Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta al presidente della Repubblica inviata da Maria José Mendes Evora, cavaliere della Repubblica Italiana, migrante dal 1979 in Italia.
Caro Presidente
Giorgio Napolitano,

Con enorme rispetto e con la grande stima che nutro per Lei, mi sento di rivolgerLe queste semplici e modeste parole. Mi rivolgo a Lei con un Caro, perché {{Lei è caro a tanti di noi cittadini stranieri}}. Premetto che io sono {{una migrante arrivata in Italia nel 1979}} e che in questo momento seguo con grande preoccupazione il clima che si sta vivendo sul territorio rispetto al tema dell’immigrazione. Sono d’accordo che chi sbaglia debba pagare, ma non sono d’accordo sulla {{generalizzazione che si sta facendo sulle questioni che riguardano l’immigrazione in Italia}}, dove il pericolo è che ogni cittadino straniero venga visto, o meglio, venga considerato un potenziale “delinquente”. Mi sembra che {{se il clima continua su questi livelli, la vita non ci sarà facile}}. Però, mi permetta di fare alcune considerazioni al riguardo, nel dire che molti di noi (e cioè, la maggior parte dei cittadini stranieri), siamo in Italia con l’intenzione di lavorare e cercare di rispettare sempre le norme di questa Nazione. Perciò, {{sentirci in qualche modo etichettati}}…, non può che rammaricarci.

Le ragioni perché Le scrivo sono dunque dovute ad una mia e oserei dire a delle tante delusioni che molti di noi stiamo provando in queste precise ore. L’Italia l’ho sempre considerata un Paese civile, e vedere, oggi, che persino la cura ad un malato straniero, solo perché “irregolare o clandestino”, possa venire a mancare, mi induce a pensare che {{al centro sia collocato lo status della persona e non la persona in quanto individuo}}. Ciò, è qualcosa di preoccupante ed è anche inaccettabile. Ma, oltre a questo, vedo {{allontanarsi persino le possibilità per un cittadino straniero di poter ricongiungersi con la propria famiglia}} (es. il rischio di non poter dimostrare la richiesta capacità reddituale) e qui, domando: ma, dove è finito il diritto all’Unità della Famiglia? Diritto, tra l’altro, sacrosanto per la Costituzione italiana.

A leggere le attuali proposte di legge, mi preme dire che, di certo, {{la vita di un migrante non verrà facilitata}}; anzi semmai, vedo le possibilità di incontrare maggiore difficoltà. Faccio un altro esempio, la richiesta/rinnovo del permesso di soggiorno è pari a 200,00 €uro (e + una tassa); sembra banale, ma mi viene da chiedere: cosa ha di più lo stipendio di un cittadino straniero o quello di una famiglia migrante? Sarà che essi siano il triplo di un abituale stipendio medio italiano?

Signor Presidente, {{forse i legislatori hanno dimenticato che il numero minimo di persone che compongono un nucleo familiare solitamente sia pari a quattro persone.}} E quindi, la famiglia immigrata per restare in Italia dovrà avere un minimo di €uro 800,00 per acquisire i permessi di soggiorno (x 4 persone); e cioè, il guadagno mensile di un migrante (se tutto va bene). Tutto ciò, vale anche per le altre tipologie di permessi.

Sono convinta che qualsiasi straniero di buon senso vuole restare legalmente sul territorio e, quindi, La prego, faccia in modo che a nessuno venga negata questa possibilità.

Mi scuso con Lei, Signor Presidente, potrei continuare ad elencare molte altre mie preoccupazioni, ma so che oltre alle mie considerazioni, Lei dovrà ascoltare le considerazioni di un intero Popolo. Ma, La prego di intervenire con gli strumenti che ha a Sua disposizione.

Non volendo concludere con la solita retorica: “il migrante è una risorsa per l’Italia”, finisco dicendo: {{il migrante è una PERSONA e, in quanto tale, va rispettata.}}
In attesa di un Suo riscontro e convinta della Sua sensibilità riguardo il tema in questione, La saluto cordialmente. Auguro ed auspico la Pace e la tranquillità all’Italia e al Mondo nel suo Todo.

Maria José Mendes Evora, cavaliere della Repubblica Italiana

Roma, il 17 Febbraio 2009