A fine marzo e ai primi di aprile viaggio in Trentino, dove riesco a mettere insieme un appuntamento importante, quello del convegno Laikoday, ad Arco, (intenso evento organizzato con cura dalla rete dei Laici Trentini) con ben due presentazioni del libro.

In realtà se ne parlerà anche al convegno, ma andiamo con ordine.

Sia a Trento che a Rovereto la presentatrice è l’amica e compagna di strada Roberta Corradini, che ha declinato la lettura di Parole madri come femminista e studente di filosofia.

E qui la faccenda si fa interessante. La lettura di Roberta si focalizza sulla contraddizione tra il discorso pubblico che enfatizza la maternità come ruolo femminile per eccellenza e quello altrettanto pubblico che cancella il materno come valore proprio perché peculiare del femminile.

Le sue domande si orientano in quattro macro aree: femminismo, corpo, linguaggio e laicità.

Se filosofia significa amore della conoscenza è un fatto che le donne, che pure hanno prodotto pensiero nei secoli, da questa disciplina sono sempre state espulse, quando non colpite dalla violenza della misoginia che serpeggia da Aristotele in poi: a malapena ricordiamo Diotima, Ipazia, Mary Wollstonecraft, Simone Veil, Simone De Beuvoir.

In Parole madri quest’ultima è citata proprio per la sua affermazione femmine si nasce-donne si diventa.

Il passaggio simbolico, che segna l’evoluzione da sesso a genere, è centrale per allargare lo sguardo sul materno e connettere la maternità alla scelta e non al destino.

Roberta Corradini ha richiamato l’affermazione del libro in cui si sottolinea che nel mettere al mondo sono due i soggetti a nascere: la madre, colei che partorisce, e chi nasce, chi viene  al mondo.

Non poteva sfuggirle il passaggio nel quale racconto la rivelazione regalatami dall’incontro con Daniela Colombo, circa 30 anni fa, quando lei disse che il conflitto più profondo tra le donne non è quello per l’amore e le attenzioni di un uomo, ma l’essere o il non essere madri. E’ stato interessante lo scambio sia a Trento che a Rovereto, nella bella sede del Gruppo Cara Città , dove ho rivisto amiche care come Luisa Zanotelli e Rita Farinelli, perché parlare a partire dal testo offre un caleidoscopio di argomenti che spaziano dal femminismo al conflitto tra generazioni, dalla scelta che non un nome di chi non si riproduce alle prove di cambiamento nella relazione più speciale e irripetibile dell’esperienza umana quale è la maternità.

Al Laikoday il collega della Rai Gabriele Carletti inserisce Parole madri dentro al dibattito sull’emergenza laicità nel nostro paese, condiviso con Giuliana Sgrena: gli attacchi dei fondamentalismi delle religioni rivelate all’autodeterminazione femminile soprattutto in materia di scelte riproduttive da una parte e la debolezza di pezzi di mondo progressista nei confronti dell’Islam quando esso viene usato politicamente per imporre il relativismo culturale rendono assai duro il lavoro di chi vuole tenere la barra dritta sull’universalità dei diritti, il cui fondamento sono proprio i diritti universali delle donne. Alla prossima presentazione.