Voglio cambiare il mondo. 18 donne che hanno segnato la storia, di Consuelo Valenzuela, edito da Stampa alternativa (2019), segue la Guida alle più belle case di artisti in Italia, uscita con lo stesso editore (2018) e conferma le qualità divulgative, lo stile descrittivo, la scrupolosa documentazione dell’Autrice, romana, che “nel tempo libero ama leggere, viaggiare e cercare storie di donne che hanno compiuto grandi imprese ma di cui non ricordiamo nulla”.

Accomuna le prescelte il carattere forte, il non essersi “mai tirate indietro”, l’intrepidezza e l’anticonformismo, l’aver “con coraggio e libertà seguito le loro inclinazioni”. A ciascuna, “diversa per provenienza storica, sociale e geografica”, è dedicata una prima pagina con immagine in cammeo, nome, breve motivazione e frase propria o tratta da giornali e libri, d’epoca o successivi.

S’inizia con Fatima Al-Fihri, <La fondatrice della prima Università al mondo, Fèz in Marocco (IX secolo d.C.), con citazione da Averroè (XII secolo d.C.) e si termina con Wangari Maathai, <La donna che amava piantare alberi:Sono le piccole cose che fanno la differenza. La mia piccola cosa è piantare alberi” e ancora “mi hanno sepolto / ma quello che non sapevano / è che io sono un seme” (W. M., scomparsa nel 2011)>.

Immancabili Christine De Pizan, Elena Lucrezia Cornaro Psicopia e Olympe De Gouges, ma molte le poco note personagge tratte dall’antologismo e biografismo femminile contemporaneo: es. Harriet Tumbman (1822-1913), donna nera <in cammino verso la libertà> che scrisse: “ho cominciato con quest’idea in testa: ci sono due cose a cui ho diritto, la morte o la libertà”; Huda Shaarawi (1882-1947), cresciuta in un Harem, donna che si strappò il velo e fondò l’Unione Femminista Egiziana (Efu, 1923), autrice di Harem years. The memoirs of an Egyptian feminist,  figura tratta dagli studi di genere nel mondo mussulmano di Margot Badran.

Di forte impegno politico anche Manuela Sàenz (1797-1856), <La libertadora delle americhe>, citata dall’epistolario di Simon Bolivar e con versi di Pablo Neruda: Non c’è tomba per Manuelita / non c’è sepoltura per il fiore / non c’è tumulo per la distesa / non c’è il suo nome nel legno / né una pietra feroce del tempio (La insepolta di Paita, 1941); Irena Sendler (1910-2008) <l’angelo della porta accanto che salvò 2500 bambini ebrei dall’Olocausto e, sempre per lo stesso periodo di guerra, Lydmila Pavlichenko <la più famosa cecchina dell’urss> infallibile nel colpire più di trecento nazisti.

Pagine caleidoscopiche, agili alla consultazione, con buona bibliografia, in cui emergono la grande cineasta Elvira Notari (1875-1946); Jeanne Baret (1740-1807), la prima a circumnavigare la terra: <Sapeva bene al momento di imbarcarsi che avremmo navigato intorno al mondo, e questo viaggio aveva stuzzicato la sua curiosità.> (Louis-Antoine de Bougainville, Journal, Maggio 28-29, 1768); Barbe-Nicole Ponsardin Clicquot (1777-1876), <la grande dama dello champagne> che sfidò le convenzioni sulla vedovanza e creò un impero di bollicine; Takeko Nakano (1847-1868), <l’ultima Samurai> tratta da Samurai women. 1184-1877 di Stephen Tunbull, tra i primi studiosi di donne guerriere.

Non ultime, tra queste donne “di primato”  la grande viaggiatrice vittoriana Isabella Lucy Bird (1831-1904), autrice di Una lady nel West (1879), e Mary Anning (1799-1847) <la donna che amava andare a caccia di dinosauri> che definita da Ludwing Leichhardt, la “Principessa della Paleontologia”, che dette un inestimabile contributo a quella nuova scienza e il cui ritratto, con famoso martelletto per la ricerca dei fossili, è presso la Geological Society, a Londra.