La ricerca dell’inaspettato, il salto nell’impossibile che diventa possibile, opportunita’ di vedere dove si può andare oltre, senza schemi, senza regole prefisse.
Mariuccia si è mossa col passo della rivoluzionaria. “Re-volvere”, voltare di nuovo, un cambio di passo, un salto, una spinta che le rivela l’essenza del se’.Quando Mariuccia è morta, le pagine del suo diario, quelle che l’hanno accompagnata durante il percorso per Santiago, mi arrivano da Lucia (Mastrodomenico n.d.r.), è con lei che condivido i perché di questa sua ultima scelta, il dolore della sua perdita. Aveva deciso di intraprendere questo pellegrinaggio, e per noi amiche non è stato diverso da come aveva gia’ affrontato il “male”, il suo ininterrotto desiderio di ricerca non si è mai limitato al solo piano teorico, ma, con estrema coerenza, è seguita sempre l’azione.
Le pagine belle del suo diario le ho divorate, mi hanno condotta per mano, come quando da bimba ero accompagnata nel buio, nella profondita’ della morte, allo svelamento della paura. Poi le ho riposte fra le altre che conservo con cura maniacale. Qualche mese fa ho letto un libro di Daisaku Ikeda “Gioia nella vita, gioia nella morte”. La malattia, come ogni evento negativo della vita stessa, è l’opportunita’ per scoprire dentro di sé una luce mai vista, inesplorata, la malattia per fare i conti con la propria felicita’. E la morte diventa passaggio ad altro in un’eternita’, senza limiti, senza confini.
Riprendo le pagine del diario di Mariuccia, sono trascorsi dieci anni dalla sua morte, e rileggo, con rinnovato amore per lei.
Mi imbatto nelle sue parole e ne esco con una forza nuova e una mattina, e niente viene a caso, mentre con Patrizia (Melluso n.d.r.) andiamo per mercati dell’usato ne parliamo, siamo nel dis-accordo che crea l’accordarsi fra noi, Patrizia si muove per un ricordo di Mariuccia sul Paese ed io mi impegno a scrivere di lei.
Cerco tra le sue parole la ragione che l’ha mossa per Santiago:

{“Questa impresa sara’ la concretizzazione di un concetto: il concetto di un cammino per la guarigione del corpo, della mente e dello spirito.
Sto seguendo un istinto come se questo mi conducesse alla salvezza non solo del corpo ma anche dello spirito che so che prima o poi mi si mostrera’ in tutto il suo splendore.
Sul cammino si pensa molto e si cercano i segni.”}

Ricordo Mariuccia e mi viene in mente il coraggio. Il coraggio dell’inesplorato, dal partire da sé, ma non si ferma al sé e si muove verso le altre, gli altri. Mariuccia guerriera. La sua vita in un partito, in un giornale, ligia alle regole che il luogo applica, ma con la liberta’ dell’azione che non è prevista. La sua forza è la condivisione dell’azione, la generosita’ di porla al centro come opportunita’ di agire comune.
Mi chiedo: questa generosita’ elaborata è la leva interiore che l’ha fatta aderire al suo essere comunista?

{“Normalmente, nella folla, si condivide un obiettivo comune, collettivo, qui invece è il medesimo obiettivo ma totalmente individuale.
E’ il rispecchiarsi dell’uno nell’altro in questa medesima ricerca a creare questa atmosfera magica piena di rispetto reciproco per le singole misteriose motivazioni. Ognuno sembra essere qui per un grande scopo, il più grande che possa esserci; capire il modo per vivere una vita piena e avventurosa fuori dalle trappole mortali degli schemi sociali in cui tutti sembrano costretti a vivere nell’infelicita’.”}

La malattia-Santiago come occasione di vedere e approfondire e di scoprire il nuovo.
La ricerca dell’inaspettato, il salto nell’impossibile che diventa possibile, opportunita’ di vedere dove si può andare oltre, senza schemi, senza regole prefisse.
Mariuccia si è mossa col passo della rivoluzionaria. “Re-volvere”, voltare di nuovo, un cambio di passo, un salto, una spinta che le rivela l’essenza del se’.
E questa ricerca incessante che l’ha condotta al femminismo del pensiero della differenza?

“Non lasciarti turbare dal futuro, perché ci arriverai portando con te la stessa ragione che stai usando per incontrare il presente. Brodskij”, le invia Monica (Tavernini n.d.r.) in un sms, Mariuccia con la naturalezza che la contraddistingue dice di questo suo percorso con tutte le donne con cui ha condiviso la sua intensa vita. Nei momenti di difficolta’, quelli più duri, quelli che mettono l’animo di fronte ad una scelta: lì la vita può cambiare. Cambia. Volta. Rivoluziona se stessa e svela il senso dell’essere al mondo, proprio noi, proprio ora, proprio qui, proprio così come siamo.

{“L’impresa di domani mi sembra impossibile. Forse mi chiedo troppo?
La voglia di vivere pienamente e consapevolmente ogni giorno della mia vita. E’ questa linfa vitale che devo seguire e rafforzare così come si sta rafforzando il mio fisico!!
La vita, ad un certo punto bisogna sceglierla. C’è un momento in cui si vede benissimo la possibilita’ di lasciarsi morire. Spesso è una soluzione. Io non l’ho scelta però.”}

La meta Mariuccia la raggiunge senza compromessi fino in fondo, ce l’ha fatta a dispetto del suo male, del suo fisico provato, del clima, dei disagi, dei luoghi di ristoro non sempre confortevoli e Santiago suggella l’aver superato il limite: ha attraversato il dolore e della morte ne ha lasciato il mistero come latenza del domani.
Arrivata a Santiago, in chiesa offre alle compagne e ai compagni del pellegrinaggio questa sua poesia:

{“Perché sono qui con il cuore colmo di domande?
Perché nessuno e niente mi svela il mistero della vita?
Perché il fiore sboccia e la cicogna fa il suo nido?
Perché le rondini volano alto e i ranocchi si tuffano nello stagno?
Perché le nuvole volano alte nel cielo spinte da un vento prepotente oppure dolce?
Perché sono qui in terra di Spagna a cercare di capire tutto questo?
Perché tu mistero non ti lasci penetrare?
Se vuoi conservarti così, solo e sconosciuto, aggiungi agli altri un altro mistero quello della mia guarigione. In cambio smetterò con tutte le domande e sarà soltanto la vita, pura vita.”}

E’ questa la sua reale vittoria.
Non dico dell’intimita’ costruttiva che ho condiviso con lei, non dico dell’amicizia leale autentica che abbiamo attraversato insieme, non dico della sua intelligenza che rischiarava il nostro comune affetto, tutto ciò mi manca e mi manchera’, ma dico di come queste ultime sue pagine sono per me l’opportunita’ di proseguire il nostro dialogo, mi consentono di continuare con lei l’inafferabile, l’invisibile, la grandezza della vita stessa.
Quanto siamo ancora insieme a cercare a trovare e a ritrovarsi in questo flusso incessante di condiviso amore.