Constance era bella e aveva gli occhi del colore delle violette e un’aria di Madonna preraffaellita che esaltava gli scrittori romantici e ancor più quelli decadenti. “Siamo disperatamente innamorati!” proclamava lui. Ad Oscar piaceva immensamente come Constance rideva. Cioè “a cascatella”. Inoltre era colta e intelligente. Cosa volere di più? Si sposarono nel maggio del 1884 nella chiesa di St. James Sussex Garden’s dopo lunghe corrispondenze più che “rapporti ravvicinati”. Lei indossava un abito stile impero color crema. Il velo, di seta indiana, era fissato sul capo da una corona di mirto. Una cintura d’argento, dono di nozze di Oscar, le cingeva la vita. Arrivano due figli: Cjril e Vyvyan. Ad Oscar piaceva trascorrere lunghe ore a giocare con loro.
Quando fece irruzione nella vita di Oscar il giovane Alfred Douglas, detto Bosie, Constance lo accolse con gentilezza. Quando lo scrittore e Alfred diventarono inseparabili e chiacchieratissimi, Oscar si fece vedere a teatro con a fianco sia la moglie sia Bosie per cercare di tacitare le malignità. Ma ormai tutta Londra sapeva. Allorché il padre di Bosie trascinò Oscar in tribunale, Constance fece di tutto per mettere al riparo dalle dicerie se stessa e i propri figli. Bosie, con la sua solita aria insolente ed angelica, le disse che era terribilmente spiacente per lei.
Il processo per sodomia intentato dal padre di Alfred, condannò Oscar alla reclusione. Constance dovette spiegare a Cjril e Vyvyan che il loro papà aveva infranto le leggi del Paese ma non lo denigrò ai loro occhi. Li indirizzò, invece, a provare comprensione per il padre.
Quando Constance morì Oscar aveva ormai espiato il suo peccato e si recò sulla sua tomba a Genova e le portò delle rose rosse. Qualcuno malignamente riferì che in quell’occasione esplose in un’isterica risata.
Oscar ha scritto una delle più belle favole per bambini “Il principe felice”. Forse, leggendola, i figli di Wilde ricordavano quando il papà si metteva a quattro zampe e imitava il leone, il cavallo e il lupo.
Nella commedia “Un marito ideale” Oscar Wilde aveva scritto: “Gli uomini possono essere analizzati, le donne solo venerate”. Ma non fu così. Constance era nata a Londra nel 1859 ed era figlia di un avvocato di Cork. Già da giovanissima aveva manifestato un grande interesse sia per l’arte sia per le lettere. Oscar e Constance si incontrarono ad un tè in casa della nonna di lei. Era il 1881 ed Oscar era già noto per le sue eccentrìcità e su di lui già circolava qualche chiacchiera maligna. Appena la vide Oscar fu incantato dalla sua aria di madonna preraffaellita e confidò alla madre che avrebbe voluto sposarla. Da parte sua, Constance scrisse al fratello che Oscar le piaceva molto. Constance parlava poco e Oscar definì “conturbanti” i suoi silenzi. Per anello di fidanzamento Oscar le donò un gioiello che aveva lui stesso disegnato: un cuore di diamanti che racchiudeva due perle. Lei gli prometteva: “Quando ti avrò come mio marito ti terrò legato a me con le catene dell’amore e della devozione così tu non mi lascerai mai e non amerai nessun altro… ”Lì per lì Oscar si sentì compiaciuto. Col passar del tempo, certamente, man mano che il suo desiderio si dirigeva “altrove”… atterrito. Si racconta che quando, nel salotto di casa, Oscar si presentò a fianco di Lord Alfred Douglas, Constance si rallegrò per quell’amicizia aristocratica e ne apprezzò l’inimitabile charme. Non capì o fece finta? In seguito alla condanna, per dissociarsi dallo scandalo, Constance cambiò il proprio cognome e, naturalmente, quello dei suoi figli. Solo diversi anni dopo la morte di Wilde, figurò sulla tomba di lei “moglie di Oscar Wilde”. In una lettera ricordò al figlio Vyvyan: “Qualunque cosa abbia fatto tuo padre, sappi che ne ha sofferto amaramente”. Quando la madre di Oscar morì, Constance, nonostante fosse già malata e fosse pieno inverno, affrontò un lungo viaggio per dare lei stessa a Wilde in carcere, la triste notizia. Oscar raccontava di essersi innamorato di lei per via dei suoi occhi color delle violette.
Constance morì il 7 aprile 1898. Sulla lapide della sua tomba troviamo scritto: Constance Mary figlia di Orace Lloyd. Una dizione che restò a lungo. Solo dopo molti anni venne aggiunto moglie di Oscar Wilde. Giusta dizione, ma Constance l’avrebbe voluta?
Risuonavano spesso in lei quelle parole che Oscar esibiva nei pub circondato da un pubblico di dandies: “Non esiste il marito ideale, il marito ideale resta celibe”. Nei primi anni di matrimonio Oscar vedeva Constance come una madonna floreale. Era dunque lui a sceglierle gli abiti che a quell’immagine più corrispondevano. Quando passeggiavano insieme, dato che la coppia era molto nota, molti sollevavano il cappello, ma i più li trovavano ridicoli e li sbeffeggiavano. Del resto Oscar non aveva mai cambiato la propria opinione a proposito del matrimonio: “La base di un solido matrimonio è una mutua incomprensione e dato che bisognerebbe sempre essere innamorati non bisognerebbe mai sposarsi”. Insomma Oscar sentì presto il desiderio di fuggire lontano dalla devozione di sua moglie.
Constance sapeva benissimo che lui era il principe-mago di quel regno chiamato Sodoma e nel De profundis che Oscar scrisse in carcere, forse le risuonavano a lungo nelle orecchie i versi di quel marito così lontano da lei che scriveva: “Tutti uccidono la cosa che amano. I più pietosi usano il coltello e c’è chi lo strangola con il male della lussuria”.
Di se stesso, lo scrittore disse che era stato colomba e sparviero. Con Constance fu soprattutto sparviero.
Del resto con impudicizia aveva confessato: “Su di me i lavori forzati non hanno funzionato. Un patriota imprigionato perché ama il suo Paese, continua ad amare il suo Paese. Un poeta imprigionato perché ama i ragazzi, continua ad amare i ragazzi”.