Alla scoperta della cultura marocchina attraverso il risveglio di tutti e cinque gli organi di senso: un lavoro di ricerca di quasi dieci anni con il doppio sguardo dell’autrice, quello dell’appartenenza e quello della antropologa.C’è una terra che “dimora a vita nell’anima degli uomini e delle donne che vengono a conoscerla”. E’ il Marocco. Ce lo racconta in un bellissimo viaggio letterario Rita El Khayat, la più rinomata antropologa e scienziata marocchina, protagonista per tutta la sua vita di battaglie in favore dei diritti delle donne in Marocco e in altri Paesi musulmani, plurinominata a livello mondiale come candidata al Premio Nobel per la Pace 2008 per il suo impegno per i Diritti Umani Universali e la cultura della pace.

“Il fastoso Marocco dei costumi e delle tradizioni” è il titolo di un lavoro di ricerca lungo quasi dieci anni. Un titolo che cerca di raccogliere il contenuto di un libro straordinariamente ricco sia per le quantità dei costumi e delle tradizioni che descrive, sia per il vigore della forma con cui vengono presentati.

{{Un vero e proprio viaggio}} per ricostruire autenticità e unicità di una cultura tra le più “conservate” e solide del mondo, dal volto tipico e inconfondibile, grazie a molteplici motivazioni. Una fra tutte la mancata occupazione ottomana, o la colonizzazione occidentale limitata a un semplice Protettorato francese durato 40 anni, senza intaccare le radici profonde del Marocco. Un paese difeso da due fronti marittimi, mediterraneo e atlantico, che lo connotano di unicità rispetto agli altri Paesi musulmani e arabi, ma ne hanno fatto al contempo rotta ambita per i traffici marittimi di tutto il mondo, che con le loro culture, dalla faraonica, alla greca e la romana, dalla araba e islamica alla francese e spagnola, senza dimenticare le influenze dell’Africa nera, hanno arricchito questo luogo unico al mondo di tracce e sfumature irripetibili.

Una lettura che ci guida {{alla scoperta della cultura marocchina }} attraverso il risveglio di tutti i cinque sensi: dall’olfatto con gli odori e i profumi della cucina tipica, alla vista con le fotografie d’epoca e le descrizioni di tessuti, decorazioni, trucco.

Un inno ai marocchini, popolo straordinariamente ospitale e pittoresco, crogiolo di tante civiltà, alchimia superiore a tutte le contaminazioni culturali che il Paese ha subito. Uno spazio speciale è riservato alle donne. {{Le tradizioni, i rituali delle feste, i gesti della vita quotidiana, sono ricostruiti attraverso il loro sguardo femminile,}} che in qualche modo corregge anche il pensiero dominante in questi anni a proposito di una condizione femminile generalmente insostenibile.

Un racconto vivo e appassionante, la cui peculiarità è {{il doppio sguardo dell’autrice,}} interno perchè profondamente intriso di appartenenza, ma al contempo ricco di una buona capacità di osservazione dall’esterno. “Più ho visitato il resto del pianeta – scrive lei stessa – e più sono ritornata verso la diversità, la molteplicità e la ricchezza convergendo senza tregua verso le mie origini. Non è per ignoranza che mi concentro sul mio Paese come quegli animali che conoscono solo il loro territorio, quanto piuttosto l’abbondanza e i confronti che mi fanno vedere il Marocco come un Paese unico, un Paese di mare e di marea, di neve e di altezze brune, di paesaggi lunari, di dolci campi di grano verde piegato dal vento della sera, di città immemorabili, città guerriere, il Paese del sole che tramonta in un tripudio di tinte dorate e rosate.”

{{El Khayat Rita}}, {Il fastoso Marocco dei costumi e delle tradizioni},
FBE 2010, pagg. 406