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La campagna elettorale Usa e’ entrata nel vivo. La questione piu’ spinosa di queste elezioni e’ esplosa come una bomba ad orologeria : il sessismo.
Con le recenti dichiarazioni, (emerse con un tempismo perfetto) Trump ha attirato a se’ critiche e condanne trasversali. A partire dal Presidente Barack Obama, per finire con Reince Preibus a capo del partito Repubblicano, che ha parlato di “affermazioni oscene”.
Oramai il dado e’ tratto e niente sara’ piu’ come prima.
La candidatura di Hillary Clinton per molto tempo aveva affrontato il problema solo di striscio. Forse per strategia politica o, forse, perche’ non ci si aspettava una resistenza della cultura machista, cosi’ coriacea da portare in auge Donald Trump.
Il peso economico del tycoon ha fatto la differenza, certo. Anche il suo stile inelegante puo’ aver fatto breccia su piu’ di un americano. Ma cio’ che ha pesato molto, nel creare una situazione per cui il concorrente della Clinton fosse una delle persone meno adatte in assoluto a fare il Presidente, risiede nel fatto che la candidata alla Casa Bianca sia una donna.
“Quando sei potente puoi fare alle donne cio’ che vuoi”. Con queste parole Trump e’ sembrato voler ricondurre tutto il genere femminile indietro di 300 anni. Quando le donne erano trattate alla merce degli animali. Soggetti senza una personalita’ giuridica, senza diritti di voto, ne’ diritti di famiglia. Solo doveri verso l’uomo di riferimento, fra cui il dovere alla riproduzione senza essere mai interpellate. Senza diritto di proprieta’ su nulla, neanche sugli stessi figli, che in caso di comportamento sovversivo della donna (come avvenne per molte suffragette) potevano esserle sottratti con la sola volonta’ del padre.
Tutto questo e’ racchiuso dietro la affermazioni del candidato alla Casa Bianca. Non si tratta solo di una “ battuta da spogliatoio ” come ha sostenuto lo stesso Trump cercando di difendersi. Linea di difesa che ha trovato molti sostenitori anche fra diversi “democratici” italiani.
È ora di dirlo una volta per tutte. Dietro ogni battura da spogliatoio o da bar, dietro ogni risata di assenso a tali affermazioni c’e’ una cultura che offende e umilia le donne ovvero le sorelle, le madri e le figlie di quegli stessi uomini che ridono al bar.

Nel 2016, pero’, le donne non vivono piu’ in uno stato di ignoranza come avveniva prima, ma sono parte attiva della societa’ politica. L’altra meta’ del cielo da oggi non fara’ piu’ sconti.
La risposta alla gravita’ di queste affermazioni non si e’ fatta attendere. La condanna e’ stata unanime. Anche il candidato alla vice presidenza Mike Pence ha preso nettamente le distante, dichiarando: ”Le parole di Trump sono indifendibili mi sento offeso come marito e come padre”.
Cosi’ forte e’ stato il colpo che persino il supponente tycoon, dall’alto della sua montagna di soldi ha dovuto scusarsi pubblicamente.
Pensare che le donne siano inferiori e’ un reato, ma soprattutto e’ frutto di un pensiero politico totalitarista. Un’accusa di sessismo negli Usa e’ grave come una di razzismo poiche’ racchiude in se’ un atteggiamento e delle politiche che si avvicinano ad un “cultura” fascista.
Lo sa bene l’opinione pubblica americana e tutta la sua classe politica. Queste affermazioni non sono “frasi da spogliatoio o da bar”, ma espressioni antidemocratiche che non possono avere asilo in una societa’ che vuole dirsi democratica.
Le parole inquietanti del candidato presidenziale hanno scoperchiato il suo gioco e la sua visione del mondo. Come il bambino della favola di Hans Christian Andersen I vestiti nuovi dell’imperatore che disse :”Il re e’ nudo”, mettendo in ridicolo il sovrano vanitoso e i suoi sudditi sciocchi. Allo stesso modo queste “frasi da bar” hanno dimostrato la posizione antidemocratica del magnate ignorante che non puo’ diventare Presidente. A meno che, l’elettorato statunitense non scelga di eleggere un dittatore lontano dalle pratiche democratiche, in una parola un Re. Con buona pace della Rivoluzione Americana.