Hassi Massaoud. Un città algerina nata sul petrolio ai limiti del
deserto del Sahara. Un caldo tremendo ma un” paradiso” per donne
ripudiate, madri single o giovani disoccupate provenienti da tutta
l’Algeria che lì trovano lavoro come donne delle pulizie,cuoche,
inservienti, impiegate, e vivono- spesso in bidonville- tra loro coi
figli.Abituate a essere insultate, infastidite, a volte aggredite
“Gli uomini erano gelosi, sciocati dal nostro lavorare…” sono prese
alla sprovista quando la notte del 13 luglio 2001 si scatena
l’inferno.

Dopo la predica virulente di un imam integrista, centinaia
di uomini investono una bidonville. Per 5 ore {{decine di donne sono
picchiate, violentate, mutilate prima che arrivi la polizia}}.
Violenze
che si ripetteranno in altri quartieri della città il 17 e poi il 23 e
24, e a Tebessa dove negozi di donne sole furono distrutti.

Lo raconta
l’attrice e giornalista militante Nadia Kaci insieme a due donne
sopravissute in:
{Laissées pour mortes. Le lynchage des femmes de Hassi
Massaoud} di {{Rahmouna Salah, Fatiha Maamoura e Nadia Kaci.}} Editions Max
Milo. 2010.

{{Insieme all’immobilismo delle autorità e un processo farsa }}
(39 donne avevano sporto denuncia).

Ma purtroppo non è finito: in
{{aprile 2010 bande di uomini incapucciati ed inferociti}} hanno di nuovo
aggredite, picchiate, derubate e violentate decine di donne di Hassi
Massaoud.

http://hassi-messaoud.over-blog.com/