Anche la vicenda di Giorgina Craufurd Saffi può dimostrare la capacità d’attrazione esercitata dalle idee e dalle iniziative mazziniane nei confronti di numerose protagoniste del nostro Risorgimento.La sua famiglia era di origini scozzesi ma soggiornava spesso a Firenze -dove infatti nel 1827 nacque anche Giorgina- a causa degli spostamenti del padre, che era funzionario del Commissariato britannico per le isole Jonie; il salotto dei Craufurd a Firenze era frequentato da illustri esponenti della cultura liberale e il padre, sir John Craufurd, in vario modo assicurava protezione a patrioti italiani ricercati dalle rispettive polizie.

Nell’orientarla a favore della causa italiana ebbe però un ruolo fondamentale la mediazione di alcune figure femminili: in primis quella della madre, Sophia Churchill, che collaborò attivamente ai comitati mazziniani e ai gruppi femminili inglesi che lavoravano a favore della causa italiana, ma prima ancora l’incontro con Giuditta Sidoli, la nota patriota e madre infelice che era stata collaboratrice politica e amante di Mazzini.

Pur così attivi per la causa dell’unità e indipendenza italiana, i Craufurd contrastarono la relazione di Giorgina con il triumviro della repubblica romana Aurelio Saffi, conosciuto nel ’51 in Inghilterra, dove si era unito agli esuli del gruppo mazziniano: un cospiratore, un esule politico poteva sì trovare sostegno morale ed economico presso di loro, ma non certo pretendere di sposarne una delle figlie. E in ciò possiamo riscontrare tracce di quel confronto tra modelli di famiglia e di relazione tra i sessi che effettivamente fu uno dei nodi del lungo Ottocento.

Aggirato il divieto alla comunicazione diretta leggendo ogni giorno, ad ore prestabilite, passi dei canti della Divina Commedia, i due si sposarono nel ’57, attivi entrambi nella sezione inglese del Partito d’Azione.

Se negli ambienti dei comitati inglesi e nella sua stessa famiglia Giorgina aveva trovato già una riflessione sull’autonomia e i diritti femminili, furono le idee di Mazzini a dare organicità alla sua concezione dell’emancipazione femminile tanto che, dall’impresa di Garibaldi in Italia meridionale e per circa due decenni, venne ad assumere in qualche modo un ruolo di guida delle forze femminili del partito.

Con tutta la cultura del tempo Mazzini condivideva l’idea della diversità onotologica e della complementarietà dei sessi, ma senza farne discendere alcuna limitazione alle libertà femminili e senza alcuna forma di gerarchia tra i sessi. Emblematica la tesi che se la Bibbia ebraico-cristiana aveva insegnato che Dio ha prima creato l’uomo e poi dall’uomo la donna, la bibbia dell’avvenire avrebbe dovuto dire “Dio creò l’Umanità manifestata nell’uomo e nella donna”; e il progetto di costruzione di una repubblica in cui la donna sarebbe stata “uguale nella vita civile e politica”.

Con queste idee e con una vera passione per la libertà e la democrazia italiana Giorgina nel ‘60 organizza comitati per “l’impresa continentale del Generale” e poi per “il riscatto di Roma e Venezia” -insieme a Laura Solera, a Elena Sacchi, a Sara Nathan.

Finita la stagione rivoluzionaria e stabilita la famiglia a Forlì, diventa presidente della società di mutuo soccorso femminile della città, una delle prime società di organizzazione e solidarietà tra lavoratrici nate nel nostro paese, capace di promuovere qualche anno dopo anche un giardino d’infanzia: un’istituzione educativa d’avanguardia per bambini in età prescolare, in cui già si praticava la coeducazione tra i sessi, nonostante la fortissima opposizione della Chiesa e del mondo cattolico del tempo.
_ E ciò rivendicando costantemente la centralità del ruolo femminile nella nuova Italia, ruolo che potrebbe essere sintetizzato nell’ideale della “madre-cittadina”: una donna che, pur nell’indiscussa centralità della missione familiare ed educativa, doveva poter esercitare piena autonomia personale e piena cittadinanza civile e politica nel nuovo stato.

Non a caso la Saffi sarà a lungo sostenitrice e collaboratrice di Gualberta Beccari e del suo periodico “La donna”, primo giornale emancipazionista d’Italia, già sulla breccia in nome del diritto al voto, all’istruzione, all’uguaglianza tra i coniugi nella famiglia… nonché grande amica dell’attrice Giacinta Pezzana, che recitò anche nel ruolo di Amleto.

Come molte/i mazziniane/i ed emancipazioniste negli anni Settanta e Ottanta Giorgina sostenne la campagna abolizionista contro la prostituzione di stato e contro la doppia morale in nome di un’opera generale di riabilitazione individuale e collettiva, tra l’altro continuando a rivolgersi ai giovani repubblicani come principali protagonisti della necessaria trasformazione della mentalità.

Spiritualista convinta, contrastò anche la diffusione del movimento del Libero Pensiero tra le file emancipazioniste, e fece della fedeltà intransigente agli ideali mazziniani la chiave complessiva della sua vita tanto a livello personale, che a livello civile e politico, al punto da rimanere una seguace esemplare del “Maestro” anche negli anni della fine del partito repubblicano e della trasformazione della Democrazia. Sopravvissuta a lungo al marito, dedicò gli ultimi anni della vita a riordinarne e pubblicarne gli scritti.