Fa piacere che il nuovo Governo sia formato da donne e uomini in un rapporto 50 a 50. Mi chiedo se questo atto del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi abbia avuto, come retro-pensiero – suggerito magari dalla moglie da lui pubblicamente ringraziata – quello di dare risposta ad una domanda politica che da decenni viene rivolta a gran voce: perché continuano a tener fuori le donne dalle porte del potere? Bene, Matteo Renzi le ha aperte e di questo gli va dato atto. Però {{le modalità non sono certo nuove.}} Il vecchio metodo – in questo caso obbligatorio – della cooptazione ci dice che ancora molta strada deve essere fatta sul piano inclinato della rappresentanza politica. Non dimentichiamo che {{dietro l’angolo c’é la legge elettorale!}}

{{Il 50 e 50 non può essere una scelta di facciata}}. Quindi la riforma elettorale che risulta tra i primi impegni di questo nuovo governo dovrà tener conto della rappresentanza di genere senza nessun possibile trabocchetto.

Ma torniamo al Governo. Nominare delle Ministre non garantisce, in maniera automatica, politiche di genere capaci di dare risposta ai bisogni delle donne. Sicurezza economica, partecipazione alla vita politica, culturale e sociale… vedono, soprattutto in questi tempi di crisi, le donne fortemente penalizzate, anche se, a detta di molti e sottolineo il maschile, sono loro a poter diventare le motrici di una rinascita che le veda protagoniste, assieme ai giovani.

In questo Governo {{non è prevista la Ministra per le Pari Opportunità}}. Chi, allora, potrà fare da riferimento a quella fitta rete associativa che da decenni permea il territorio coprendo vuoti istituzionali?

Forse, dovrà essere lo stesso Presidente del Consiglio a farsene carico se non vuole che questa sua scelta innovativa rimanga solo un’ operazione di facciata anche se con un buon impatto simbolico. Dunque, dovrà {{assumersi lui la responsabilità di dare continuità al dialogo con il mondo dell’associazionismo femminile}}. Oppure affidare la delega a qualcuno/a che sia in grado di farlo.

Chissà se questa scelta del 50 e 50 in sede governativa non faccia fare anche un passo in avanti a non poche parlamentari, a tante giornaliste e a molti loro colleghi che, pur declinando i congiuntivi in modo perfetto, si ostinano a sbagliare concordanze e desinenze solo perché si vergognano a dire ministra o deputata o senatrice. Quale il loro retro-pensiero? Modificare i comportamenti politici significa avere anche la capacità di {{modificare i propri comportamenti culturali che sono anche linguistici!}} Perché non cercare di far coincidere forma e contenuto?