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Non hanno più aziende da comprare ma non possono restare fermi, devono crescere ancora conquistando nuove fette di mercato. Negli ultimi trent’anni, i colossi delle sementi e degli agrotossici del pianeta hanno imposto fusioni e acquisizioni a ritmi forsennati, dal 2015 hanno cominciato a tentare di divorarsi tra loro. Il risultato potrebbe essere che solo tre gigantesche imprese avranno il controllo totale dei primi anelli della catena agricola industriale, compresi la ricerca e lo sviluppo. Monsanto conta sul fatto che se vengono autorizzate le fusioni tra la Syingenta e le altre, non sarà possibile impedirle di unirsi alla Bayer e alla Basf. Gli ultimi progetti di fusione sono però finiti sotto esame dell’antitrust in diversi paesi, cosa che può significare molto, soprattutto se c’è pressione sociale e pubblica contro di loro. Il Gruppo Etc fornisce informazioni utili a chi vuole opporsi
viaorganica.org

Illustrazione tratta da Via organica.org

 

Dallo scorso anno, il settore industriale chimico-sementiero è in eruzione e, se non lo preveniamo, la sua cenere tossica cadrà nei nostri piatti. La Monsanto, la più grande società di transgenici e sementi commerciali del mondo, per due volte ha cercato di acquisire la Syngenta, la più grande multinazionale di pesticidi, con il fine di costituire una mega-società che sarebbe diventata la numero uno in entrambi i settori. La Syngenta però ha rifiutato e ha deciso di fondersi con la ChemChina. Per contrastare questa mossa, la Monsanto ha quindi iniziato alcune trattative con altri due dei sei giganti mondiali di agrotossici e transgenici: la CBayer e la BasfCC. Poco prima, anche la DuPont e la Dow Agrosciences avevano deciso di accorparsi.

Se già il fatto che sei multinazionali dominano alte percentuali nella vendita di sementi e agrochimici costituisce un attentato alla sicurezza e alla sovranità alimentare dei paesi, adesso ci troviamo davanti alla prospettiva che questi mercati globali finiscano nelle mani di tre sole società.

Il Gruppo ETC ha avvertito di questi movimenti già l’anno scorso, spiegandone la logica e le conseguenze nel documento “Campo Jurásico: Syngenta, DuPont, Monsanto: la guerra de los dinosaurios del agronegocio” (http://goo.gl/d8tbdA)

Negli ultimi tre decenni, le vecchie e potenti imprese dell’industria chimica, con più di un secolo di vita, si sono messe a comprare in tutto il mondo le aziende sementiere che fino a quel momento erano migliaia ed erano molto decentralizzate. Lo hanno fatto per creare un mercato oligopolistico che obbligasse gli agricoltori a comprare le sementi assieme ai loro agrotossici (che chiamano agrochimici perché sembrino meno dannosi). Il risultato più evidente di tale politica di vendita “abbinata” sono state le sementi transgeniche, manipolate per tollerare alte dosi dei veleni delle stesse multinazionali.

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Immagine tratta dalla pagina di ETC group

Fino al 2015, sei imprese, Monsanto, Syngenta, Dow, DuPont, Bayer e Basf, controllavano assieme il 75 per cento del mercato mondiale dei veleni agricoli e il 61 per cento delle sementi commerciali di ogni tipo, oltre al 75 per cento della ricerca agricola privata. Per quanto riguarda le sementi transgeniche, le sei società controllano il cento per cento, vale a dire il mercato globale, anche se alle volte non vengono riconosciute perché mantengono i nomi delle imprese che hanno comprato in precedenza. La DuPont, ad esempio, nel settore agricolo e delle sementi è più conosciuta come Pioneer Hi-Bred.

In tre decenni, il ritmo delle fusioni e delle acquisizioni nel settore delle sementi e degli agrotossici è stato tale che si è arrivati al punto-limite in cui non rimangono più aziende da comprare; le compagnie però vogliono continuare a crescere per controllare porzioni sempre più grandi del mercato. Per questo cominciano a divorarsi una con l’altra. Il risultato potrebbe essere che solamente tre gigantesche imprese avranno il controllo totale dei primi anelli della catena agricola industriale, compresa la ricerca e lo sviluppo. Per tali motivi, queste fusioni sono adesso sotto esame da parte dell’antitrust in diversi paesi, il che può significare che non si materializzino: soprattutto se c’è pressione sociale e pubblica contro di loro. La Monsanto conta sul fatto che se vengono autorizzate le fusioni tra la Syingenta e le altre, non sarà più possibile che le venga impedita la fusione con la divisione agricola della Bayer e/o Basf. Secondo gli analisti, la Syngenta in parte ha preferito la ChemChina  perché,  essendo questa un’azienda parastatale cinese, potrebbe eludere l’antitrust. Tuttavia, un gruppo di organizzazioni internazionali e cinesi hanno già avviato un’azione affinché il governo della Cina si opponga a questa fusione, data la diffusione di maggiori e peggiori agrotossici che questa comporterebbe (http://goo.gl/YILmBD )

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Nulla indica che la concentrazione corporativa termini lì, anche se rimangono solo tre imprese. La logica della ricerca di profitti delle corporations dell’agrobusiness sarà quella di integrare questi cartelli di sementi e pesticidi con gli anelli successivi della catena industriale, ossia con le corporations dei fertilizzanti o dei macchinari agricoli, con le quali già esistono delle partnership. L’obiettivo è estendere il controllo sugli agricoltori, integrando in un unico fornitore le sementi, i pesticidi, i fertilizzanti, i macchinari, i servizi sui dati climatici, fino alle polizze assicurative per l’agricoltura. Tutto questo significherebbe livelli senza precedenti di controllo dell’agricoltura da parte di poche società.

Per le comunità e le organizzazioni contadine che sono quelle che nutrono la maggioranza dell’umanità e che in grande maggioranza hanno sementi proprie, così come le molte che hanno optato per un’agricoltura biologica, forse queste fusioni potrebbero sembrare irrilevanti, perché in ogni caso non sono loro clienti. Tuttavia questi giganti industriali aumenteranno la forza per plasmare a proprio vantaggio gli accordi sul commercio in agricoltura, le sovvenzioni e i programmi rurali, le leggi sul lavoro, sementi e brevetti, i regolamenti sull’uso del suolo, sull’uso di pesticidi e finanche gli investimenti pubblici per le infrastrutture: tutto a vantaggio dei loro affari. Tutto questo ha già impatti molto negativi sulle economie contadine. Se a livello globale le nuove fusioni si materializzano, il lobbying delle super-imprese che rimangono, sarà molto maggiore. Esistono già iniziative della società civile volte a impedire legalmente che queste fusioni si concretizzino. (http://goo.gl/9006sd). In definitiva, si tratta dell’alimentazione di tutti.

Pubblicato su La Jornada con il titolo La pelea de Monsanto por mantener su reinado

 

Alcune idee per promuovere azioni contro queste fusioni

Praticamente in tutti i paesi c’è almeno un ufficio che esamina le fusioni commerciali e nella maggioranza dei paesi ci sono anche normative antitrust e strutture che vigilano sugli investimenti stranieri o, in particolare, sulle acquisizioni di imprese locali da parte di imprese straniere.

Per ottenere maggiori informazioni su quanto si può fare a livello individuale o come organizzazione per fronteggiare legalmente queste fusioni in ogni paese, si può contattare il Gruppo ETC a questo indirizzo  mail  etc@etcgroup.org indicando come oggetto “More Information on Mega-Mergers Requested“.

Sul gruppo ETC verranno anche pubblicate delle proposte di possibili azioni (in inglese, francese, spagnolo e portoghese)

Tratto dal documento Monsanto, voracidad infinita  pubblicato dal Gruppo ETC