Noi donne italiane all’estero, almeno in Germania, forse abbiamo avuto più fortuna, malgrado tutto: non subiamo uno sfruttamento tale
da dover ricorrere ad un appello per difendere la nostra dignità, nemmeno da
“straniere”Care Donne italiane in Germania, noi e il corpo- non solo corpo: Noi siamo corpo,
intelletto ed anima, tutto.

Sull’Unità di oggi appare l’appello di Concita “[Dove siete, ragazze?->http://www.unita.it/donne/dove-siete-donne-diciamo-ora-basta-br-oltre-17mila-firme-all-appello-de-l-unita-1.266963]” contro la
mercificazione delle giovani donne da parte del Berlusca, che vi invito a cliccare e
firmare comunque.
_ Poco prima era apparso un altro articolo sulle altre donne, (Le
altre donne) quelle combattive, ma anche quelle deviate dal superconsumismo, che
terminava con la logica domanda, perché “noi” continuiamo a dare fiducia e a votare
un uomo che sfrutta e si arricchisce sulle debolezze altrui.

Non direi che tutto l’articolo su Le altre donne di Concita contenga falsità, ma
credo che sia un’enorme falsità, se Concita fa coincidere, sembra un gioco di
parole, la propensione a vendersi delle giovani- o diciamo eufimisticamente a
“sacrificarsi all’altare del consumismo”- con la carenza di cultura, di istruzione.

La maggior parte delle veline e figure simili dall’Italia (non da paesi extra-o
europei) non ha deficit da questo punto di vista, nel senso che a loro manchi
un’istruzione e quindi una solida base culturale.
_ Quasi tutte le veline sono
“laureate”- con laurea triennale al minimo- e nonostante ciò si prestano ad
“operazioni culturali ” che più che alla loro intelligenza puntano sulle doti
fisiche.

Il perché è chiaro: in un paese, dove le scorciatoie mediatiche sono la
panacea, non tanto per emergere nelle qualità- questo pure- quanto per assicurarsi
un posto di lavoro molto renumerativo, anche se provvisorio, in uno dei pochi ambiti
protetti (la comunicazione- i media), perché altrove sono buchi pazzeschi, non c’è
da meravigliarsi se le furbe- ed i furbi- di turno cerchino la scorciatoia per un
po’ di vita tranquilla almeno nei prossimi 2-3 anni
(questo è quanto concedono i loro contratti- anche se a tempo – nel margine
economico che varia, secondo prestazioni, dai 30 ai 60 mila € annuali, cioè
quanto guadagna ogni persona che lavora nei quadri inferiori e medi-superiori sia
nel pubblico che nel privato, andando a lavorare ogni 6/7 giorni a settimana in un
anno, rispetto alle due o tre giornate, al massimo cinque e non sempre annuali del
mondo mediatico- limirandoci ad 1 solo contratto!).

Perché doversi sacrificare
tanto se altrimenti va meglio, anche a costo di mostrare un po’ di culetto o
seno ( tanto con la libertà sessuale, decido io cosa fare del mio corpo….)?

Non
è solo una frase detta così, è una frase comunque detta da una velina, che mi ha
dato molto da pensare.

Un pensiero eterosso, perché benché da ragazza sia stata
femminista in Italia, oggi mi muovo ormai al di fuori di quello che fu anche il mio
movimento, lo trovo vicino e lontano, e quindi non appartengo più direttamente né
alla schiera originaria né a quanto si sia sviluppato in seguito.

Il mio pensiero
eterodosso? E’ che le donne in Italia, almeno una maggioranza per quanto vedo e
sento nel Paese, acquisita una certa sicurezza dei diritti, non si sia preoccupata
di trasmettere in modo consapevole tale eredità alle generazioni femminili
seguenti.

In Italia esiste un salto generazionale negli anni ’90-2000 fino ai giorni
nostri (a prescindere di alcune singole battaglie), che corrisponde alla venuta al
potere di Berlusconi, con interruzioni.

Tranne i pochi tentativi dei due governi di
centro-sinistra di ristabilire un programma-quadro delle Pari-Opportunità, sono
ormai 20 anni che nel Paese regna la profonda restaurazione.

Il corpo delle donne da
merce-capitale per la natività è ormai merce capitale per il per il consumo e godimento,
naturalmente del cosiddetto “sesso forte”. “Tanto con la libertà sessuale, decido
io cosa fare del mio corpo…..”

Forse qualcuna capisce che la libera sessualità,
magari combattuta da sua madre, non è la stessa cosa che sta vivendo ora: sua madre
non doveva spenderla per avere un lavoro che aveva, lei la deve fingere per avere un
lavoro…. forse, un po’ di soldi, certo… un appartamento per qualche mese…
sicuro , ma poi….. beh, forse niente, anche se sei laureata…..

Noi donne italiane all’estero, almeno in Germania, forse abbiamo avuto più fortuna,
malgrado tutto: A prescindere dalla Bildzeitung, non subiamo uno sfruttamento tale
da dover ricorrere ad un appello per difendere la nostra dignità, nemmeno da
“straniere”.

In Italia la dignità delle italiane, per non parlare delle donne
extracomunitarie, è diventata {disponibile} comunque: dal mondo del lavoro a quello
mediatico, tra cui Oliviero Toscani.

E’ bene dire “BASTA”a Berslusca, ma non basta.

Berlusconi è solo la punta di un iceberg più profondo, che non solo coinvolge
quelli e quelle che lo hanno votato, ma tutto un sistema culturale e sociale, che si
è istaurato non solo dalla sua prima presa del potere, ma già anni prima, con le
prime trasmisioni apparentemente “liberali”.

Il “Liberalschick” di una certa
sinistra. Sarebbe bene che noi Donne facessimo una riflessione a riguardo,
soprattutto se all’estero e quindi meno contaminate.
_ Vi invito a vedere il sito “Il Paese delle Donne”, molto interessante, per
approfondire quanto io, dal di fuori, ho comunque accennato: Certo, Berlusca via, ma
non basta!