La sera del 5 gennaio L. Gruber ha ripreso la sua trasmissione a La7 con Carlo Freccero e Laura Donnini (RCS). Verso la conclusione ha chiesto ai suoi ospiti un parere sulle giovani ministre del governo Renzi che appaiono così diverse dalle donne che facevano politica una volta.
La Donnini ha lodato la grinta delle giovani renziane. Freccero non è parso invece condividere lo stesso entusiasmo e, prorompendo com’è nel suo stile, ha chiesto di ricordare una grande donna del passato della politica: Rossana Rossanda. Difficile definire le neo ministre, così giovani e così eleganti e difficile non farsi venire in mente la parodia che ne fa Crozza di due, mettendole una di qua e una di là da M. Renzi.
Hanno fatto studi curricolari, avviato professioni e zero formazione politica, come si faceva nei grandi partiti della democrazia Cristiana e del PCI.
E allora come non trovare, normale la critica puntuale che fa la sociologa Chiara Saraceno (La Repubblica, 6 gennaio) alla politica del governo Renzi/Alfano?
Procediamo con ordine nella lettura del suo articolo. Le italiane in età feconda sono meno numerose delle loro madri, coinvolgendo ormai anche le immigrate che un aiutino all’aumento del tasso demografico, avevano dato. I giovani saranno sempre di più un bene scarso. Ma “Nonostante la retorica giovanilistica un po’ ossessiva, manca un effettivo investimento sia sui giovani che ci sono sia su quelli che lo diventeranno nei prossimi anni, i bambini di oggi”.
Siamo il Paese con meno laureati in Europa, ma li vediamo anche uscire senza compensarlo con un’immigrazione qualificata. E già, perché la politica emotiva alla Salvini, sui pericoli dell’“invasione” di “clandestini”, non è per nulla oggetto di controinformazione adeguata.
Nonostante le giovani donne siano spesso più istruite e formate dei loro coetanei maschi, la politica e ancora di più il mondo imprenditoriale, va avanti secondo tradizione patriarcale.
Saraceno fa notare come languono ancora gli investimenti in ricerca, innovazione, quindi in capitale umano. Il famoso Job act ha posto piuttosto l’accento “sulla gestione contrattuale dell’offerta di lavoro, non sulla qualità della domanda e delle politiche imprenditoriali. Anche le politiche di conciliazione famiglia-lavoro sono al palo, apparentemente4 considerate un lusso sia dalla politica sia dall’imprenditoria, sia dagli stessi sindacati, con una mancanza di fantasia disperante.”
Fu La sociologa Laura Balbo, divenuta ministra delle Pari Opportunità con il governo D’Alema (1998-2000) a elaborare la politica delle azioni positive per la conciliazione del tempo di vita e di lavoro per le donne. Ne hanno sentito parlare le giovani ministre renziane?
E’ pure assente anche un investimento sui bambini, denuncia Chiara Saraceno.
Scrive: “…il tema dell’importanza dell’educazione precoce per ridurre le disuguaglianze di origine sociale e consentire appieno lo sviluppo delle capacità di ciascun bambino non riesce ad entrare nell’agenda politica, neppure in quella del ministero dell’istruzione.”
Gli 80 euro mensili per tre anni non cambieranno certo questa situazione.
Il giovane rottamatore e le sue ragazze, conoscono Chiara Saraceno?