIBILI E RIBELLI!
}}

{{action-A, centrodonnal.i.s.a., donnedasud, infosex-esc, le facinorosse, le
malefiche,
la mela di eva, le ribellule}}

per adesioni: 13febbraioindecoroseelibere@gmail.com

immagine da infoaut.org

Indecorose e libere

Roma, 22 novembre 2008, piazza della Repubblica ore 14: corteo di donne autorganizzato. La violenza maschile è la prima causa di morte e di invalidità permanente
delle donne in Italia come nel resto del mondo. La violenza fa parte delle
nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la negazione dei nostri
diritti, la violazione dei nostri corpi, il silenzio.

{{Un anno fa siamo scese in piazza in 150.000}} per dire NO alla VIOLENZA
MASCHILE e ai tentativi di strumentalizzare la violenza sulle donne, da
parte di governi e partiti, per legittimare politiche securitarie e
repressive e torneremo in piazza anche quest’anno perché i governi
cambiano ma le politiche restano uguali e, al giorno d’oggi, peggiorano.

In un anno {{gli attacchi alla nostra libertà e autodeterminazione sono
aumentati esponenzialmente}}, mettendo in luce la deriva autoritaria,
sessista, e razzista del nostro paese.

Ricordiamo il blitz della polizia al policlinico di Napoli per il presunto
aborto illegale, le aggressioni contro lesbiche, omosessuali e trans,
contro immigrate/i e cittadine/i di seconda generazione. Violenza
legittimata e incoraggiata da governi e sindaci-sceriffi che vogliono
imporre modelli di comportamento normalizzati in nome del “decoro” e
della “dignità” impedendoci di scegliere liberamente come condurre le
nostre vite.

{{La violenza maschile ha molte facce, e una di queste è quella
istituzionale}}: vorrebbero risolvere la crisi economica e culturale che
stiamo vivendo smantellando lo stato sociale.

{{Per salvare le banche}}, rifinanziare le missioni militari all’estero e
militarizzare le nostre città tagliano i fondi ai centri antiviolenza, ai
consultori e a tutti i servizi che garantiscono alle donne libertà, salute
e indipendenza,

{{Con la legge 133}} tagliano i fondi alla scuola e all’università pubblica
per consegnare l’istruzione nelle mani dei privati determinando la fine
del diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i.

{{Con il decreto Gelmini}}, migliaia di insegnanti, maestre precarie, perdono
il posto di lavoro, e viene meno un sistema educativo – il tempo pieno –
che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore libertà di movimento
e autonomia.

L’obiettivo delle riforme del lavoro, della sanità, della scuola e
dell’università è di {{renderci sempre più precarie e meno garantite}}:
mogli e madri “rispettabili” rinchiuse nelle case, economicamente
dipendenti da un uomo, che lavorano gratuitamente per badare ad anziani e
bambini.

{{Non pagheremo noi la vostra crisi!}}

{{SABATO 22 NOVEMBRE

SAREMO DI NUOVO IN PIAZZA}}

PER RIBADIRE
con la stessa forza, radicalità e autonomia che la VIOLENZA MASCHILE non
ha classe né confini, NASCE IN FAMIGLIA, all’interno delle mura
domestiche, e NON È UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO

E AFFERMARE CHE
al disegno di legge Carfagna, che criminalizza le prostitute e impone
regole di condotta per tutte, che ci vuole dividere in buone e cattive, in
sante e puttane, in vittime e colpevoli, noi rispondiamo che

{{SIAMO TUTTE
INDECOROSAMENTE LIBERE!}}

al decreto Gelmini che ci confeziona una scuola autoritaria e razzista, noi
rispondiamo che VOGLIAMO TUTTE 5 IN CONDOTTA!

ai pacchetti sicurezza e alle norme xenofobe che ci vogliono distinguere in
cittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che

{{SIAMO TUTTE CITTADINE DEL
MONDO E ANDIAMO DOVE CI PARE!}}

{Sommosse – Rete Nazionale di femministe e lesbiche}

per adesioni: sommosse_roma@inventati.org

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