Milano, Porta Ticinese ore 15: parte la settima edizione della Mayday Parade. Dal 2001 la Mayday si è trasformata, diventando una manifestazione importante in molte città europee. Per rivendicare diritti, quello ad un lavoro non precario e non solo, collettivi, realtà autogestite, associazioni migranti e queer, sindacalist, radicali di sinistra di ogni colore sfilano insieme, per abbattere ogni confine e contro lo sfruttamento.In questo contesto noi abbiamo deciso di {{partecipare con un carro che metta al centro la questione di genere}}. Siamo convinte che sia indispensabile mettere in relazione la lotta allo sfruttamento del lavoro con la lotta al patriarcato e all’eterosessismo che ingabbia i nostri corpi.
Corpi da vendere e per vendere, voci sensuali che propongono prodotti da un call center, tette e culi che vendono prodotti dai cartelloni pubblicitari, sorrisi imposti e suadenti che promuovono l’ultima invenzione del marketing.

{{Le donne precarie sono tante quante gli uomini, le donne che lavorano molte meno}}. Una situazione esistenziale, quella precaria. Una condizione che rende ricattabili, violabili, deboli, vittime di ricatti, sessuali e non. La gravidanza diventa una malattia, il rischio di perdere il lavoro concreto, l’impossibilità di fare carierra una certezza. Gli stipendi, lo sappiamo troppo bene, sono molto più bassi di quelli dei colleghi uomini. È necessario richiedere con forza una sensibilità di genere nelle contrattazioni sindacali, ad oggi del tutto assente.

Il nostro carro sarà vestito da sposa: l’unico modo, come ha detto con un’ironia tragicamente inconsapevole Berlusconi, per sfuggire l’incubo della precarietà oggi è sposare un miliardario. {{Il carro sarà dominato dal bianco, il colore degli invisibili,}} come i morti sul lavoro, come le invisibili schiave della finte partite iva, dei call center, della grande distribuzione, di un’idea di famiglia patriarcale e arcaica. Sul carro troverà {{posto e sfogo la creatività femminile}} con musica e parole, sarà animato da attrici, djs, performer. La creatività diventa uno strumento di lotta e un punto di partenza per una resistenza quotidiana, per riappropriarsi di corpi e spazi.

Ci saremo in questa lunga marcia transnazionale. Insieme alle centomila persone che sfilano ogni anno, insieme alle migranti e ai migranti, agli sfruttati reclameremo {{diritti e visibilità politica per le donne nella società e nei movimenti.}}