L’associazione D.i.Re Donne in rete contro la violenza ha detto la cosa essenziale da dire sulle parole del video di Beppe Grillo: un fulgido esempio della cultura dello stupro.

Qui il testo del comunicato:

“Con il suo video sbraitante in difesa del figlio Ciro Beppe Grillo mostra in tutta la sua evidenza il funzionamento della vittimizzazione secondaria: le donne non sono credute, la violenza viene minimizzata, il comportamento della ragazza giudicato quasi fosse lei l’accusata”, afferma Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, a proposito del video diffuso dal comico e leader del M5S in cui si scaglia urlante in difesa del figlio Ciro Grillo, che potrebbe essere rinviato a giudizio oggi con l’accusa di stupro.

Non si è consenziente perché si denuncia ‘dopo’. E quanto tempo dopo una vittima di stupro perfetta dovrebbe denunciare la violenza?”, chiede provocatoriamente Veltri.

“Nonostante tutto ciò che sappiamo sulle dinamiche della violenza, ogni comportamento di una donna che denuncia uno stupro viene guardato con sospetto. Non si è consenzienti quando si è obbligate ad avere rapporti sessuali contro la propria volontà o quando non si può prestare consenso perché ubriache”, fa notare ancora la presidente di D.i.Re.

A volte tacere in attesa che la giustizia faccia il suo corso può essere un valore”, aggiunge Veltri. “Qui invece vediamo un fulgido esempio della cultura dello stupro, e un noto personaggio pubblico che in poche battute dà voce a quella squallida quanto utilizzata e vergognosa vittimizzazione, che rimette al centro la donna come soggetto consenziente di una cultura patriarcale che purtroppo alberga anche nei nostri tribunali e viene legittimata e diffusa dai media”, conclude la presidente di D.i.Re.