Alla Manifestazione Nazionale di Amantea del 24 ottobre eravamo in tanti a dire
basta ai veleni, forse 30.000, 35.000 secondo stime ottimiste, 20.000 per la
Questura. Nei giorni che hanno preceduto la manifestazione avevamo capito che il clima era
cambiato. C’era un’attenzione ed una partecipazione tutta nuova intorno ai lavori
degli organizzatori. Le adesioni sul sito del [Comitato civico Natale De Grazia->http://www.comitatodegrazia.org] crescevano di giorno in
giorno: associazioni, movimenti, ambientalisti, comitati, circoli, sindacati,
singoli cittadini, scuole, comuni, istituzioni varie.

Non era mai accaduto prima che ad una manifestazione arrivassero così tante adesioni
e così diverse tra loro: dai movimenti alle istituzioni, dai sindacati alle
associazioni degli industriali, dai cittadini alle organizzazioni di partito, dagli
studenti agli insegnanti, dai pescatori agli operatori turistici.

In tutto 325 adesioni al 24 ottobre, ma il flusso si allarga su internet e nei
discorsi tra le persone interessate, affinché rimanga viva l’attenzione sul dopo
manifestazione.

Al di là degli schieramenti tradizionali qualcosa di diverso ha scosso le coscienze: forse abbiamo capito, finalmente, che c’è a disposizione una sola terra, un solo
mare e che questi sono stati fortemente compromessi dalle ecomafie, dal malaffare,
dalla politica corrotta.

Non c’è più tempo per tergiversare, per fare distinguo, per vedere meglio cosa fare,
per cercare di intervenire, forse, fra tre mesi, magari fra tre anni. Il problema
non è più rinviabile, i governi non lo hanno ancora capito, ma i cittadini sì.

Questa volta lo hanno capito per primi i cittadini calabresi, anche se in Campania
il punto di non ritorno è già stato sfiorato, ma non è tempo di fare graduatorie
delle coscienze, è tempo di partire da noi dalla nostra realtà calabrese per aprire
il problema a livello nazionale, all’area del Mediterraneo, all’Europa, al mondo.

Perché i cittadini del mondo, ciascuno a partire dal proprio territorio, si
interroghino su come vengono smaltiti i rifiuti radioattivi, i rifiuti tossici, i
rifiuti.
_ Se è vero che la mafia è diventata un’organizzazione raffinata che agisce a livello
internazionale muovendosi con disinvoltura sui mercati finanziari, sui traffici di
droga, di armi, di esseri umani e in tutti i settori dove si fanno affari, è da
considerare che lo smaltimento dei rifiuti sia diventato un business rilevante.

L’elevato costo dello smaltimento dei rifiuti tossici – se effettuato adeguatamente
ed in maniera regolare – contribuisce ad innalzare i budget, ma i costi realmente
sostenuti dalle ecomafie, quando i rifiuti vengono “smaltiti” illecitamente,
precipitano vertiginosamente ed è questo il grande affare.

Queste dinamiche, per certi versi complesse, si sono svelate ai cittadini calabresi
che sembrano averne compreso la loro elementare ed essenziale pericolosità che
mette in discussione la loro stessa esistenza. Lo hanno capito le mamme di Crotone
che hanno mandato i loro bambini nelle scuole costruite, a loro insaputa, con i
rifiuti tossici della Pertusola. Una di loro era alla manifestazione ed urlava di
dolore.

Lo hanno capito le famiglie degli operai della Marlane, azienda che per anni ha
interrato i rifiuti tossici sui terreni intorno alla fabbrica e nel paese di Praia a
mare.

Lo hanno capito i pescatori di Cetraro che riescono a vendere il loro pesce ormai
solo alla ‘ndrangheta, a quelle famiglie che con questo gesto di comprare le loro
cassette di pesce vogliono dimostrare che non è vero niente, che è tutta una
montatura.

Ma la verità è venuta a galla. Così come la Jolly Rosso, nonostante il peso del suo
carico di veleni e l’acqua imbarcata, si è rialzata, ha galleggiato un po’ e, poi,
si è spiaggiata ad Amantea, così la verità è emersa in tutta la sua drammaticità ed
irreversibilità: le politiche del malaffare, le mafie non sono più sostenibili, ci
uccidono a volte lentamente con malattie e tumori, a volte rapidamente come nel
caso del capitano Natale De Grazia, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin che indagavano
sulle navi dei veleni.

Non si torna più indietro, quando si uccide il territorio, il mare, le persone oneste.

La raccolta delle firme per la petizione per il recupero immediato dei rifiuti
tossici era stata particolarmente indicativa delle emozioni provate dai calabresi.
_ I
banchetti presi letteralmente d’assalto da cittadini decisi a fare qualcosa per
affrontare adeguatamente la questione delle navi dei veleni e di quelli interrati
illegalmente, ha dato la misura di come il problema sia sentito.

I cittadini hanno firmato convinti senza alcuna esitazione, hanno colto l’occasione
per commentare insieme gli eventi e per suggerire iniziative adeguate da
intraprendere nei prossimi giorni.

E’ necessario partire da qui, da questa indignazione che vuole trasformarsi in
azione, da questa cittadinanza attiva per avviare un lungo percorso che cambi
profondamente il governo dei nostri territori e il modo stesso di concepire il
nostro stare al mondo.

E’ necessario, quindi, chiedere con forza – come sostiene il Comitato civico Natale
De Grazia – che il governo italiano e l’Unione Europea:
_ intervengano
immediatamente per la bonifica della vallata del fiume Oliva dove sono state
interrate scorie tossiche e radioattive;
_ recuperino tutti i fusti che si trovano
nella nave affondata a Cetraro; vengano individuati e bonificati gli altri siti
inquinati come quello di Crotone, Praia a Mare, Cassano, Metramo, Aspromonte, ecc.;
_ sia effettuata l’analisi epidemiologica sui territori inquinati per conoscere gli
effetti dei materiali ritrovati sulla salute degli abitanti insediati in quelle
aree;
– sia decretato lo stato di emergenza e vengano reperite le somme necessarie
per gli interventi immediati; venga costituita immediatamente una Commissione
straordinaria per l’emergenza Calabria che operi di concerto con la Commissione
competente dell’UE.

Resta chiaro che i cittadini non accetteranno ritardi, omissioni, disinformazioni e
depistaggi già avvenuti nel passato ed oggi ancora in atto.

Prossime tappe: Roma, Strasburgo.