Al giornale Rai 3 di stamattina 22 novembre 2008, ore 6,45, si è detto
che le femministe e lesbiche cercheranno oggi di ripetere il successo
dell’altr’anno. Grazie della menzione?Chiariamoci, a noi donne non ci paga nessuno, non siamo in tournee, non
siamo attrici di nessuna telenovela o animali da circo da contenere in
una gabbia: saranno più quelle che rimarranno a casa per molte
giustificate ragioni che quelle che potranno essere in piazza.
_ Noi
ci saremo e con molte difficoltà economiche e personali, per dar voce
proprio a quelle che non ce l’hanno, tantomeno visibilità, dati i Muri
che vengono febbrilmente eretti e le Porte che si chiudono, sbattute in
faccia.

Non siamo per niente felici di riesibirci, gridando o in
silenzio denunciando i numeri delle violenze che le donne subiscono
quotidianamente in questa e in altre parti del mondo e non siamo per
niente felici di denunciare, con innumerevoli difficoltà di spazio ed
espressione nel farlo, quale politica mortale di controllo, a titolo
di Vita e di Bene, reprime e imperversa sulle nostre esistenze.

Non siamo per niente grate dell’attenzione dei Media che continuano a
contarci e immortalare la nostra diversità di esistenza: siamo e saremo
dentro e fuori questo sistema che fa della nostra vita uno
sbandieramento di “consumo”, grazie alla “carità ” sempre più precaria
del nostro lavoro e impegno.

Siamo e saremo in piazza, tra tutte e
tutti, a denunciare la violenza maschile, delle Istituzioni, delle
Amministrazioni, del Vaticano, delle Chiese tutte che da sempre
impongono l’Adorazione Perenne della santità e del martirio.

Non siamo
bambole insanguinate, non siamo manichini da esporre o bersagli di
continue aggressioni fasciste, né i figli che abbiamo sono bambolotti
di pezza, tantomeno le nostre compagne di cammino, come i nostri
compagni di vita sono numeri di morti da giocare al Lotto o buttare in
un cassonetto dopo aver grattato le Cifre e aver vinto un buon “pezzo”
sui Media.

Manchiamo volutamente di quella “intelligenza politica e
folle coraggio” che delega al potente di turno, il nostro presente e
futuro, sfruttando il passato, scritto nella Costituzione Italiana e
nella Carta dei Diritti Umani.
_ Non ci preserva nessuna Cappellina o
Cupola misericordiosa, continueremo a lottare e denunciare e resistere,
decidendo noi quando stare in silenzio o gridare e come condurre la
lotta per la libertà di pensiero e una vita dignitosa, per tutte e
tutti, senza chiedere la Grazia e tantomeno dire grazie a chi sfrutta e
usa, quotidianamente, la protesta.
_ Non paghiamo e non pagheremo noi la
crisi e la guerra: i conti li sappiamo fare e li facciamo ogni giorno,
con un’esistenza sempre più precaria e un presente indegno, che
preconizza futuri da incubo e allegri banchetti e balletti al Tavolo
delle Contrattazioni: non siamo merce, tantomeno di scambio e
bottino, per nessuna e nessuno.