“Prometto un welfare a misura di donna”: “Io donna”, il settimanale de “il corriere della sera” (6.9.08), titola così l’intervista di Maria Teresa Meli al ministro Sacconi sul suo “modello sociale ambizioso” che dovrebbe sostituire l’attuale modello “insostenibile – afferma il ministro – per la finanza pubblica e per le tasche degli italiani”. Il progetto del ministro ha come punto di partenza il “[libro verde del welfare->http://www.governoinforma.it/attualità/news/luglio/libro-verde-sacconi.aspx]”, cioè l’avvio di una consultazione pubblica su alcune ipotesi di nuovo modello di Stato sociale ma intanto c’è già un’ipotesi del ministro: “un modello che rafforzi l’autosufficienza delle persone”, che si faccia “carico della salute degli italiani sin dall’inizio, orientandoli a determinati stili di vita e così prevenendo certi rischi”. Ed a questo riguardo, alla giornalista che lo insegue con domande che cercano di andare al concreto, viene fuori la prima soluzione per la salute: concentrazione dell’impiego delle “tecnologie e funzioni di eccellenza” in {{pochi complessi ospedalieri}} per i malati acuti, eliminazione di “tanti ospedali marginali”, rivalutazione della figura del {{medico di famiglia}}. Tutto bene ma… qualche dubbio sulla soluzione “medico di famiglia” viene quando l’idea guida è quella che “{{un modello sociale ambizioso non può essere solo a carico delle pubbliche amministrazioni, deve coinvolgere le famiglie, il volontariato, le attività non profit}}” ed “anche il ‘privato’ profittevole” magari con un “rigoroso selezionatore” pubblico per evitare la malasanità.

Che questi siano i punti di riferimento del nuovo modello sociale viene ribadito dal ministro quando Maria Teresa Meli va sul concreto del rapporto nuovo modello sociale/ donne, visto che per il ministro “la {{donna come diceva Marco Biagi, è il mainstreaming,}} perché essendo, purtroppo, il soggetto più debole, è il metro con cui giiudichi la giustezza di un modello sociale”.

{{Asili Nido}}? “Per sviluppare di colpo un fortissimo incremento di questi servizi non si possono solo investire soldi, bisogna anche stimolare una diversificazione di offerte: asilo pubblico, privato, parrocchiale, aziendale, interaziendale, condominiale…”. Mancano solo quelli del “quartierino”: c’è spazio per la creatività imprenditoriale di giovani e vecchie!

E {{il parente anziano}}? E’ giusto che una persona non autosufficiente continui a vivere a casa e per evitare che il peso ricada sulle spalle delle donne: servizi di assistenza domiciliare che sostengano le famiglie oppure propongano soluzioni miste esterno/famiglia. “L’importante come sempre è offrire più soluzioni”, chi le debba poi offrire è tutto da vedere.

Lo stesso ministro, riguardo alle donne, pone il {{problema dell’orario di lavoro}}. “Servizi di cura all’infanzia e orario di lavoro flessibile sono i due grandi temi della donna: nessuno si illuda di sostituirli con incentivi fiscali o finanziari”. Giusto ma come nel regno della precarietà? Non si dice, ma forse: famiglia, volontariato, non profit? Più flessibile di così….