Le “Diversamente Occupate”, gruppo di studio di giovani donne nato in occasione di un confronto con la redazione della rivista DWF per la pubblicazione del numero sul tema “Diversamente occupate”, aderiscono insieme ad altre associazioni di precarie/i all’appello che indice la manifestazione “il nostro tempo è adesso” il 9
aprile a Roma ed in altre città.
“In gioco c’è una condizione storica che ci
toglie il futuro, ci schiaccia sul presente ma ci impedisce anche di
viverlo, è
la condizione di milioni di giovani donne e giovani uomini che fanno
esperienza
della precarietà nel lavoro e nella vita, che vedono come assente la
dimendione
dei diritti, che sentono come soffocante la dimensione del tempo e dello
spazio.” scrive {{Teresa Di Martino}} che così motiva l’adesione e la promozione dell’iniziativa.

“Ecco, aderiamo e promuoviamo la manifestazione perchè, {{in quanto giovani
donne}},{{
vogliamo riprenderci i nostri tempi, tutti}}:
_ il tempo dello studio, il
tempo del
lavoro, il tempo dell’amore, il tempo del desiderio, il tempo della
maternità,
il tempo delle relazioni, il tempo della pratica politica, senza essere
costrette
a scegliere, senza dover sottostare a ricatti. Forse, insieme agli uomini,
possiamo cominciare dalla piazza del 9 aprile, riprendendoci oltre al
tempo anche
lo spazio, lo spazio pubblico e politico che capillarmente hanno cercato
di
toglierci.”

-{{L’appello }}
{{Il nostro tempo è adesso – la vita non aspetta.}}

{{Non c’è più tempo per l’attesa}}. E’ il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente.

{{Siamo la grande risorsa di questo paese}}. Eppure questo paese ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.

{{Siamo una generazione precaria}}: senza lavoro, sottopagati o costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita.

{{Non siamo più disposti a vivere in un paese così profondamente ingiusto}}. Lo spettacolo delle nostre vite inutilmente faticose, delle aspettative tradite, delle fughe all’estero per cercare opportunità e garanzie che in Italia non esistono, non è più tollerabile. Come non sono più tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse.

{{
Non è più tempo solo di resistere,}} ma di passare all’azione, un’azione comune, perché ormai si è infranta l’illusione della salvezza individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli.

{{Vogliamo tutto un altro paese}}. Non più schiavo di rendite, raccomandazioni e clientele. Pretendiamo un paese che permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare. Che investa sulla ricerca, che valorizzi i nostri talenti e la nostra motivazione, che sostenga economicamente chi perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia. Vogliamo un paese che entri davvero in Europa.

{{Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. }} Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.

Tutti in piazza il 9 Aprile.

{Adesioni} sul sito [www.ilnostrotempoeadesso.it->http://www.ilnostrotempoeadesso.it]

{{Teresa Di Martino}}