Con una conferenza stampa, in cui ha letto un’ampia dichiarazione (di cui riportiamo di seguito stralci), si è conclusa il 26 gennaio a Roma la visita in Italia di Rashida Manjoo, relatrice speciale dell’Onu per la violenza contro le donne: 12 giorni di incontri fra Roma, Milano, Bologna e Napoli non solo con rappresentanti delle istituzioni ma anche con donne impegnate nei Centri antiviolenza, “superstiti della violenza”, detenute in carcere.Dopo aver ringraziato il governo italiano per aver cooperato alla attuazione della sua missione, Rashida Manjoo ha illustrato le linee portanti della sua visita, specificando che il suo rapporto definitivo sarà presentato al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite a giugno.

“La mia visita è stata incentrata, in linea generale, sul tema della {{violenza contro le donne in quattro contesti: l’ambito domestico, la comunità, la violenza perpetrata o condannata dallo Stato e la violenza in un contesto internazionale}}. Tra le questioni esaminate rientrano: la violenza domestica; il femminicidio; la violenza contro le donne vittime di forme multiple e interrelate di discriminazione comprese le donne Rom, sinti e altre donne migranti; donne presso le strutture detentive, donne disabili e transessesuali.
_ Dai miei colloqui con i fornitori statali e non statali di servizi come la polizia, i giudici, i mediatori culturali, le associazioni che si adoperano per la promozione e la protezione dei diritti delle donne nonché gli operatori e le ospiti dei centri anti-violenza per le donne, è emersa l’esistenza di{{ una vasta esperienza e competenza nella fornitura dei servizi, inclusa l’assistenza legale, sociale, psicologica ed economica alle vittime della violenza contro le donne}}. La costruzione di tali abilità è stata possibile grazie ai finanziamenti pubblici, con partenariati collaborativi pubblico-privati e fonti di finanziamento esterne.”

I dati statistici le confermano che, come in molti altri paesi del mondo, la violenza sulle donne in Italia “resta un problema” e “la violenza domestica risulta essere la forma di violenza più pervasiva che continua a colpire le donne in tutto il paese”, rilevando: “Gran parte delle manifestazioni della violenza non viene denunciata in un contesto caratterizzato da {{una società patriarcale}} e incentrato sulla famiglia; la violenza domestica, inoltre, non sempre viene percepita come reato; emerge poi il tema della dipendenza economica, come pure la percesione che la risposta dello Stato a tali denunce possa non risultare appropriata o utile. Per di più,{{ un quadro giuridico frammentario e l’inadeguatezza delle indagini }}, delle sanzioni e del risarcimento alle donne vittime di violenza sono fattori che contribuiscono al {{muro di silenzio e di invisibilità}} che circonda questo tema.”

Quanto alla{{ violenza sulle donne Rom e Sinti o che appartengono ad altre minoranze,}} “In quanto minoranze, questi gruppi affrontano forme multiple di violenza e discriminazione sia nella sfera privata che in quella pubblica. Tale condizione è poi esacerbata, tra l’altro, dal loro status civile, regolare o meno, dalle loro realtà socioeconomiche e dalla mancanza di fiducia nel sistema statale. La situazione di queste donne risulta spesso caratterizzata dall’assenza di opportunità e servizi adeguati in campo abitativo, sanitario, formativo e occupazionale. Ho inoltre appreso che il perpetuarsi della discriminazione e della violenza contro queste donne, a livello individuale come istrituzionale, le rende reticenti ai servizi sanitari, legali, sociali e di sostegno”. Come sottolinerà nel corso della conferenza stampa, spesso c’è la difficotà per queste donne a rendersi conto proprio della violenza. Nel rapporto finale ha assicurato che riferirà attorno alle questioni relative alle badanti.

{{Carceri}}: Rashida Manjoo ne ha visitato alcune e incontrato donne recluse, rilevando innanzi tutto il problema del sovraffollamento (il 50% in più) e raccogliendo lamentele su vari aspetti. “Sono stata informata in merito alle difficoltà di accesso alle opportunità di studio e lavoro, difficoltà riconducibili alla mancanza di risorse e alle pratiche discriminatorie poste in essere dal personale delle strutture carcerarie. Ho anche rilevato con preoccupazione le numerose lamentele riguardo la disparità di trattamento da parte di alcuni giudici di sorveglianza nel riesame delle sentenze per la scarcerazione anticipata delle detenute che soddisfano i requisiti per misure alternative al carcere. Inoltre, i problemi che affrontano le detenute con figli minorenni all’interno e/o fuori dal carcere dovrebbero essere presi in esame e, ove possibile, occorre valutare eventuali pene alternative”. Essendo venuta a conoscenza che è in studio la possibilità che il limite di età per i figli ammessi con la madre in carcere venga portato da 3 a 6 anni, Rashida Manjoo esprime perplessità e, in ogni caso, raccomanda ulteriori indagini, in quanto la vita carceraria non rappresenta la modalità più adatta allo sviluppo di bambino/a con età compresa in quella fascia.

Pur riconoscendo come positive azioni governative ed acquisizioni giuridiche sulla violenza contro le donne, nonché per l’inclusione delle donne nel mercato di lavoro tuttavia “le sfide sono ancora tante: tra queste, la piena ed effettiva partecipazione delle donne al settore del lavoro pubblico e privato e alla sfera politica. Il quadro politico e giuridico frammentario e la limitatezza delle risorse finanziarie per contrastare la violenxza sulle donne, infatti, ostacolano un’efficacia ottemperanza dell’italia ai suoi obblichi internazionali. a questo proposito vorrei ribadire l’opportunità di trovare soluzioni olistiche che consentano di far fronte sia alle necessità individuali delle donne che alle barriere sociali, economiche e culturali che sono una realtà nelle vite delle donne”.

Anche in sede di risposte nella conferenza stampa, Rashida Manjoo raccomanda che {{la crisi economica e politica attuale non costituisca giustificazione}} per la diminuzione di risorse con il rischio di disperdere competenze acquisite. “Invito… tutte le parti coinvolte ad assumersi, in questo momento cruciale, la responsabilità di promuovere i diritti umani per tutti e, cosa più importante, a far sì che il tema della violenza contro le donne rimanga tra le priorità dell’agenda nazionale …”

{vedi anche} [Lavori in corsa, di.re e Udi: apprezzamento per discorso di Rashida Manjoo->https://www.womenews.net/spip3/spip.php?breve2254]